FORSE 2014 MU69 HA UNA COMPAGNA

Appuntamento a tre nella fascia di Kuiper

Usando la tecnica delle occultazioni stellari, gli astronomi della missione New Horizons hanno intravisto l’ombra di quello che potrebbe essere un oggetto in orbita attorno al planetesimo 2014 MU69, prossimo obiettivo della missione Nasa

     13/12/2017

Crediti: Nasa/Jhuapl/Swri

Ancora dobbiamo smaltire la sbornia di sorprese che ci ha riservato con il suo sorvolo di Plutone e Caronte, e già New Horizons si prepara a spiazzarci di nuovo. Più si avvicina al suo futuro target, il remotissimo 2014 MU69, e più aumentano gli indizi a favore di qualcosa d’inatteso. In orbita nella fascia di Kuiper alla distanza record di 6.5 miliardi di km (mai nella storia dell’esplorazione spaziale è stato tentato un flyby attorno a un oggetto così remoto), quello di New Horizons con 2014 MU69 sarà un appuntamento al buio non solo in senso letterale: praticamente, l’unica cosa certa è la data, il primo gennaio 2019. Per il resto, non solo non sappiamo che forma abbia, questo lontanissimo planetoide, ma nemmeno se sia un oggetto singolo o binario. E ora salta fuori che potrebbe persino avere una compagna.

Insomma, New Horizons farà bene a mettere in conto che quello che l’attende potrebbe essere un appuntamento a due, a tre o addirittura a quattro. L’ipotesi dell’esistenza di una luna è stata illustrata lunedì scorso al meeting autunnale dell’American Geophysical Union, in corso questa settimana a New Orleans.

A mettere la pulce nell’orecchio degli astronomi del team di Marc Buie (Southwest Research Institute, Boulder, Colorado) sono stati due indizi. Il primo è una lieve irregolarità nella posizione di MU69, compatibile con uno scenario in cui il baricentro del sistema si trovi al di fuori del planetoide, e dunque con la presenza di un altro corpo che gli orbita attorno. Il secondo indizio, tanto labile quanto suggestivo, è un blip: un’ombra fugace e quasi impercettibile registrata lo scorso luglio da Sofia, il telescopio che viagga a bordo di un Boeing 747.

Le linee colorate segnano, di giorno in giorno, il percorso della stella vista da diversi telescopi. Gli spazi vuoti corrispondono ai pochi secondi in cui MU69 (al centro) e la sua eventuale luna (in basso a destra) hanno occultato la luce dalla stella. Crediti: Nasa / Jhuapl / Swri / James Tuttle Keane (animazione: Media Inaf)

Il modo in cui gli astronomi sono giunti a mettere insieme questo secondo indizio la dice lunga sull’ingegno che occorre per esplorare territori così distanti: hanno fatto ricorso a una sorta di ombre cinesi. Una tecnica da psicologia della Gestalt: illuminando il sistema “da dietro” e cercando d’indovinare le forme che bloccavano la luce. Ma come retro-illuminare oggetti a miliardi di km da noi? Con il metodo delle occultazioni stellari. Ovvero sfruttando il moto apparente di una una stella alle spalle del sistema come se tracciasse una serie di pennellate di luce: quelle linee diagonali colorate che vedete nelle immagini qui a fianco.

Avvalendosi di cinque telescopi situati in Argentina, la tecnica già aveva dato buoni frutti mostrando come l’ombra di 2014 MU69 ricordi quella di un’arachide: dunque un oggetto con due lobi, un po’ come la cometa di Rosetta. Se non, appunto, due oggetti proprio separati. Ma guardando la pennellata lasciata il 10 luglio dalla stella tenuta sott’occhio da Sofia, ecco che è apparsa (visibile in basso a destra lungo la linea azzurra) un’ulteriore occultazione, il blip di cui dicevamo. Se a lasciarla è stata davvero una luna, il capodanno del 2019 si prospetta per New Horizons una giornata lavorativa con gli straordinari.