Un interessante e innovativo ruolo di appoggio alle osservazioni di controllo della stazione cinese è giocato dalle camere ottiche del progetto Prisma, coordinato dall’Osservatorio astrofisico Inaf di Torino, che si occupa dello studio dell’attività meteorica sul territorio nazionale. La rete Prisma è un progetto nazionale, coordinato da Inaf, nato nel 2016 originalmente come estensione all’Italia nord-occidentale della analoga rete di sorveglianza meteorica francese Fripon. Si compone di una rete di piccole camere automatiche “fish-eye”, in grado di coprire tutto il cielo con il loro campo di vista e registrare tutti quegli eventi celesti transienti di elevata luminosità.
Prisma ha al momento 21 camere operative e circa altrettante già acquisite e in via di installazione. Un aspetto molto interessante e in qualche modo unico di questo progetto è che, oltre agli istituti Inaf e universitari italiani, aderiscono molte altre realtà del mondo educativo o culturale nazionale, come scuole, musei, centri culturali di divulgazione scientifica e anche singoli appassionati di astronomia.
Al di là dell’interesse scientifico e documentale di raccogliere serie “storiche” omogenee e complete dell’attività meteorica sui cieli italiani, l’intento principale di Prisma è tuttavia quello di operare l’intera rete come un unico sensore “stereoscopico” i cui occhi, osservando le meteore da diverse angolazioni, permetteranno di calcolarne in tempo reale l’orbita interplanetaria di arrivo e la traiettoria con il punto di caduta al suolo per poter recuperare l’eventuale meteorite nel caso di eventi di fireball particolarmente rilevanti. Questa particolarità di mappare le traiettorie meteoriche in cielo si presta ovviamente a una interessante e “inusuale” applicazione della rete Prisma, potenzialmente in grado di contribuire anche alle attività più generali di “Space Situational Awareness”, ovvero di sorveglianza e difesa dagli oggetti (naturali e artificiali) che ci arrivano dal cielo.
«Nell’ambito dell’Operazione Tiangong, Prisma sta utilizzando le sue camere in una doppia modalità, di tracking fotometrico da un lato, e di detezione meteorica dall’altro», dice Alberto Buzzoni dell’Inaf-Oas di Bologna, coordinatore scientifico del progetto Prisma . «Questo secondo aspetto (che di fatto è la configurazione “standard” della rete) potrebbe diventare cruciale domenica prossima, se la caduta della stazione cinese dovesse davvero interessare il nostro territorio. A tutti gli effetti, il rientro della Tiangong ci apparirebbe in cielo come una lunga, lenta e maestosa meteora. Se le eventuali detezioni di Prisma fossero multiple (cioè da camere in differenti località, allo stesso momento), allora i dati potrebbero essere “triangolati” in modo da ottenere una previsione accurata del luogo di caduta degli eventuali detriti e, nel caso siano sul territorio, poter intervenire a recuperarli».
Una prova generale di questo scenario, è in effetti avvenuta giusto pochi giorni fa, quando una grande “palla di fuoco” è stata segnalata da molte persone nelle ultime ore della notte del 24 marzo nei cieli ad ovest della penisola. Il medesimo evento e’ stato in effetti captato anche dalla camera Prisma di Napoli (presso l’Osservatorio Inaf di Capodimonte), in quel momento attiva, producendo una bellissima immagine della traccia in cielo.
In realtà, non era una meteora naturale ma un (grosso) detrito spaziale, in rientro incontrollato nell’atmosfera. Si e’ trattato, infatti del terzo stadio del razzo vettore russo Soyuz-Fregat (con nome in codice Cospar di 2018-026B) partito dalla base di Tyuratam-Baikonur, in Kazakistan, il 21 marzo scorso per portare alla Stazione spaziale internazionale il nuovo equipaggio di astronauti. Al compimento della sua missione, questo ultimo stadio del vettore russo è quindi rimasto in orbita ad una altezza di circa 150 km, che lo ha portato, nel giro di pochi giorni, alla inevitabile caduta sui mari italiani.
Tornando alla Tiangong, nel corso del suo progressivo “spiraleggiare” verso la terra, in tutti questi mesi la stazione cinese ha sorvolato sistematicamente l’Italia con più passaggi giornalieri. Così come succede con la Stazione spaziale internazionale, anche la stazione cinese diventa visibile ad occhio nudo, sotto favorevoli condizione di illuminazione, nelle prime ore della sera o appena prima dell’alba. Per l’osservazione di questi passaggi notturni, una sottorete di quattro camere Prisma è stata riconfigurata ad hoc, con il fine di ottenere informazioni sull’assetto di volo della nave cinese in base alle caratteristiche della sua luminosità apparente durante i suoi passaggi notturni. Le camere in questione sono quelle di Alessandria (ubicata presso l’Università del Piemonte Orientale), Genova (presso l’Osservatorio astronomico del Righi), Navacchio (PI), presso SpaceDys e infine alla stazione osservativa di Loiano dell’Osservatorio di astrofisica e scienza dello spazio dell’Inaf di Bologna.
«Nel corso della campagna osservativa, fra dicembre scorso e le scorse settimane, le osservazioni Prisma hanno permesso di dare importanti indicazioni sullo stato di assetto della Tiangong, rilevando in particolare il cambio drastico del suo regime di volo con il procedere dell’abbassamento di quota orbitale» aggiunge Buzzoni. «Sulla base di queste misure, possiamo concludere quindi che la stazione cinese ha mantenuto un regime di assetto stabile (forse controllato da sistemi automatici di bordo) fino a circa tre settimane fa, a cui è seguito certamente un cambio drastico, dove l’astronave potrebbe aver iniziato a “ruzzolare” su se stessa, risentendo ormai del tenue ma crescente effetto dell’attrito con gli strati più alti dell’atmosfera terrestre: forse il segnale più inequivocabile che l’esito fatale e’ vicinissimo…»
Per saperne di più:
- leggi su Media Inaf l’articolo: Conto alla rovescia per il rientro di Tiangong-1
- leggi su Media Inaf l’articolo: Inseguendo una Tiangong in banda radio