Quale tipo di incontro ravvicinato preferite? Prima che iniziate a pensare chissà cosa, ricordate che questa espressione si riferisce ai contatti – presunti o ipotetici – con gli alieni. Contatti ravvicinati del primo tipo significa che avete avvistato strani aerei o luci inspiegabili; del settimo tipo, che vi siete felicemente ibridati con qualche ET. Almeno secondo le classificazioni più fantasiose. Nel mezzo ci stanno i cerchi nel grano, i rapimenti, le chiacchiere amene, le discussioni politiche, il calcio e gli incontri di box.
Come Istituto nazionale di astrofisica, a partire dal 9 febbraio e fino a inizio giugno, vi proponiamo un incontro speciale, meno rischioso ma altrettanto fecondo, al costo del biglietto d’ingresso al Must, il Museo della scienza e della tecnologia “Leonardo da Vinci” di Milano.
Dopo l’esordio di Roma nel 2016 e la tappa di Matera a fine 2017, è presso il Must che vive il suo terzo round con il pubblico la mostra “Marte – Incontri ravvicinati con il pianeta rosso”, per la cura di Viviana Panaccia. Organizzata dall’Agenzia spaziale italiana, in partnership con il Mibact e l’Esa e la collaborazione di Inaf, Leonardo Company, Thales Alenia Space e National Geographic, la mostra è un veloce volo sulle vicende dell’esplorazione robotica di Marte, con particolare riguardo alla missione dell’Esa ExoMars e al contributo scientifico e industriale del nostro paese.
«Il contributo italiano all’esplorazione di Marte comincia però ben prima di ExoMars», ricorda Roberto Orosei, dell’Istituto di radioastronomia dell’Inaf, nel dossier scritto per edu.inaf.it. «Già la missione russa Mars ’96, purtroppo fallita, aveva a bordo lo spettrometro Planetary Fourier Spectrometer (Psf), che però volerà con successo, qualche anno dopo, a bordo di Mars Express».
E il Psf, insieme agli strumenti Marsis (a guida italiana), Omega e Aspera-3 (in entrambi i casi, scienziati italiani sono fra i responsabili), contribuirà a inaugurare una nuova era dell’esplorazione di Marte: l’era della ricerca delle fonti di metano e del ghiaccio sotto la superficie. Ancora oggi due questioni scientifiche aperte e di grande interesse.
La mostra milanese si apre con un’ampia sezione dedicata alle osservazioni del pianeta rosso da parte di Giovanni Schiaparelli, realizzate dallo storico Osservatorio di Brera, non lontano dal Must, nella seconda metà del XIX secolo. In esposizione, troverete il diario delle osservazioni originali di Schiaparelli del periodo 16 settembre 1887 – 31 ottobre 1888, alcuni suoi manoscritti autografi sulla “topografia e costituzione del pianeta Marte” e un volume a stampa di dieci anni dopo, relativo alla stessa opposizione del 1888. Tutte osservazioni “del pianeta Marte fatte nella Reale Specola di Brera in Milano coll’equatoriale di Merz-Repsold (18 pollici)”, come scriveva lo stesso Schiaparelli.
«Tenendomi in braccio, mi spiegava perché pensava che su Marte abitassero persone come noi», ricorda sua nipote Elsa Schiaparelli, una delle più celebri stiliste del ‘900. «Credeva addirittura che lassù ci fosse la mietitura. (…) Per me era una persona semplice, con una grande energia in un piccolo corpo, che scopriva sempre nuovi mondi. Mi descriveva Marte come se fosse appena tornato dopo averci soggiornato a lungo». Passarono i racconti ascoltati da bambina sul pianeta rosso e decenni più tardi, Elsa creò un colore: il rosa shocking. Scrive: «il colore d’un tratto mi si parò davanti agli occhi: brillante, impossibile, sfrontato, piacevole, pieno di energia, come tutta la luce (…) un colore proveniente dalla Cina o dal Perù». O, forse, da Marte. Appena un po’ più psichedelico.
Per saperne di più:
- Scarica il comunicato stampa del Must
Guardasu MediaInaf Tv il servizio video di Laura Barbalini: