I pianeti intorno alla debole stella rossa Trappist-1, ad appena 40 anni luce dalla Terra, sono stati scoperti dal telescopio Trappist-South all’Osservatorio dell’Eso a La Silla nel 2016. L’anno seguente, ulteriori osservazioni con telescopi da terra, tra cui il Vlt (Very Large Telescope) dell’Eso e con il telescopio spaziale Spitzer della Nasa hanno rivelato che ci sono almeno sette pianeti nel sistema, ciascuno di dimensione paragonabile a quella della Terra. Si chiamano ora Trappist-1b, c, d, e, f, g e h in ordine di distanza crescente dalla stella centrale.
Alcune osservazioni aggiuntive sono state eseguite sia da telescopi a terra, tra cui lo strumento Speculoos, quasi completato, all’Osservatorio dell’Eso al Paranal, e dai telescopi spaziali della Nasa Spitzer e Kepler. Un’equipe di scienziati, guidati da Simon Grimm dell’Univeristà di Berna in Svizzera, ha applicato complessi modelli numerici ai dati disponibili e ha determinato la densità dei pianeti con maggior precisione di quanto fosse possibile finora.
Simon Grimm spiega come sono state calcolate le masse: «I pianeti di Trappist-1 sono così vicini l’uno all’altro che interferiscono tra di loro per effetto della gravità, così che il momento in cui passano di fronte alla stella si sposta leggermente. Lo spostamento dipende dalla massa dei pianeti, dalla loro distanza e da altri parametri orbitali. Con un modello numerico al computer simuliamo le orbite dei pianeti finché i transiti calcolati non sono in accordo con i valori osservati. Da qui deriviamo le masse dei vari pianeti».
Un altro membro dell’equipe, Eric Agol, commenta sull’importanza del risultato: «Uno degli scopi degli studi sugli esopianeti è stato, per qualche tempo, di studiare la composizione dei pianeti simili alla Terra per dimensione e temperatura. La scoperta di Trappist-1 e le potenzialità delle strutture dell’Eso in Cile e del telescopio spaziale della Nasa Spitzer lo hanno reso possibile, dandoci il primo assaggio di ciò di cui sono fatti i pianeti extrasolari di dimensioni terrestri».
Le misure di densità, combinate con i modelli di composizione dei pianeti, suggeriscono fermamente che i sette pianeti di Trappist-1 non siano aridi mondi rocciosi. Sembrano contenere, infatti, quantità significative di materiali volatili, probabilmente acqua, fino in qualche caso a circa il 5 per cento della massa del pianeta – una quantità enorme. Per confronto, sulla Terra solo lo 0,02 per cento della massa è acqua.
«La densità, indizio importante per decodificare la composizione di un pianeta, non dice nulla sull’abitabilità. Ma il nostro studio è, ciononostante, un passo avanti importante per farci capire se questi pianeti possano ospitare vita», commenta Brice-Olivier Demory, coautore, sempre dell’Università di Berna.
Trappist-1b e c, i pianeti più interni, hanno probabilmente un nucleo roccioso e sono circondati da un’atmosfera molto più spessa di quella della Terra. Trappist-1d, invece, è il più leggero, con una massa pari al 30 per cento della massa della Terra. Gli scienziati non sanno ancora se è presente un’atmosfera estesa, un oceano o una superficie ghiacciata.
Gli scienziati si sono sopresi nel trovare che Trappist-1e sia l’unico pianeta del sistema appena più denso della Terra, il che indica che potrebbe avere un nucleo ferroso e che non necessariamente abbia un’atmosfera densa, un oceano o uno strato ghiacciato in superficie. È bizzarro che Trappist-1e sia così più roccioso degli altri pianeti. In termini di dimensione, densità e radiazione ricevuta è il pianeta più simile alla Terra.
Trappist-1f, g e h sono lontani dalla stella madre al punto che l’acqua potrebbe essere congelata, sotto forma di ghiaccio su tutta la superficie. Se hanno un’atmosfera sottile difficilmente questa conterrebbe le molecole pesanti che troviamo sulla Terra, come l’anidride carbonica.
«È interessante notare che i pianeti più densi non sono necessariamente quelli più vicini alla stella e che i pianeti più freddi non possono avere atmosfere spesse», indica Caroline Dorn, coautrice dell’articolo, dell’Università di Zurigo, Svizzera.
Il sistema di Trappist-1 continuerà per molto tempo a focalizzare le attenzioni degli astronomi e di molte strutture osservative, sia da terra che dallo spazio, tra cui l’Elt (Extremely Large Telescope) e il telescopio spaziale James Webb della Nasa/Esa/Csa.
Gli astronomi stanno anche cercando con impegno altri pianeti intorno a stelle rosse deboli come Trappist-1. Come spiega Michaël Gillon, membro dell’equipe, «questo risultato dimostra l’enorme interesse nell’esplorare nane vicine ultra fredde – come Trappist-1 – alla ricerca di pianeti terrestri in transito. È questo lo scopo di Speculoos, il nuovo cercatore di esopianeti che sta per iniziare le osservazioni all’Osservatorio dell’Eso al Paranal, in Cile».
Fonte: comunicato stampa Eso
Per saperne di più:
- Leggi su Nature Astronomy l’articolo “Atmospheric reconnaissance of the habitable-zone Earth-sized planets orbiting TRAPPIST-1“, di Julien de Wit, Hannah R. Wakeford, Nikole K. Lewis, Laetitia Delrez, Michaël Gillon, Frank Selsis, Jérémy Leconte, Brice-Olivier Demory, Emeline Bolmont, Vincent Bourrier, Adam J. Burgasser, Simon Grimm, Emmanuël Jehin, Susan M. Lederer, James E. Owen, Vlada Stamenković e Amaury H. M. J. Triaud
- Leggi su Media Inaf l’articolo “Trappist-1, abitabili due mondi su sette“, di Maura Sandri
- Leggi su Media Inaf l’articolo “Trappist-1, quei pianeti perdono acqua“, di Fabio Gironi