Nel tempio della fama, o Famedio, del Cimitero monumentale di Milano ci sarà anche il nome di Giovanni Bignami, già presidente dell’Istituto nazionale di astrofisica e dell’Agenzia spaziale italiana, venuto improvvisamente a mancare il 24 maggio scorso. Verrà inserito il 2 novembre insieme ai nomi, fra gli altri, di Bernardo Caprotti, imprenditore e fondatore della catena di distribuzione Esselunga, dell’arcivescovo Dionigi Tettamanzi e dell’autore e conduttore televisivo Paolo Limiti. La storia del Famedio, o Pantheon degli uomini illustri, ha inizio nel 1870, quando Milano, subito dopo la riunificazione dell’Italia, ambiva a conquistare una posizione di prestigio economico, sociale e culturale di una Italia neonata.
Alessandro Manzoni fu il primo personaggio illustre la cui salma fu traslata al Famedio e dopo di lui le scelte dei nominativi hanno fatto di questo luogo, emergente anche per dimensioni e impegno architettonico su tutte le altre costruzioni e in un rapporto diretto con la città, un simbolo di orgoglio civico oltre che un indiretto monito educativo per chi ha avuto fiducia nell’insegnamento e nel valore degli esempi quale mezzo di avanzamento civile. «Il Famedio del Monumentale rappresentava quindi una significativa conquista per la società dell’epoca», si legge sul sito del Famedio, «e come tale oggi deve essere letto e riscoperto, cercandovi i segni di una cultura trascorsa, ma non superata, e pensandolo come “opera aperta”, luogo a divenire dove altri meritevoli nomi della nostra epoca possono aggiungersi al “libro d’onore” della città».
La scelta di inserire il nome di Giovanni Bignami nel Pantheon degli uomini illustri onora la famiglia ma non solo. Il professor Bignami, astrofisico di fama mondiale, accademico dei Lincei, ha guidato istituti ed enti di ricerca in Italia e all’estero e ha ricevuto prestigiosi riconoscimenti internazionali. Con il suo spirito e la sua inimitabile simpatia ha comunicato la scienza con passione e rigore. Quando il 2 novembre il suo nome sarà posto accanto a quello di Alessandro Manzoni, nel luogo dove i busti di connazionali come Giuseppe Garibaldi e Giuseppe Verdi prendono posto, sarà un onore non solo per la città di Milano ma per l’intero paese.