C’è vita anche nel posto più inospitale della Terra. 350 giorni di cieli limpidi, solo una quindicina di giorni l’anno di cielo parzialmente nuvoloso, in media dai 10 ai 15 millimetri di pioggia a un’altitudine di circa 2000-3000 metri. Questi alcuni dei numeri del luogo più arido al mondo, il deserto di Atacama, tra la catena andina e la cordigliera della Costa. Non vi sembra di un paesaggio marziano? In effetti si avvicina molto a quello che vedremmo se ci trovassimo sul Pianeta rosso, tant’è vero che in questa zona settentrionale del Cile i ricercatori testano rover ed esperimenti da inviare poi sul nostro “vicino di casa”.
Un clima secco e la quasi totale assenza di umidità rendono i 105mila chilometri quadrati tra il Cile e il Perù inospitali a ogni forma di vita: poche le specie vegetali, ancora più rare quelle animali. Zero nelle regioni più estreme. O meglio: ci sono tracce di vita microbica, ma non è chiaro se rappresentino popolazioni attive o cellule morte che si depositano sul terreno del deserto portate dal vento. Ora, però, un team di ricercatori ha trovato prove di attività microbiotiche – sempre vita batterica, d’accordo, ma metabolicamente attiva – perfino dove il suolo è più arido, suggerendo così la possibilità che anche su Marte, ambiente altrettanto ostile e inospitale, si possano essere sviluppati microbi e altri microrganismi.
Il planetarista Dirk Schulze-Makuch (Washington State University) e i suoi colleghi hanno effettuato numerosi test per dimostrare che, se i microbi “cileni” possono resistere anni e anni senza la pioggia, la vita (anche se solo batterica) può esistere anche su Marte. Nel nuovo studio pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences, Schulze-Makuch e i suoi collaboratori rivelano che esistono dei batteri in grado di vivere in uno stato “dormiente” per decenni senza acqua per poi riattivarsi e riprodursi quando piove.
Il gruppo ha iniziato le ricerche nel deserto di Atacama nel 2015, poco dopo la drammatica alluvione che colpì il nord del Cile. In seguito a questo rarissimo evento, i ricercatori hanno registrato un notevole aumento nell’attività biologica sul terreno di Atacama: diverse specie indigene di microbi si erano adattate a vivere in questo arido deserto. Dopo aver raccolto numerosi campioni, gli scienziati hanno ripetuto i test del Dna e le analisi genomiche nel 2016 e nel 2017 per determinare il comportamento di queste “famiglie” di microbi nel corso del tempo, scoprendo che le stesse comunità microbiche nel suolo stavano gradualmente tornando a uno stato dormiente con la progressiva scomparsa dell’umidità e l’inaridimento del suolo.
«È davvero la prima volta che qualcuno è stato in grado di identificare una forma persistente di vita che vive sul suolo del deserto di Atacama», ha detto Schulze-Makuch. «Crediamo che queste comunità microbiche possano restare dormienti per centinaia o addirittura migliaia di anni in condizioni molto simili a quelle che si trovano su un pianeta come Marte, per poi tornare a vivere quando piove».
La superficie di Marte è, però, ben più inospitale e arida del deserto di Atacama. Ricordiamo che le temperature marziane sono rigide e gelide, e la presenza di ossigeno è solo una chimera. Come è possibile, quindi, che dei batteri possano adattarsi a queste condizioni? C’è da dire che Marte non è sempre stato così: miliardi di anni fa su Marte c’erano oceani, laghi e fiumi ed è plausibile che alcune forme di vita abbiano avuto la possibilità di svilupparsi. Nonostante l’aspetto spaventosamente arido, su Marte ci sono riserve di acqua liquida vicino alla superficie dopo le nevicate notturne. Per la stessa teoria portata avanti da Schulze-Makuch, è possibile che microbi marziani si siano adattati al freddo e alla progressiva aridità continuando a “vivere” in uno stadio di ibernazione nel sottosuolo dove c’è ghiaccio (che altro non è che acqua allo stato solido).
Fra qualche settimana, a metà marzo, il team tornerà ad Atacama per nuovi test e campionamenti. Un altro obiettivo è il lago Don Juan in Antartide: un bacino poco profondo ma così salato da rimanere liquido anche a temperature attorno ai -50 gradi. Un perfetto habitat marziano… ma sulla Terra!
Per saperne di più:
- Leggi su Proceedings of the National Academy of Sciences l’articolo “Transitory microbial habitat in the hyperarid Atacama Desert”, di Dirk Schulze-Makuch et al.