“Nuovi attori per nuovi scenari”: sono espliciti i buoni propositi della Sait, la Società astronomica italiana, che in occasione del suo 61esimo congresso nazionale – a Padova, dal 12 al 15 settembre – orienta con decisione la sua attenzione verso i giovani protagonisti della ricerca astronomica, e che più devono essere coinvolti nelle iniziative scientifiche che prevedono uno sviluppo temporale a lungo termine. L’obiettivo è quello di dare voce a coloro che saranno i diretti utilizzatori delle nuove infrastrutture astronomiche nei prossimi decenni – i “nuovi scenari” appunto – con le aspettative, le ambizioni e le intenzioni per il loro futuro migliore utilizzo scientifico.
Le tematiche affrontate saranno quelle di punta della ricerca astronomica, sia sul fronte scientifico sia tecnologico, spaziando ampiamente dalla cosmologia alla formazione delle strutture cosmiche, dai pianeti extra-solari alle tecnologie di frontiera per l’astrofisica. Non mancheranno gli interventi dedicati alla didattica, alla divulgazione astronomica e al patrimonio storico dell’astronomia italiana. Il dibattito, articolato in sessioni plenarie e parallele sui vari temi, culminerà con una tavola rotonda intitolata “Verso un maggiore coinvolgimento dei giovani nelle scelte strategiche dell’Italia in Astronomia”, che si svolgerà durante la giornata conclusiva del Congresso, venerdì 15 settembre.
L’attenzione ai giovani non è nuova alla Sait: da anni con il Premio Pietro Tacchini, giunto alla sua XII edizione, la Società premia le migliori tesi di dottorato sviluppate nelle università Italiane. Quest’anno la collaborazione con l’Osservatorio astronomico dell’Inaf di Padova, che celebra il suo 250esimo compleanno – a testimonianza del fatto che anche a una certa età si può ancora essere sulla cresta dell’onda – ha dato vita al Premio Giuseppe Lorenzoni, che premierà il miglior articolo scientifico di carattere astrofisico avente come prima autrice o autore un under-38. Le premiazioni si svolgeranno martedì 12 settembre presso il Palazzo Bo, sede del Rettorato dell’Università di Padova, durante la cerimonia d’inaugurazione del Congresso, aperta a tutti.
«La Sait mette a disposizione dei giovani la quasi totalità del tempo del congresso», dice Ginevra Trinchieri, astronoma associata dell’Osservatorio astronomico di Brera dell’Inaf e presidente in carica della Società astronomica italiana, prima donna a rivestire questo ruolo. «Parliamo in realtà di persone già scientificamente mature, che hanno già vinto delle sfide importanti, e sono già affermate nel mondo della ricerca, anche se solo all’inizio della loro carriera. Possiamo contare su un capitale umano favoloso, e quello di cui discutere è come trasformare queste “giovani promesse” in ricercatori maturi, dotati anche di capacità organizzative e manageriali, con una visione del futuro all’altezza delle sfide richieste dall’astrofisica di oggi».
Quanto ai “nuovi scenari”, «sono rappresentati dai grandi progetti ricchi di complessità», continua Trinchieri, «come Ska, Cta, Elt, senza dimenticare le sfide spaziali: tutti progetti di grande portata che però non devono nascondere i singoli protagonisti della ricerca». E noi, saremo all’altezza di passare loro il testimone con continuità? Come si sentono i “vecchi attori”? Trinchieri risponde con un sorriso: «Lo sapremo solo durante la tavola rotonda alla fine del Congresso».
Questo incontro annuale, che riunisce i protagonisti dell’astrofisica italiana in un unico luogo, è possibile grazie alla presenza attiva su scala nazionale della Sait, che lavora in sinergia con l’Inaf e che è caratterizzata da uno spirito inclusivo, rivolgendosi non solo ai soci ma a tutti gli scienziati, con l’intento di metterli in contatto con studenti e insegnanti, a cui ogni anno dedica infatti scuole e corsi di aggiornamento accreditati dal Miur, l’ultimo dei quali inizia domani, sabato 9 settembre, per finire a ridosso del Congresso.
«Il Congresso è organizzato nell’ambito delle celebrazioni per i 250 anni della fondazione dell’Osservatorio astronomico di Padova. Abbiamo voluto però adottare una formula nuova e certamente non celebrativa (tantomeno autocelebrativa), invitando a parlare unicamente ricercatori entrati in ruolo negli ultimissimi anni e molti che ancora non lo sono. Abbiamo anche coinvolto attivamente nell’organizzazione il Consiglio scientifico e le Macroaree tematiche dell’Inaf. In questo modo speriamo che il Congresso nazionale sia vivace scientificamente e utile per l’intera comunità astronomica italiana», si augura infine Massimo Turatto, direttore dell’Osservatorio astronomico di Padova.