AVEVA SCRITTO ANCHE PER MEDIA INAF

Ricordando Francesco, e la sua pipa antifascista

La scorsa settimana abbiamo appreso con dolore della scomparsa di Vito Francesco Polcaro, ”ingegnere, astronomo, archeoastronomo, divulgatore, responsabile Università e Ricerca nel PdCI, attivo in Cgil, già presidente provinciale dell’Anpi di Roma, antimilitarista”. Melania Del Santo ha raccolto i ricordi di tanti amici e colleghi dell’Inaf

     26/02/2018

Di spalle, con il cappello, Vito Francesco Polcaro lo scorso novembre, mentre va a dare supporto a un gruppo di precari dell’Inaf. Crediti: Anna Di Giorgio / Inaf Iaps

Qualche giorno fa mi telefona Andrea Martocchia, un collega astrofisico che collaborava con Francesco nei suoi studi di archeoastronomia: ”Hai saputo di Francesco?”. Una doccia gelida, no, non ne sapevo nulla. Era di pochi mesi prima una sua email sulla mailing list Inaf che annunciava una conferenza all’Università La Sapienza dal titolo “Dalla magia alla stregoneria. Cambiamenti sociali e culturali e la caccia alle streghe”, con quella firma che, come ha scritto Marco Ferrucci, molto dice di lui:

Ammo pusato chitarra e tammurre
PECCHÉ ‘STA MUSICA S’ADDA CAGNA’
simmo briganti e facimmo paure
e cu’ ‘a scuppetta vulimmo canta’.

(“Libertà”, anon., Basilicata, c.a. 1870).

Vito Francesco Polcaro, ingegnere, astronomo, archeoastronomo, divulgatore, responsabile Università e Ricerca nel PdCI, attivo in Cgil, già presidente provinciale dell’Anpi di Roma, antimilitarista. A conclusione del suo talk a un convegno nazionale di astrofisica degli oggetti compatti proiettò due diapositive finali: “Mi comprenderete se vado apparentemente fuori tema, ma essendo qui non possiamo dimenticarci che sono in corso i bombardamenti della Nato e che tutti noi scienziati dobbiamo essere in prima fila a ripudiare la guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali”.

Nei miei ricordi era tutte queste cose Francesco. Come diceva spesso: “adesso mi tolgo il cappello di… e mi metto quello di…”, cercando di analizzare la realtà dai diversi punti di vista dei ruoli che ricopriva. Ho subito chiesto a Marco Malaspina di poter scrivere un ricordo di Francesco da pubblicare su Media Inaf, un ricordo che gli devo, per tanti motivi.

Durante i quattordici anni passati all’Iaps non c’è stato giorno in cui incontrandoci io non abbia scambiato con Francesco quattro chiacchiere: dai risultati su stelle massicce osservate a Loiano, a considerazioni sulle politiche della ricerca intraprese dai vari governi, agli studi sui megaliti in Basilicata o in Puglia. Nel 2004 mi mostrò un suo bellissimo risultato sulla datazione di una supernova a partire da un dipinto che si trova nell’Abbazia di S. Pietro in Valle a Ferentillo, risultato che amo riportare spesso durante le mie attività di divulgazione. Nel 2010 mi scelse come sua erede per il progetto di divulgazione “Roadr: Astrofisica nelle scuole per la diffusione della cultura scientifica” e mi aiutò a vincere il bando Miur, Legge 6/2000. Il motivo principale per cui voglio ricordarlo e ringraziarlo pubblicamente però è quello di esserci stato SEMPRE a fianco, in tutte le iniziative e lotte da precari di Università e Ricerca Francesco c’era sempre, ed è continuato ad esserci fino alla fine (vedi foto).

Mi sono chiesta poi cosa fosse Francesco per altri colleghi, e così ho pensato che sarebbe stato molto più bello se questo ricordo fosse stato corale, e soprattutto transgenerazionale.

Come ha scritto Guido Di Cocco: «Abbiamo perso un collega stimato e con lui un po’ di nostra storia, e non solo per quelli della nostra generazione».

