Il catalogo ufficiale delle stelle si arricchisce di 86 nuovi nomi etnici, ispirati a culture di tutto il mondo: dalla stella “occhi di leone”, presa in prestito dalla tradizione sudafricana, alla stella “nave” del mondo arabo, si passa poi a nomi maya, aborigeni, cinesi, copti, polinesiani e indù. A illustrarli è una nota ufficiale dell’Unione astronomica internazionale (Iau).
«Il gruppo di lavoro che si occupa dei nomi delle stelle sta ricercando nomi tradizionali da culture di tutto il mondo, in modo da adottarne di unici che evitino confusione nei cataloghi astronomici e negli atlanti stellari», spiega il coordinatore del gruppo, Eric Mamajek. «Questi nomi – aggiunge l’esperto – ci aiutano a garantire che l’eredità immateriale astronomica lasciata nei secoli dagli osservatori del cielo provenienti da tutto il mondo sia preservata, in modo da essere usata anche nell’era dei sistemi planetari che ruotano intorno a stelle diverse dal nostro Sole».
La stella più luminosa che brilla nel nuovo “firmamento etnico” è Delta Velorum, ribattezzata Alsephina dal nome arabo al-safinah (“la nave”), usato per la prima volta nel X secolo in riferimento alla costellazione Nave Argo, che secondo i greci raffigurava la nave degli Argonauti. Nella costellazione del Toro c’è poi la stella Theta-2 che prende il nome maya del piccolo uccello Chamukuy, mentre nella costellazione del Cane Maggiore la stella Sigma diventa Unurgunite, nome preso in prestito dagli aborigeni australiani Boorong.
Tanti anche gli esempi di melting pot stellari, come nel caso del sistema binario Mu1 e Mu2 Scorpii, dove si incontrano cultura polinesiana e sudafricana: la prima stella è stata ribattezzata Xamidimura (“occhi di leone”), termine che indicava il sistema binario nella cultura del popolo africano Khoikhoi; la seconda stella invece è diventata Pipirima, dal nome di due gemelli appartenenti alla mitologia di Thaiti.