Da qualche anno si è scoperto che alle medie latitudini di Marte, subito sotto una polverosa crosta superficiale, si trovano grandi depositi di ghiaccio d’acqua, sebbene non se ne conosca ancora lo spessore, l’estensione, il grado di purezza e il tipo di stratificazione. In alcuni punti, l’erosione ha creato delle fratture che hanno messo a nudo la struttura interna del manto ghiacciato, rendendola fotografabile da sonde in orbita attorno al Pianeta Rosso, come il Mars Reconaissance Orbiter (Mro) della Nasa.
Una nuova ricerca statunitense – guidata da Colin Dundas all’Astrogeology Science Center della U.S. Geological Survey, e i cui risultati sono ora pubblicati su Science – ha analizzato le immagini di Mro relative a otto ripide scarpate, prodotte da fenomeni d’erosione che hanno esposto una quantità considerevole di ghiaccio. Da riprese eseguite in tempi successivi, si è visto che le fratture nel terreno si stanno allargando, a causa della sublimazione del ghiaccio esposto, con un ritmo di qualche millimetro per ogni estate marziana.
Basandosi anche sulla morfologia dei ghiacciai terrestri, i ricercatori hanno concluso che i depositi di ghiaccio d’acqua sono coesi e compatti, e possono avere più di 100 metri di spessore, estendendosi verso il basso a partire da appena uno o due metri sotto la superficie.
Questi depositi di ghiaccio sono probabilmente dovuti all’accumulo di nevicate avvenute durante i periodi, geologicamente recenti, in cui l’obliquità del pianeta (ovvero l’angolo tra l’asse di rotazione e la perpendicolare al piano orbitale) era particolarmente accentuata; nevi che ora si sono compattate in enormi ghiacciai fratturati e stratificati.
In effetti, le strisce e le variazioni di colore presenti suggeriscono agli studiosi che il ghiaccio contenga strati distinti, che potrebbero costituire un prezioso archivio da sfogliare per comprendere i cambiamenti climatici avvenuti su Marte nel tempo. Come sulla Terra, il ghiaccio è un obiettivo fondamentale per la scienza e l’esplorazione di un altro pianeta: influisce sulla geomorfologia moderna, conserva traccia della storia clima, ne influenza l’abitabilità.
Siccome il ghiaccio d’acqua è visibile solo laddove è stato rimosso terreno superficiale, secondo gli autori è probabile che questi depositi di ghiaccio vicino alla superficie siano ancora più ampi di quanto rilevato in questo studio. Un enorme serbatoio che, un giorno non lontanissimo, potrebbe costituire un’utile fonte di acqua per le future missioni su Marte.
Per saperne di più:
- Leggi su Science “Exposed subsurface ice sheets in the Martian mid-latitudes”, di Colin M. Dundas, Ali M. Bramson, Lujendra Ojha, James J. Wray, Michael T. Mellon, Shane Byrne, Alfred S. McEwen, Nathaniel E. Putzig, Donna Viola, Sarah Sutton, Erin Clark, John W. Holt