Cosa accade quando la Terra passa davanti al Sole oscurandone il disco? Se domenica 11 febbraio fossimo stati a bordo del satellite della Nasa Solar Dynamics Observatory (Sdo) avremmo assistito a un’eclissi solare. Certo, i nostri occhi avrebbero avuto dei danni irreparabili, ma lo spettacolo sarebbe stato unico. Sdo ha catturato questo breve transito (dalle 8:10 alle 8:41 del mattino ora italiana) alla lunghezza d’onda dell’ultravioletto estremo, invisibile all’occhio umano.
L’evento di domenica scorsa marca l’inizio della stagione di eclissi per il satellite della Nasa (in orbita dal 2010), cioè quel periodo di tre settimane – che si ripete due volte l’anno – in cui la Terra transita fra Sdo e il disco solare, bloccandone momentaneamente la luce ogni giorno. Le eclissi sono abbastanza brevi all’inizio e alla fine della stagione, ma possono arrivare anche a 72 minuti. Questo periodo di eclissi primaverili è iniziato il 10 febbraio e si concluderà il 5 marzo.
Nel frattempo il Sole sta attraversando la fase minima di attività di questo ciclo solare. La conferma la troviamo nella comparsa di un gruppo di macchie in prossimità dell’equatore che si estende per circa 100mila chilometri, quindi 7,8 volte il diametro della Terra.
«Quando le macchie solari cominciano a formarsi in prossimità dell’equatore è il segno che il Sole è vicinissimo alla fase di minima attività e si prepara a iniziare un nuovo ciclo», ha detto all’Ansa il fisico solare Mauro Messerotti, dell’Inaf di Trieste. «L’attività magnetica del Sole varia, infatti, secondo un ciclo che dura in media 11 anni: è il periodo che intercorre tra una fase di minima attività e la successiva ed è misurato in base al numero di macchie che appare sulla superficie solare».
I cicli sono stati numerati a partire dalla fine del 1500 e quelli registrati finora sono stati 24. Nel giro di qualche mese, ha aggiunto Messerotti, «le macchie appariranno alle latitudini più alte, annunciano l’arrivo del nuovo ciclo, il 25esimo, mentre gruppi di macchie solari dell’attuale ciclo appariranno ancora in prossimità dell’equatore». Il periodo in cui coesistono le macchie del vecchio ciclo e del nuovo potrebbe durare per mesi, ha detto ancora Messerotti, e la scomparsa delle prime segnerà l’inizio del nuovo ciclo.
Nella fase di transizione il Sole schiaccerà un pisolino, ma sarà comunque vigile: non ci si aspetta un’attività collegata alle macchie, ma ai buchi che si aprono nella regione più esterna dell’atmosfera solare, la corona. Queste regioni possono scagliare sciami di particelle verso la Terra, come quello atteso tra il 15 e il 16 febbraio, che causerà probabilmente una tempesta geomagnetica debole e che potrebbe generare bellissime aurore polari.