Un soggiorno sulla superficie di Venere sarebbe un’esperienza estremamente spiacevole, ma offrirebbe senza dubbio un panorama spettacolare. La fitta coltre di nubi di acido solforico che avvolge il pianeta – nascondendone la superficie e contribuendo a produrre temperature infernali, fino a 460 gradi centigradi – ruota attorno al pianeta ad una velocità elevatissima: più velocemente del pianeta stesso. Se un giorno su Venere corrisponde a 243 giorni terrestri, le nubi nel cielo del pianeta compiono una rotazione completa in soli quattro giorni terrestri: fino a sessanta volte più veloce della rotazione del pianeta. Osservare un cielo che si muove a questa velocità vertiginosa sarebbe veramente un’esperienza da capogiro.
A oggi non disponiamo di una spiegazione esauriente di questo fenomeno (osservabile, nel nostro Sistema solare, solo su Venere e Titano), conosciuto come super-rotazione. Ma nuovi dati provenienti dalla sonda orbitale giapponese Akatsuki – lanciata il 28 maggio 2010 dalla Jaxa, l’agenzia spaziale giapponese, e oggi in orbita attorno al pianeta – ne rivelano dettagli aggiuntivi. Akatsuki monta a bordo la fotocamera Ir2, capace di rilevare radiazioni termiche nel vicino infrarosso, e dunque di penetrare le nubi più esterne e distinguere la silhouette delle nubi inferiori, stagliate contro la radiazione infrarossa di sfondo prodotta dalla caldissima superficie del pianeta.
In uno studio pubblicato su Nature Geoscience il team di ricercatori a capo della missione di Akatsuki – guidato da Takeshi Horinouchi dell’Università di Hokkaido – ha analizzato una serie di rilevamenti avvenuti tra marzo e agosto 2016, rilevando un inaspettato flusso equatoriale, una corrente a getto nello strato medio e inferiore di nubi, sotto ai 57 chilometri di altitudine. Questa è una “fascia” di nubi sospinte da un vento a grande velocità – fino a 80 metri al secondo, una velocità maggiore che in qualsiasi altra zona dell’atmosfera – che avvolge il pianeta attorno al proprio equatore.
«Il nostro studio ha scoperto che le velocità dei venti che sospingono le nubi di media e bassa altitudine», dice Horinouchi riassumendo i risultati pubblicati dal suo team, «hanno una variabilità spaziale e temporale molto maggiore di quello che si credeva. Benché non sia ancora chiaro perché si formi questo flusso equatoriale, i meccanismi che possono causarlo sono limitati, e relativi a varie teorie riguardo alla super-rotazione. Ulteriori analisi dei dati inviatici da Akatsuki ci aiuteranno non solo a trarre nuove informazioni riguardo a questi flussi locali, ma anche a decidere tra le varie teorie che spiegano il fenomeno della super-rotazione».
Akatsuki rimane in orbita attorno a Venere, e continuerà a raccogliere dati. Chissà se in un futuro prossimo ci offrirà finalmente la spiegazione di questo singolare comportamento atmosferico.
Per saperne di più:
- Leggi su Nature Geoscience l’articolo “Equatorial jet in the lower to middle cloud layer of Venus revealed by Akatsuki” di Takeshi Horinouchi, Shin-ya Murakami, Takehiko Satoh, Javier Peralta, Kazunori Ogohara, Toru Kouyama, Takeshi Imamura, Hiroki Kashimura, Sanjay S. Limaye, Kevin McGouldrick, Masato Nakamura, Takao M. Sato, Ko-ichiro Sugiyama, Masahiro Takagi, Shigeto Watanabe, Manabu Yamada, Atsushi Yamazaki ed Eliot F. Young