Il cosiddetto cuore di Plutone, la vasta chiazza chiara bilobata che per prima si è presentata agli occhi della sonda Nasa New Horizons durante il sorvolo del luglio 2015, porta ora ufficialmente il nome di Clyde Tombaugh, l’astronomo statunitense che scoprì Plutone nel 1930.
La Tombaugh Regio è infatti una tra le 14 denominazioni suggerite dal team di New Horizons e ora ufficialmente adottate dalla IAU, l’Unione astronomica internazionale, unica autorità riconosciuta per la designazione dei corpi celesti e della loro geografia.
«Le denominazioni approvate onorano alcune persone e missioni spaziali che hanno spianato la strada per l’esplorazione di Plutone e delle sue lune, nonché della fascia di Kuiper, i mondi più lontani mai raggiunti», ha commentato Alan Stern, responsabile di New Horizons al Southwest Research Institute di Boulder, negli Usa.
Non solo celebrità in elenco: il cratere Burney, per esempio, rende omaggio alla studentessa britannica Venetia Burney, all’epoca undicenne, che suggerì d’intitolare il pianetino appena scoperto appunto alla divinità romana dell’oltretomba. Dalla stessa mitologia sono derivati anche i nomi delle cinque lune attorno Plutone, nonché alcune delle nuove denominazioni geografiche, la cui lista completa rende inoltre omaggio a pionieri dell’esplorazione spaziale in generale, e a scienziati legati specificamente alla conoscenza di Plutone e della Fascia di Kuiper.
Ecco la lista completa delle denominazioni ufficiali:
- Tombaugh Regio, in onore di Clyde Tombaugh (1906–1997) che scoprì Plutone nel 1930 dall’Osservatorio Lowell in Arizona.
- cratere Burney, in onore di Venetia Burney (1918-2009), che suggerì il nome Plutone.
- Sputnik Planitia, in onore del primo satellite nello spazio, lo Sputnik 1.
- Tenzing Montes e Hillary Montes, rilievi intitolati a Tenzing Norgay (1914–1986) e Sir Edmund Hillary (1919–2008), primi a raggiungere la cima del Monte Everest (e ritornare sani e salvi a casa).
- Al-Idrisi Montes, montagne che portano il nome del geografo arabo medieval Ash-Sharif al-Idrisi (1100–1165/66)
- Djanggawul Fossae, una rete di lunghi e sottili canyon che prendono il nome dai Djanggawul, esseri ancestrali della mitologia aborigena australiana che viaggiarono tra l’isola dei morti e l’Australia, riempiendola di vegetazione.
- il nome della Sleipnir Fossa deriva invece dalla mitologia Nordica, precisamente dal cavallo a otto zampe che accompagnò Odino nell’oltretomba.
- Virgil Fossae è dedicata a un grande poeta romano, guida dantesca agli inferi.
- Adlivun Cavus, una profonda depressione il cui nome si ispira all’aldilà della mitologia Inuit.
- Hayabusa Terra, una vastissima regione che rende omaggio alla omonima missione spaziale giapponese che per prima ha riportato a terra un campione di asteroide.
- Voyager Terra, ça va sans dire, onora la coppia storica di navicelle spaziali della Nasa che hanno realizzato il primo grand tour dei quattro pianeti giganti del Sistema solare.
- Tartarus Dorsa è un crinale chiamato come il Tartaro, la fossa più profonda e più buia degli inferi nella mitologia greca.
- il cratere Elliot prende il nome da James Elliot (1943-2011), un ricercatore del Mit che ha sperimentato l’uso di occultazioni stellari per studiare il Sistema solare, portando a scoperte come gli anelli di Urano e la prima rilevazione della sottile atmosfera di Plutone.