Rassicurati sulla continuità di finanziamento alla missione del rover Mars 2020, gli ingegneri del Jet Propulsion Laboratory di Pasadena, in California (Usa), stanno preparando al meglio il successore di Curiosity per il lancio previsto, come dice il nome, nel 2020.
Tra le tante diavolerie tecnologiche di cui sarà dotato questo laboratorio ambulante, grande quanto un automobile, c’è anche un laser concepito per distinguere i più fini dettagli delle rocce marziane.
Si chiama Sherloc (Scanning Habitable Environments with Raman and Luminescence for Organics and Chemicals) e sarà il primo strumento su Marte a utilizzare la spettroscopia Raman e di fluorescenza, tecniche di indagine scientifica utilizzate in ambito forense.
In pratica, quando una luce ultravioletta viene indirizzata verso determinate sostanze chimiche organiche, queste emanano in risposta un caratteristico bagliore. Gli scienziati possono usare questo bagliore per rilevare composti chimici comparsi in presenza di forme di vita. Proprio questo farà Sherloc sulle rocce che troverà da analizzare su Marte.
Ora, il problema è che questo laser è talmente preciso che basta un piccolo disallineamento, causato magari da un cambio repentino di temperatura, per compromettere la misura. Occorre quindi un target, un riferimento fisso, da confrontare con ciascuna misurazione. Mentre la fotocamera Mhali su Curiosity aveva una tavolozza di riferimento, riportata qui a fianco, per Sherloc gli scienziati hanno trovato l’uovo di Colombo: una pietra marziana, una fetta di roccia ritagliata da uno dei 164 meteoriti marziani ritrovati sulla Terra.
«Studiando come lo strumento vede un bersaglio fisso conosciuto, possiamo capire come vedrà una porzione della superficie marziana», spiega Luther Beegle del Jpl, responsabile scientifico di Sherloc.
Gli scienziati hanno individuato la pietra di giusta consistenza e opportuna composizione chimica in una fetta del meteorite Sayh al Uhaymir 008 (SaU008), un sasso marziano di diversi chili ritrovato nel 1999 in Oman (dove, fra l’altro è in corso in questi giorni la missione simulata Amadee-18).
Il prezioso frammento è stata gentilmente concesso al Jpl dal Museo di storia naturale di Londra. «Ogni anno forniamo centinaia di esemplari di meteorite a scienziati in tutto il mondo per scopo di studio», chiosa Caroline Smith, curatrice delle meteoriti al Museo. «Ma, in questo caso, sapere che il campione da noi fornito sarebbe tornato da dov’era venuto per scopi scientifici è stata per noi una grande sorpresa!»
SaU008 sarà il primo meteorite marziano di cui un frammento ritorni sulla superficie del pianeta, tuttavia sarà solo il secondo a intraprendere un viaggio verso Marte. La sonda Mars Global Surveyor della Nasa incorporava infatti un pezzo del meteorite Zagami: una scheggia marziana che tuttora fluttua attorno al pianeta a bordo dell’orbiter ormai spento.