Sono passate un paio di settimane da quando abbiamo lanciato il concorso Ssdc Search for Alien Message Project, grazie al quale è possibile analizzare e provare a interpretare un ipotetico segnale alieno. I primi a risolvere l’enigma sono gli alunni della classe terza C della scuola media Jenco, a Viareggio, che si sono divisi il lavoro in gruppi e hanno decifrato in tempo record il messaggio extraterrestre simulato dallo Space Science Data Center dell’Asi. A guidarli e stimolarli nel percorso è stata Elena Bastianelli, insegnante di matematica e scienze, e Media Inaf l’ha intervistata.
Professoressa Bastianelli, innanzitutto complimenti ai suoi ragazzi. Ci racconti, come siete venuti a conoscenza del concorso?
«Ho saputo del concorso visitando il vostro sito internet. Stavo, infatti, lavorando con i ragazzi all’attività proposta su astroEdu “Progetta il tuo alieno”. I ragazzi durante le vacanze estive avevano già fatto relazioni sui pianeti del sistema solare e hanno accolto con entusiasmo l’attività di progettare un alieno adattato alla vita di un particolare pianeta o satellite. Divisi in piccoli gruppi (3 o 4 al massimo), con le informazioni raccolte durante l’estate e varie enciclopedie, nonché a turno l’uso del notebook della Lim connessa a internet, si sono messi all’opera. Sono stati meticolosi, perché l’alieno doveva resistere alle radiazioni, a una diversa gravità, doveva riprodursi e soprattutto non doveva avere le caratteristiche terrestri».
Dunque avevate già affrontato l’argomento della “vita extraterrestre”…
«Sì, i miei ragazzi sono molto vivaci, ma appassionati alle scienze, specie se proposte con attività sperimentali. In precedenza avevamo visto un documentario (Alieni: c’è vita nell’universo?) sugli scienziati del Seti, sull’equazione di Drake e i messaggi da noi inviati nello spazio per eventuali civiltà extraterrestri. Questa visione li aveva molto incuriositi, per cui erano seguiti diversi dibattiti in classe. Mentre i vari alieni prendevano forma, in una delle pagine per la scuola dell’Inaf è apparso il concorso Ssdc Search for Alien Message Project. Perciò ho stampato la serie di codici binari contenente il messaggio e l’ho proposta ai gruppi di lavoro».
E come hanno reagito i ragazzi?
«Per niente intimoriti dal sistema binario (affrontato in classe prima), ci sono state le prime congetture, ossia di convertire le sequenze di numeri in lettere utilizzando ad esempio un codice Ascii. Per questo motivo, in una prima interazione con i ricercatori dell’Ssdc, ho domandato se il messaggio contenesse delle figure o un testo scritto. Il problema è che la stampa della prima versione da me proposta non teneva conto delle giuste dimensioni della stringa. Alla seconda versione, dopo poco tutti hanno unito gli 1 e hanno cominciato a vedere ipotetiche piramidi, grattacieli e dischi volanti minacciosi. Un ragazzo, Mirco, ha intuito subito che la prima rappresentazione doveva rappresentare il sistema di numerazione usato parallelamente a quanto avveniva nel messaggio Arecibo. Poco dopo, Lorenzo ha trovato il numero della distanza del pianeta, una volta saputo che la base giusta era l’8. In diversi hanno passato pomeriggi a cercare di localizzare il pianeta, alla fine Tommaso l’ha individuato su Stellarium che poi abbiamo installato in classe per visionarlo tutti insieme».
I ragazzi hanno lavorato più a casa o a scuola?
«Qualcuno si è portato il lavoro a casa, ma poi i risultati sono stati condivisi a scuola, come un vero e proprio lavoro di squadra. La sottoscritta non ha fatto un granché se non contattare in un paio di occasioni i ricercatori, rivolgendogli le domande dei ragazzi. Nel frattempo i ragazzi hanno anche concluso il cartellone con gli alieni da loro ideati e, dopo averli illustrati agli altri gruppi, hanno votato l’alieno meglio riuscito: un presunto abitante del satellite Io di Giove, ideato dal gruppo esclusivamente femminile come si può intuire dal metodo di riproduzione (le femmine aliene sono in grado di riprodursi da sole…). L’insegnante di lettere ha continuato il lavoro perché gli alieni progettati sono stati il punto di partenza per dei racconti di fantascienza».
Ora che progetti avete?
«La storia non è finita qui, perché in occasione di Halloween vorremmo fare una festa speciale, con la scuola aperta per un’osservazione della Luna e di Saturno grazie ai potenti telescopi di un amico astronomo pensionato che ha accettato di dedicarci un po’ del suo tempo. La serata di osservazione sarà estesa a tutte le classi terze della scuola. I miei ragazzi hanno dedicato molto tempo a studiare e progettare eppure non se ne sono neanche resi conto, perché si sono divertiti. Ecco spero che a tutti loro rimanga l’entusiasmo della ricerca e della voglia di scoprire cose nuove».