Scrive Andrea Martocchia (tratto da un bellissimo articolo che uscirà a breve): «L’impegno di Francesco nelle questioni di politica della ricerca era la naturale conseguenza di una concezione organica dello stare al mondo: non solo dunque sindacalizzazione sul posto di lavoro, o mero atto politico, ma modo di vivere, pienamente, ogni personale attività senza mai trascurare il contesto sociale ed economico reale. Francesco incarnava con la sua vita stessa l’imperativo gramsciano dell’intellettuale organico, assimilato certamente già nella prima gioventù. E anche, persino, nel merito delle sue ricerche scientifiche, naturalmente e logicamente Francesco faceva politica – in senso alto – quando riconosceva e contestualizzava ogni tema con le chiavi di lettura del materialismo storico e dialettico. Perciò, ogni tema, ogni acquisizione della conoscenza umana, era per Francesco da intendersi nel processo storico-sociale e mai al di fuori di esso».

Giallo (Gianluca Israel), ce lo racconti uno dei tanti aneddoti ai quali facevi riferimento? «Il mio ricordo di Francesco è  legato alle prime esperienze di osservazione da telescopi ottici, in particolare a Loiano. Rimasi molto colpito quando si offrì di partecipare alle osservazioni che dovevo fare per il solo piacere di insegnare qualcosa di utile (nella fattispecie un metodo da lui messo a punto per cercare le controparti ottiche di sorgenti osservate nei raggi X). L’immagine che  voglio conservare di Francesco è quella di lui sul ballatoio della cupola del 1.5 m di Loiano, con in bocca la sua inseparabile pipa, che raccontava con ironia le molte vicende della sua vita che erano strettamente collegate con quelle dell’Italia, e l’incondizionato affetto per le sue  terre d’origine. Era anche un grande studioso di classici latini e greci e quindi lo saluto con una delle sue citazioni preferite: Memento audere semper

«Francesco era proprio un buono, una persona di grande bontà, e sono contenta di averlo conosciuto» (Marina Orio).

«Credo che tutti noi abbiamo conosciuto Francesco come una persona intelligente e generosa, sempre attenta a combattere per far riconoscere i diritti nel lavoro della ricerca ed anche uno scienziato serio ed originale» (Anna Milillo).

«Lo conobbi nel sindacato, lui non ebbe mai paura da ricercatore a “sporcarsi” le mani con il sindacato e lo voglio ricordare con questo suo bell’articolo che ho trovato in rete e che credo lo rappresenti bene» (Enrico Giro).

«L’ho visto entusiasta ed attento fino alle ultime volte, quando lo incontravo per alcuni seminari qui all’Osservatorio. Un altro della “buona vecchia scuola” che vola in cielo, lasciando certo una mancanza, qui in Terra» (Marco Castellani).

«Ho conosciuto Francesco molti anni fa al telescopio di Loiano e ricordo bene la sua passione scientifica e la sua passione civile e politica» (Roberto Silvotti).

«Mi dispiace, moltissimo! Ho un vivo ricordo dei bei tempi passati con lui» (Gabriele Villa).

«Dopo avere lavorato spalla a spalla con lui per tantissimi anni e avere condiviso gioie e dolori delle nostre ricerche non mi resta che, oltre all’amarezza che provo, di fare le mie più sentite condoglianze ai suoi familiari» (Cesare La Padula).

«Chi lo ha conosciuto ha potuto apprezzare la sua moralità scientifica e la sua grande passione come divulgatore» (Domitilla De Martino).

«La notizia mi rattrista molto… vorrei ricordare la statura morale, politica e scientifica della persona» (Fabrizio Nicastro).

«Purtroppo chi difende I più deboli non gode della simpatia di chi invece li vuole sfruttare. Intere generazioni di professionisti della scienza gli saranno sempre grati per il suo esempio di scienziato, ingegnere e di cittadino. Impegnato socialmente per la difesa della democrazia» (Francesco Lazzarotto).

«Mi mancherà la sua pipa antifascista» (Stefano Cristiani).

Sì, ci mancherà molto.

Ciao Francesco.