I droni invaderanno Marte. La Nasa è pronta a scommetterci e ha già costituito una divisione di ricerca e sviluppo per lavorare a nuove tecnologie di esplorazione aerea in remoto. Si chiama Haughton-Mars Project (HMP) e ha appena siglato un accordo con Mars e Seti Institute; fra i partner spunta anche un’azienda specializzata nella produzione di droni, la Fybr Solutions Incorporation.
L’agenzia spaziale statunitense da quasi vent’anni opera sull’isola di Devon – un’isola appartenente all’arcipelago artico canadese, nel territorio di Nunavut – in quella che è diventata famosa come la Terra marziana: il sito del cratere da impatto meteorico di Haughton. E sono tante le sperimentazioni che Nasa ha messo in piedi in questo angolo sperduto del pianeta. Con l’avvento dei droni si è aperta una nuova e promettente stagione di sperimentazione.
«Dal 1998 lavoriamo allo sviluppo di velivoli robotici in vista di una nuova stagione dell’esplorazione marziana», spiega Pascal Lee, direttore del Nasa HMP. «Grazie agli incredibili progressi che la ricerca ha fatto nell’ambito del telerilevamento e del monitoraggio ambientale con i droni, abbiamo finalmente una tecnologia matura per avviare una nuova era di esplorazione del Sistema solare che preveda dove consentito l’utilizzo di velivoli robotici a controllo remoto».
Sebbene Marte presenti un’atmosfera piuttosto sottile, con una pressione media al suolo di 10 millibar (paragonabile a quella che si trova nella stratosfera terrestre a una quota di 30mila metri), volare si può. E secondo il Jet Propulsion Laboratory della Nasa i droni potrebbero essere una carta vincente da giocare in vista dell’ormai imminente missione Mars 2020.
«I velivoli ad ala rotante rappresentano un’ottima soluzione per esplorare il pianeta rosso», sottolinea Lee. Spirit, Curiosity e Opportunity, i rover che hanno fatto fino ad oggi la storia dell’esplorazione marziana potrebbero essere presto sostituiti da nuovi robot in grado di coprire maggiori distanze e muoversi agilmente su una superficie irregolare e piena di ostacoli naturali.
Nel frattempo gli Stati Uniti non rinunciano al sogno di costruire un avamposto umano su Marte: Aspire (Advanced Supersonic Parachute Inflation Research Experiment), il nuovo paracadute supersonico targato Nasa, ha superato un nuovo e importante test che potrebbe in futuro garantire atterraggi più morbidi sul pianeta rosso.
Come fermare un proiettile tecnologico quando entra nell’atmosfera marziana alla folle velocità di 5,4 chilometri al secondo? Con un mega paracadute. Nel video diffuso dall’agenzia spaziale il test cruciale al Goddard Space Flight di Wallops Island, Virginia.
«Le immagini mostrano bene cosa vuol dire far atterrare una nave spaziale in un posto complicato come Marte», spiega Ian Clark, responsabile delle operazioni di test per Aspire al Nasa Jpl di Pasadena, California.
Un vettore ha portato il carico fino a una quota di 50 chilometri. Dopo una caduta libera di una decina di chilometri il paracadute si è trovato ad affrontare una velocità acquisita pari quasi a 2 volte quella del suono. Tutto è andato per il meglio.
Ora non resta che tuffarsi nell’atmosfera marziana e farsi una bella gita panoramica a bordo di un drone spaziale.