Classe 1968, astronomo e divulgatore creativo, ma anche musicista e illustratore/fumettista. Angelo Adamo ha ideato e disegnato il fumetto astronomico “Tomàs y El Cosmo”, che accompagnerà in dieci puntate il sabato del quotidiano cileno “El Mostrador”. Ne parliamo con l’autore.
Per chi è pensato il fumetto “Tomàs y El Cosmo”?
È rivolto a un pubblico di studenti delle superiori alle prese per la prima volta con la fisica e l’astronomia. Spero che il mio pubblico sia costituito dai ragazzi delle medie superiori… mi aspetto che a leggere Tomàs siano i suoi compagni di classe! Dal momento, poi, che esce su un quotidiano sia cartaceo che on-line, un fumetto del genere non può che cercare interlocutori anche fra lettori di età maggiore: professionisti, casalinghe, insegnanti e più in generale genitori che si trovano a dover dare una mano ai figli nel fare i compiti. Insomma, spero che lo leggano con piacere, e che ne traggano beneficio, tutti i lettori.
Parlaci un po’ dei protagonisti…
Tomàs, il giovane protagonista, è un ragazzo come tanti, senza particolari doti fisiche o mentali. Un po’ cicciotto ma non impacciato con le ragazze, Tomàs è dotato – come tutti i suoi coetanei – di una grande fantasia che lo porta a sognare traducendo le parole del suo professore in immagini quasi oniriche. È un antieroe la cui grande ricchezza è la fantasia tipica di quella età: quando il suo insegnate gli parla di qualcosa, lui non può fare a meno di tradurla in immagini che vanno ben oltre il concetto fisico. Il professore invece, coprotagonista di queste storie, è quello che avrei sempre desiderato trovarmi di fronte. Per questo raccoglie le migliori caratteristiche di quanti in passato mi hanno lasciato in eredità un importante messaggio didattico. È intelligente, scanzonato ma elegante, ironico e sorridente, ma non per questo incapace di raccontare con passione cose serie e considerate difficili.
Come nasce l’idea di fare un fumetto?
Che io ricordi, ho sempre disegnato. È stata la mia prima passione, stimolata da mia madre che dipingeva. A quella passione nel tempo se ne aggiunsero altre: a breve distanza la lettura, poi la scrittura, la musica, la matematica e infine l’astrofisica. Prima di disegnare le storie di Tomàs, avevo già fatto dei pieghevoli a fumetti per l’Osservatorio di Bologna dove all’epoca lavoravo. Nato in Italia, nel periodo in cui ero assegnista di ricerca qui all’Inaf-Osservatorio Astronomico di Bologna, Tomás (che all’epoca non aveva un nome) e il suo professore erano inizialmente i protagonisti di alcune brevi storie che avevo creato per farne dei pieghevoli da dare ai ragazzi che partecipavano ai nostri eventi divulgativi. Direi quindi che non avevo scelta: prima o poi sarebbe capitato di unire le mie due passioni per disegno e astronomia. Ed è capitato, anzi, sta capitando. Era scritto, o forse farei meglio a dire che “era disegnato”.
Come sei arrivato fino al Cile?
Già all’epoca degli studi mi trastullavo con i fumetti, e la mia amica ed ex-collega di studi Manuela Zoccali (ora direttrice dell’Istituto Milenio di Astrofisica) – con la quale ho condiviso, fino al mio trasferimento a Bologna, parte del corso di astronomia a Padova- lo sapeva. Quando Manuela mi ha chiesto se mi andasse di lanciarmi in questa avventura, non ho potuto fare a meno di pensare di regalare una nuova vita a questo personaggio e al suo piccolo mondo popolato sì da concetti scientifici ma anche da visioni oniriche che con la scienza apparentemente non hanno nulla a che fare. Apparentemente.
Che effetto fa leggere i propri lavori in spagnolo?
Non li leggo! Dopo avere scritto la storia, averla sceneggiata, aver disegnato ogni episodio e dopo avere inserito in ogni nuvoletta il mio testo così come tradotto, disperato dal tentativo di non dimenticare nemmeno uno degli innumerevoli accenti che esige lo spagnolo – tra l’altro, ho scelto un font che non ha le lettere accentate, ergo ogni volta devo disegnarli, e sono tantissimi! – mi riservo di non guardare più ciò che ho realizzato se non per il tempo che prende dargli un’occhiata veloce, distratta, riassuntiva.
