Immagina una mite sera d’estate nell’Antica Grecia… Sì, L’universo oscuro di Andrea Cimatti inizia più o meno così, come la lezione di Sheldon a Penny, in The Big Bang Theory, su che cos’è la fisica. Inizia con un taxista, un marinaio, una studentessa, una ballerina e un infermiere che, incantati dal cielo stellato, si pongono domande profonde. Ma per fortuna dura poche righe. Tutto il resto del libro è un corso di cosmologia per principianti d’insolita chiarezza. La lettura ideale se il nostro desiderio non è quello di lasciarci cullare da riflessioni seducenti fra scienza, poesia e filosofia, o di piluccare assaggi d’astrofisica contemporanea – se è questo che vogliamo, i titoli non mancano –, bensì quello d’arrivare a capirci davvero qualcosa.
Arrivare a comprendere, quale che sia il nostro livello di partenza. Una soddisfazione rara, che richiede un po’ d’impegno da parte di noi lettori, certo, e un bravo insegnante. Cimatti, professore d’astronomia all’Università di Bologna, sa esserlo in molti modi. Nell’esposizione: chiara, pacata, senza mai cedere a quelle strizzatine d’occhio a chi già se ne intende che finiscono per irritare e allontanare i lettori. E ancor più nell’architettura del libro. Si percepisce a ogni pagina la solidità dell’impianto, si sente che è ben progettato, dà fiducia: mano a mano che proseguiamo nel viaggio – un “viaggio astronomico tra i misteri del cosmo”, recita il sottotitolo – avvertiamo che la guida ha ben chiaro dove vuole condurci, quali nozioni occorrono per affrontare i passaggi che ci attendono e – pregio non da poco – quali invece non occorrono. Così da non affaticarci con inutile zavorra.
L’argomento, come dice il titolo, è l’universo oscuro. Dunque materia ed energia oscura, il 95 per cento di quel che ci circonda. Un tema affascinante per l’aura di mistero che l’avvolge, certo. Ma ancor più perché, tra le abili mani dell’autore, diventa l’escamotage perfetto per presentare in modo comprensibile e coerente la prospettiva della fisica contemporanea sulla realtà. Esemplare il capitolo sulla materia oscura, preceduto da un’illustrazione cristallina del Modello standard e sviluppato elencando in modo critico – una a una, soffermandosi sul perché sono insoddisfacenti – le possibili ipotesi per giustificare l’evidenza di una materia che non riusciamo a vedere. Ipotesi, come quella delle “nane nere” o dei buchi neri primordiali, spesso trascurate dai testi più divulgativi, proprio perché insoddisfacenti o magari ritenute non à la page, ma sulle quali è invece cruciale soffermarsi, ragionare, per arrivare, appunto, a capirci davvero qualcosa.
Un libro che può dare soddisfazione a tanti, insomma. A chi, avendo orecchiato negli anni – fra riviste e programmi divulgativi – nozioni un po’ alla rinfusa sull’universo, voglia riordinarle in modo sistematico, collegandole fra loro. A chi desideri costruirsi le basi per affrontare, apprezzandoli fino in fondo, altri testi sul cosmo e i suoi misteri, magari più evocativi di questo ma meno limpidi. E a chiunque abbia bisogno d’un bel ripasso, di quelli che alla fine ci fanno sentire appagati.