Si chiama Zeta Puppis (in arte Naos) la supergigante blu più luminosa della costellazione della Poppa, e sta intrigando i ricercatori per i particolari venti stellari spiraleggianti che la circondano. Secondo un recente studio apparso su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, queste strutture estreme e iperveloci sarebbero collegate alle macchie stellari presenti sulla superficie dell’oggetto tra i più luminosi della Via Lattea.
Zeta Puppis è una stella che si muove solinga nello spazio alla velocità ragguardevole di 60 chilometri al secondo ed è grande circa 60 volte più del nostro Sole, con una temperatura di sette volte superiore sulla superficie. Il fatto che sia una stella singola è raro, perché in genere le supergiganti si trovano in sistemi binari o multipli (quindi in compagnia di una o più stelle). Insomma, un proiettile impazzito nell’emisfero celeste australe.
Utilizzando i nanosatelliti dell’ambizioso progetto Brite (Bright Target Explorer), i ricercatori hanno monitorato la luminosità superficiale di Zeta Puppis per sei mesi, controllando il comportamento dei venti stellari con i telescopi terrestri.
«Studiando la luce emessa a una determinata lunghezza d’onda dall’elio ionizzato nel vento stellare, abbiamo visto chiaramente alcune strutture a forma di “S”», nota il primo autore dello studio, Tahina Ramiaramanantsoa, dottorando presso l’Università di Montréal, riferendosi alle regioni di interazione rotatoria (co-rotating interaction regions o Cir) provocate dalle macchie luminose sulla superficie. Queste strutture spiraleggianti hanno una periodicità di 1,78 giorni.
Le origini fisiche delle macchie luminose superficiali e delle variazioni di luminosità scoperte su Zeta Puppis rimangono ancora sconosciute e saranno oggetto di ulteriori indagini, che probabilmente richiederanno molte più osservazioni utilizzando diversi telescopi spaziali e terrestri.
Per saperne di più:
- Leggi su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society l’articolo “BRITE-Constellation high-precision time-dependent photometry of the early-O-type supergiant ζ Puppis unveils the photospheric drivers of its small- and large-scale wind structures”, di Tahina Ramiaramanantsoa et al.