Lo strumento rappresentato dal fumetto – che ci pare di capire sia proprio nelle tue corde – lo ritieni uno dei più efficaci nella comunicazione dei contenuti scientifici?
Sicuramente sì, anche se non sono così invasato da affermare che esso sia il migliore in assoluto. Unitamente ad altri, consente a un divulgatore di completare lo “spettro di emissione” e di coinvolgere persone che altrimenti risulterebbero sorde al richiamo della scienza e dell’astronomia. Non sono certo il primo ad accorgermene: basta dare un’occhiata a quanto qui in Italia stanno facendo molte testate importanti, per capire che il momento vede una certa attenzione del mondo culturale verso la nona arte. L’accento sull’importanza di questo mezzo di comunicazione così pop quale è il fumetto era stato già lanciato diversi decenni fa da un attento osservatore della realtà quale è stato il compianto Umberto Eco, ma il mondo culturale italiano ha impiegato un bel po’ a rendersi conto del potenziale comunicativo, divulgativo e didattico delle nuvole parlanti. Sull’efficacia dell’uso del fumetto nella divulgazione scientifica – per inciso, com’è ovvio che sia, esso dimostra di funzionare molto bene anche nella divulgazione di altri ambiti del sapere – pur essendo per motivi personali convinto della sua grande utilità, inizierò a giorni una ricerca tesa proprio a stabilire quanto meglio o peggio funzioni rispetto ad altri media, articoli e video, che spesso usiamo nelle nostre attività didattiche e divulgative. Spero di potervi comunicare presto i risultati di questa iniziativa.
Quali sono i messaggi che vuoi lanciare?
Questo fumetto vuole essere anche un monito/suggerimento per gli insegnanti. Sperare che il concetto, che sia scientifico o di altro genere, che stanno spiegando venga recepito così come loro lo raccontano è un’illusione: qualsiasi cosa si dica in classe, pur se formalizzata e resa quanto più asettica possibile, verrà immancabilmente trasfigurata da visioni variopinte che vanno ben oltre l’immaginazione dell’insegnante il quale farebbe bene a tenere sempre conto di ciò nel modulare la sua proposta didattica. Vorrei dire agli insegnanti che leggeranno questi miei episodi: “Siate leggeri come solo i miei migliori insegnanti lo sono stati e molto probabilmente farete breccia anche in quegli studenti che da sempre dimostrano di non voler sapere nulla di ciò che raccontate. Siate consapevoli del fatto che le vostre parole, per quanto precise possano essere, non potranno mai evitare di far nascere immagini fantastiche nelle menti dei vostri giovani ascoltatori. Sappiatelo, ponetevi al loro livello di fantasia e, con reciproca soddisfazione, cavalcate questa consapevolezza per ottenere da loro (e da voi stessi) il massimo rendimento”. Ai giovani vorrei dire: “Avendo capito il mio fumetto, pensateci: potreste addirittura pensare di diventare anche voi astrofisici”. Se i tempi della divulgazione frontale (quella con uno speaker e il pubblico ad ascoltarlo) sono brevi, il tempo che prende leggere questi episodi lo è ancora di più, ma il vantaggio qui è che si può tornare quante volte si vuole su queste pagine e giocare quante volte si vuole a fare lo studente, l’insegnante o, addirittura lo scienziato. I tempi della divulgazione sono per definizione brevi e questo ovviamente non aiuta, ma la scienza non è magia e nel 2017, a più di un secolo dalla pubblicazione della relatività di Einstein, mi sembra doveroso dare alla gente un messaggio positivo: potete (aggiungerei “dovete”) capire alcune delle idee fondamentali che, assieme a quelle più note espresse in letteratura, sport, economia, politica, arte, fanno di noi uomini e donne del XXI secolo.
Siamo curiosi. Uscirà anche in Italia?
Probabilmente sì. C’è stata una dichiarazione di interesse da parte di una rivista della quale, per scaramanzia, non faccio il nome.
Per saperne di più:
Leggi l’articolo di presentazione del fumetto (in spagnolo) sul sito web del quotidiano “El Mostrador”