RIMANDATO AL 2020

James Webb Space Telescope: lancio posticipato

Senza preavviso, la Nasa rinvia di nuovo il lancio del più grande telescopio spaziale della storia dell’umanità, il James Webb Space Telescope (Jwst) a non prima del maggio 2020. Quale l’impatto sulla comunità scientifica e le ragioni del rinvio per un progetto “too big to fail” ce lo spiega Adriano Fontana (Inaf)

     29/03/2018

Il telescopio spaziale James Webb, il cui lancio previsto per il 2018 è stato rimandato al 2020. Crediti: NASA/Desiree Stove

Ora è ufficiale: per vederlo finalmente nel suo ambiente di lavoro, ovvero nello spazio, dovremo attendere ancora un po’. L’erede di Hubble Space Telscope (Hst), il James Webb Space Telescope (Jwst), necessita evidentemente di ulteriori verifiche, visto che non si tratta di una semplice copia rivista e modernizzata del suo fratello maggiore la prudenza è d’obbligo. E la Nasa così annuncia che il lancio del suo gioiello tencologico non potrà avvenire prima di maggio del 2020.

Una predominante impronta statunitense lo caratterizza e anche la scelta del nome assegnato lo colloca in una delle più grandi imprese dell’umanità, al pari di quella che ha caratterizzato la gestione della Nasa da parte proprio di James Webb, colui che realizzò nel 1969 il grande sogno a stelle e strisce, portare l’uomo sulla Luna.

Delle sostanziali differenze tra i due telescopi spaziali mediainaf ne aveva già parlato proprio in occasione del 25 °anniversario dal lancio di Hubble  nel 2015, con una lunga intervista a Roberto Maiolino, professore presso il Cavendish Laboratory dell’università di Cambridge e membro dello strumento Nirspec a bordo dello Jwst.

Il Jwst è una collaborazione della Nasa con l’Agenzia spaziale canadese e l’Agenzia spaziale europea e coinvolge la comunità scientifica internazionale di astronomi tra cui l’Italia. Anche delle proposte della comunità scientifica che spaziano dal sistema gioviano alla ricerca di nuovi pianeti extrasolari ne avevamo parlato lo scorso anno. Aspettative rimandate, per ora. Che qualcosa stesse per essere annunciato si era pure sospettato e, malgrado il sentore, la comunità scientifica mondiale si stava preparando al nuovo bando per proposte con scadenza al 6 aprile prossimo.

Abbiamo chiesto ad Adriano Fontana, dirigente di ricerca dell’Istituto Nazionale di Astrofisica e responsabile dell’unità tematico-gestionale “ottico e infrarosso” della Direzione Scientifica INAF, di raccontarci come è stato vissuto questo ulteriore rinvio e perché la Nasa impone così tanta cautela nelle ultime fasi che precedono il lancio del Jwst.

Dal 2018 il lancio del James Webb Space Telescope slitta al 2020, siamo già a due importanti rinvii. Quale l’impatto sul lavoro di centinaia di ricercatori?

È un impatto molto grave perché da molti mesi (se non anni) molti gruppi di ricerca nel mondo erano al lavoro per preparare le proposte e le osservazioni per Jwst. Migliaia di ricercatori nel mondo erano febbrilmente al lavoro per presentare progetti di ricerca con Jwst entro la scadenza del prossimo 6 aprile, quindi questo ritardo ha “bruciato” centinaia di progetti che adesso rimarranno nel cassetto più o meno per un anno. E un anno nella ricerca vuol dire tanto, le questioni sul tappeto cambiano e ci vorrà altro lavoro per riprenderle quando verrà di nuovo offerta la possibilità di fare domanda, non prima di febbraio 2019. È grave anche (forse soprattutto) per la ripercussione sui giovani ricercatori. Molti di loro in tutto il mondo sono impegnati in questa attività di preparazione che non porta risultati immediati, ma solo quando arrivano i dati. Rimanere anni senza risultati può incidere molto negativamente sulle prime fasi della carriera di un giovane ricercatore, per cui si rischia il paradosso di vedere i migliori giovani “cervelli” (che sono attratti da progetti di punta come Jwst) perdere anni preziosi a causa di questi rinvii.

Vista l’attesa per quello che sarà il più grande osservatorio spaziale a infrarossi mai costruito prima, la notizia dello slittamento è stata una sorpresa o era prevedibile?  Di che sfida stiamo parlando dopo Hubble?

La notizia era un po’ nell’aria, da settimane si rincorrevano “rumors” di ulteriori rinvii, ma non si pensava ad un rinvio di addirittura un anno. La ragione del rinvio – che segue ad altri rinvii precedenti – e quindi del continuo slittamento delle date di lancio è legata alla complessità senza precedenti del progetto. Si tratta di un telescopio con uno specchio 10 volte più grande di Hubble e che deve essere raffreddato a basse temperature per non essere accecato dal rumore di fondo. A differenza di Hubble, che è in orbita intorno alla terra. Jwst verrà lanciato ad un milione di km dalla terra, oltre l’orbita lunare, e quindi non potrà essere raggiunto dagli astronauti per ripararlo od aggiornarlo. Per questo è essenziale che tutto i suoi componenti siano perfettamente provati. In un certo senso questo ulteriore rinvio è figlio della filosofia stessa che ne ha guidato la concezione: creare il telescopio più complesso mai costruito. Questo lo ha fatto diventare “too big to fail” cioè un progetto che, a fronte dei grandi investimenti già effettuati, deve a tutti costi essere un successo. La stessa logica giustifica ulteriori investimenti nel caso di problemi, come in questa circostanza.

La Nasa sta istituendo un Indipendent Review Board (Irb) esterno per analizzare i punti critici ancora presenti nella realizzazione del telescopio. Sappiamo già cosa che c’è che non va?

Si sa che ci sono dei problemi agli scudi termici (senza i quali tutto il telescopio non può funzionare) e in generale all’integrazione di tutti i suoi componenti. Certamente la Nasa ha deciso di vederci chiaro fino in fondo per escludere che in futuro ci siano altri problemi che ritardino il lancio ulteriormente. In questi casi è meglio andare fino in fondo e scoprire tutte le “magagne” prima che non a lancio avvenuto…

Come partecipa l’Inaf o meglio, quanti ricercatori dell’Inaf sparsi nei vari consorzi sono impegnati in questa grande impresa dell’umanità?

Moltissimi ricercatori dell’Inaf (almeno un centinaio) erano impegnati nella preparazione delle proposte – al primo giro di richieste di osservazione i ricercatori italiani erano stati tra i più attivi al mondo, secondi solo a Stati Uniti e Gran Bretagna, le nazioni che più hanno contribuito a sviluppare gli strumenti.

Il budget di 8 miliardi di dollari aumenterà, visti i controlli non previsti. Possiamo azzardare una stima? 

Io non sono in condizione di farlo, e in ogni caso dipende dall’esito delle verifiche in corso. Se si trattasse solo di estendere il periodo di test e verifica potrebbero essere relativamente contenute. Il problema principale è che il limite di 8 miliardi di dollari è stabilito da una legge del Congresso americano, per superare questo tetto è necessaria una nuova autorizzazione del Congresso. Nessuno dubita che questo avverrà ma certamente questi costi “astronomici” renderanno la vita più difficile alle future missioni americane, a cominciare da Wfirst.