Dopo la Tesla Roadster in orbita solare, potrebbe essere il turno d’una coppia di rover Audi sul suolo lunare. In collegamento fra loro e con il “campo base” – Alina, l’Autonomous Landing and Navigation Module – grazie a una rete 4G Lte gentilmente fornita da Vodafone e Nokia. La prima rete di telecomunicazioni mai installata sulla Luna sarebbe dunque quella dei nostri smartphone. Ultracollaudata, a basso consumo, leggerissima da trasportare: appena un chilo di peso. E con banda sufficiente a gestire senza intoppi un live streaming in alta definizione, garantiscono i due colossi delle comunicazioni. Così da poterci mostrare in tempo reale, a noi qui sulla Terra, quel che vedono i due piccoli rover mentre si avvicinano al loro obiettivo: Moon buggy, il veicolo della Nasa parcheggiato là sul nostro satellite dal dicembre del 1972, al termine di Apollo 17, l’ultima missione con equipaggio umano sulla Luna.
Il lancio è in programma da Cape Canaveral, con uno SpaceX Falcon 9 come vettore, nel 2019. L’anno prossimo. Perplessi? Non siete i soli. Come faceva notare il New York Times la settimana scorsa, è improbabile che il calendario venga rispettato: per riuscirci, tutto dovrebbe andare secondo i piani senza il minimo intoppo, mentre le difficoltà da superare sono enormi. E le più serie non hanno certo a che fare con l’allestimento della rete 4G (anche se, a scorrere i social, non mancano commenti sarcastici sui problemi che ancora s’incontrano qui da noi, ad avere una buona copertura 4G): non dovrebbero esserci troppe interferenze a disturbare il segnale a 1800 MHz…
Il vero problema è arrivarci, sulla Luna. Come ben sa la stessa società tedesca alla guida del progetto: la berlinese PTScientists, una delle aziende inizialmente in gara per il Google Lunar X Prize – sfida internazionale fra privati, lanciata dal colosso di Mountain View, finita con un nulla di fatto lo scorso gennaio (ma PTScientists si era ritirata prima) per l’impossibilità di riuscire a rispettare le scadenze previste.
Comunque non è detta l’ultima parola: come ci ha insegnato l’impresa di Elon Musk, se genio e tenacia sono indispensabili, anche l’ottimismo aiuta. Senza contare le ovvie ricadute promozionali per i marchi coinvolti: dovesse andare tutto come previsto, sarebbe un product placement letteralmente spaziale.