Lunedì 17 luglio alle ore 18, al Gran Sasso Science Institute (Gssi) dell’Aquila, in viale Crispi 7, verrà presentato il volume Gran Sasso e Scienza del giornalista Stefano Ardito, pubblicato dalla casa editrice teramana Ricerche&Redazioni.
All’incontro, moderato dalla giornalista Angela Ciano, prenderanno parte, insieme all’autore, il rettore del Gssi Eugenio Coccia, il direttore dei Laboratori nazionali del Gran Sasso (Lngs) Stefano Ragazzi, il direttore dell’Osservatorio astronomico dell’Inaf di Teramo Roberto Buonanno e il responsabile della Stazione osservativa di Campo Imperatore Andrea Di Paola.
Il volume, scritto in italiano e in inglese, 240 pagine su carta patinata di pregio in un elegante veste grafica, vuole raccontare le tappe della ricerca scientifica che trova nei luoghi del Gran Sasso d’Italia una prestigiosa rappresentanza italiana e internazionale. Stefano Ardito, oltretutto esperto di montagna, ha voluto rendere omaggio anche all’imponente natura del massiccio del Gran Sasso, che dal 1995 è anche Parco Nazionale.
Così, in un racconto che inizia nel lontano 1794, con la salita alla vetta Orientale del Corno Grande, si giunge fino a nostri giorni ripercorrendo le principali tappe che grazie anche alla presenza dei Laboratori nazionali del Gran Sasso (Lngs-Infn) e con il Gran Sasso Science Institute (Gssi), scuola internazionale di dottorato di recente promosso a istituto universitario autonomo, fanno di questo luogo e dell’Abruzzo una nuova realtà scientifica di interesse internazionale. Insomma importanti cambiamenti all’ombra del gran massiccio.
E la popolazione? Che rapporto ha con le istituzioni di ricerca sul territorio? «Bisogna distinguere tra i quattro enti di cui il mio libro si occupa», dice Stefano Ardito a Media Inaf. «I Laboratori del Gran Sasso sono una realtà d’eccellenza, conosciuta a livello nazionale e internazionale. Chiunque, all’Aquila e non solo, lavora nel mondo dell’alta formazione conosce il Gran Sasso Science Institute, che è un fiore all’occhiello della città. C’è però anche la questione del presunto inquinamento delle acque, nel 2002, a seguito di un incidente nei Laboratori, che vengono da tempo attaccati duramente da una parte degli ambientalisti abruzzesi: nel libro racconto come avvenne l’incidente e la successiva messa in sicurezza della struttura e del Traforo. Quanto ai due Osservatori astronomici, sono invece meno conosciuti. Non conosco bene il rapporto della gente di Teramo con Collurania, certamente solo una piccolissima parte dei visitatori di Campo Imperatore ha mai avuto occasione di scoprire l’Osservatorio. È un peccato, perché si tratta di due strutture affascinanti».
Due strutture che presto diventeranno una, queste alle quali fa riferimento Ardito. È infatti di pochi giorni fa la decisione del Cda dell’Inaf di istituire l’Osservatorio astronomico di Abruzzo, che riunisce, appunto, i già esistenti osservatori di Teramo e di Campo Imperatore. «L’Abruzzo sta sempre più identificando la propria missione strategica come regione che ospita università con marcato indirizzo scientifico e centri di ricerca e di sviluppo tecnologico», spiega a Media Inaf il direttore della nuova struttura, Roberto Buonanno. «L’astrofisica in questo quadro ha rischiato di rimanere un passo indietro, ma con la nascita dell’Osservatorio d’Abruzzo vengono finalmente create le premesse affinché l’amministrazione regionale abruzzese riconosca l’Istituto nazionale di astrofisica e le sue strutture di ricerca come parte integrante del sistema della ricerca scientifica nella Regione. L’Osservatorio d’Abruzzo si configura come struttura in grado di offrire al territorio un’unica realtà interdisciplinare forte e in grado di attivare interessanti progetti di ricerca e di alta formazione oltre a percorsi di turismo scientifico e didattici in generale. È in questo quadro che va vista la proposta di realizzare un parco astronomico con annesso planetario, nel parco dell’Osservatorio di Teramo, a valere sui fondi del masterplan della Regione. La proposta ha già ricevuto un eccellente riscontro a livello popolare. Ho sempre detto che era un’occasione da non perdere, ora accolgo la creazione dell’Osservatorio d’Abruzzo come una promessa da mantenere».