2375 GIORNI IN ORBITA

Tiangong-1, l’insuccesso che ha unito il mondo

Alle 2 e 16 minuti (ora italiana) del 2 aprile 2018 è finita l'attesa: il modulo spaziale cinese Tiangong 1 è caduto nell'Oceano Pacifico senza arrecare alcun danno a cose e persone

     02/04/2018

I dati orbitali e le possibili ultime traiettorie della Tiangong-1 a qualche ora dal suo rientro in atmosfera. Crediti: The Aerospace Corporation

C’era da aspettarselo: Tiangong-1 è caduta nelle vaste immensità di un oceano grande mezzo globo, ovvero il posto più probabile dove avrebbe potuto farlo. D’altra parte, il mondo, che diciamo sempre essere “piccolo” quando troviamo nostra zia al supermercato, evidentemente tanto piccolo non è per un oggetto lungo dieci metri che deve scegliere dove atterrare in cinquecento milioni di chilometri quadrati. Era Tiangong, semmai, ad essere piccola, uno spillo solo un po’ più tozzo in un pagliaio chiamato Terra. Eppure ci ha tenuto col fiato sospeso più di Cassini quando è ruzzolata su Saturno e il motivo è semplice: stavolta si trattava di noi. Erano in ballo possibili conseguenze, seppur minime, sulle nostre vite. E Tiangong ci ha forse deluso in questo? No, possiamo dire tranquillamente che delle conseguenze le ha avute, eccome, ma tutt’altro che catastrofiche.

Pur in questo finale così anonimo, dove i principali siti di tracciamento satellitare davano ognuno la sua versione dei fatti e per un paio d’ore non se ne è saputo nulla, Tiangong-1 ha rappresentato un goffo ed inoffensivo nemico dell’umanità. Una simbolica zanzara che tutto il castello, dal re ai maggiordomi, si è ingegnosamente attrezzato per inseguire e neutralizzare. In quel momento sono cadute le barriere sociali e c’è stato spazio solo per l’obiettivo dell’abbattimento di questa risibile ma fastidiosa minaccia.

Nel suo piccolo, Tiangong ha quindi rappresentato un banco di prova e di collaborazione tra 15 agenzie spaziali e un’altra infinità di enti che di solito si occupano di produrre, gestire ed affilare le armi. E se al mondo esiste un nobile motivo ed una giustificazione per il proliferare di tanta industria bellica è proprio il fatto che un giorno tutta questa potenza potrebbe servirci all’improvviso e tutta insieme.

Mai riusciremo a deviare un pianeta impazzito che ci viene addosso, o un asteroide di cinquanta chilometri di diametro, ma magari con un astro non troppo immenso potremmo riuscirci. Ebbene, in quel momento – che speriamo inutilmente non arrivi mai – servirà tutta la collaborazione che il mondo ha messo su Tiangong-1. Anzi, molta di più. Non parliamo poi di tutti gli errori e le mancanze tecniche e tecnologiche che sono emerse e la cui correzione appare inderogabile come ad esempio la probabile insufficienza di stazioni radar a terra in grado di tracciare l’oggetto istante per istante, perché pare lo abbiano fatto i satelliti ma con molte zone d’ombra e di incertezza. È probabilmente ora di fare pulizia non solo in casa ma anche in cortile togliendo di mezzo, ad esempio, un po’ di spazzatura spaziale.

Comunque, ora che è tutto finito e la paura è alle spalle, diciamoci la verità: abbiamo sperato che Tiangong, senza farci del male, decidesse di cadere proprio sull’Italia. Solo per mostrarsi e farci godere lo spettacolo del fuoco nel cielo, per fotografarlo, filmarlo, legarlo come ricordo ad una particolare fase della nostra vita, sia personale che di “genere umano”. Ora che, come ogni anno, abbiamo scoperto che il biglietto vincente della Lotteria di Capodanno l’ha vinto qualcun altro – ed anzi, fortunatamente stavolta non l’ha vinto proprio nessuno – finalmente possiamo buttarci in poltrona e ripercorrere, come un romanzo, la storia di Tiangong 1. Praticamente nessuno sapeva della sua esistenza fino al 2013, anno di uscita di Gravity, film – come ci ha raccontato Luca Perri in questo articolo su Mediainaf – in cui Sandra Bullock sale sulla Tiangong e la riporta rocambolescamente sulla Terra. Ma non era semplice fiction, perché la Tiangong-1 era realmente stata lanciata due anni prima, nel settembre 2011, a dimostrare che la Cina poteva competere con le grandi potenze per la conquista dello spazio. Nei media la cosa non ebbe molto risalto ma per gli addetti ai lavori fu una notizia piuttosto seguita.

Si trattava di una “stazione spaziale orbitante” come la ben più famosa Stazione Spaziale Internazionale, ma Tiangong 1 era ancora ad un livello sperimentale e, si sa, quando si contraddistingue con questa sigla un progetto, tutto può succedere e nessuno può dire o fare più di tanto in caso di problemi. Che infatti sono arrivati puntualissimi.

Nella primavera del 2016, a maggio, dopo che un astrofilo amatore americano l’aveva largamente osservato e previsto, l’annuncio ufficiale dei cinesi: la stazione spaziale Tiangong 1 è fuori controllo. Altrimenti detto: cadrà sulla Terra ma non sappiamo né quando né dove perché non risponde ai comandi. In quelle settimane il “range” previsto per il rientro in atmosfera era la seconda metà del 2017. Tutti pensavano già ad un Natale sotto la minaccia di Tiangong e, per la verità, i media generalisti se ne sono totalmente disinteressati per molti mesi.

Ma il mondo militare, scientifico e tecnologico non ha mai smesso di metterle gli occhi addosso fino alla grande attesa di queste settimane e all’epilogo di poche ore fa.