Vi ricordate di Tgo, il Trace Gas Orbiter di Esa e Roscosmos progettato per cercare metano e altri gas traccia nell’atmosfera di Marte? L’avevamo lasciato più di un anno fa in orbita lunga attorno al Pianeta Rosso, dopo il memorabile schianto dello sfortunato lander Schiaparelli. Ebbene, in questi mesi l’orbiter ha compiuto le sue manovre di avvicinamento, abbassandosi fino a un’orbita quasi circolare a circa 400 km dalla superficie del pianeta. E i suoi quattro strumenti di bordo – due dei quali a forte partecipazione italiana – sono ormai pronti a entrare in azione. Cogliamo l’occasione di un articolo pubblicato di recente, su Space Science Reviews, dal team di uno dei due strumenti a guida russa – l’Atmospheric Chemistry Suite (Acs) – per fare il punto sulla missione.
Partiamo dunque da Acs, una suite di tre spettrometri in grado di coprire un ampio spettro di lunghezze d’onda – da 0.7 a 17 micrometri – con un altissimo potere risolutivo (10-20mila). Costruito, come l’altro strumento russo (Frend, un rivelatore per neutroni ad alta risoluzione), allo Space Research Institute di Mosca, Acs è sensibile quanto basta per rilevare e misurare tracce di gas atmosferici che, come il metano, potrebbero indicare la presenza su Marte di attività geologica o biologica.
Nelle prossime settimane, terminate le manovre di “frenata” (aerobraking, vedi grafico qui a fianco) finalizzate a portare Tgo nell’orbita operativa, entrambi potranno cominciare a studiare l’atmosfera del pianeta. E lo stesso vale per i due strumenti a partecipazione italiana, Cassis e Nomad, destinati a produrre già da quest’estate i primi, attesissimi, dati scientifici. Ma in che condizioni si trovano? Sono pronti anch’essi al compito che li attende? Lo abbiamo chiesto ai due responsabili Inaf.
«Cassis, la stereo camera a bordo del Tgo, sta funzionando bene e al momento è tutto nominale», conferma a Media Inaf Gabriele Cremonese, ricercatore dell’Inaf di Padova e co-principal investigator della camera stereoscopica per riprese tridimensionali della superficie di Marte. «Già circa 4000 target sono stati inseriti dal team scientifico nella pagina web realizzata per noi dalla Nasa e quindi non mancheranno le regioni da osservare. A Padova siamo pronti per la generazione delle prime immagini 3D e per l’archiviazione di tutti i dati 3D. La fase di commissioning inizierà a maggio, e la vera fase scientifica a luglio».
Quanto a Nomad, spettrometro per la ricerca di gas traccia in atmosfera, «lo strumento è perfettamente funzionante e inizierà i test di commissioning a maggio, dopo la fase di aerobraking», spiega il co-principal investigator Giancarlo Bellucci, dell’Inaf Iaps di Roma. «Le prime osservazioni sono previste a giugno, in particolare sono molto attese quelle di occultazione solare, che forniranno le abbondanze dei gas traccia presenti nell’atmosfera marziana con una precisione mai raggiunta prima. Vedremo se sarà confermata la presenza del metano, osservata in passato sia da terra che da Mars Express e rilevata anche, sebbene in concentrazioni molto più basse, dal rover Curiosity».
Nell’attesa, ecco tre appuntamenti che gli appassionati di Marte possono già segnarsi sul calendario. Partiamo dai due che si rivolgono agli addetti ai lavori. Dal 19 al 21 febbraio, a Padova, ci sarà il meeting del team di Cassis, e per l’occasione Alfred McEwen, direttore del Planetary Image Research Laboratory all’Università dell’Arizona, mostrerà le più belle immagini di Marte (martedì 20 febbraio alle 17.00, nell’Aula Magna di Palazzo Bo). Secondo appuntamento, il meeting di Nomad, previsto invece nella seconda metà dell’anno. Infine, un appuntamento imperdibile per chi è a Milano o dintorni: dal 9 febbraio, al Museo Nazionale della Scienza e Tecnologia Leonardo da Vinci, sarà esposta la mostra “Marte. Incontri ravvicinati con il Pianeta Rosso”, promossa dall’Agenzia spaziale italiana, dal Ministero dei beni e delle attività Culturali e del Turismo in collaborazione con l’Agenzia spaziale europea, l’Inaf, Leonardo, Thales Alenia Space Italia e National Geographic.