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Cheops il misura-pianeti va a Madrid

Superati con successo tutti i collaudi, il telescopio spaziale Cheops dell’Esa per la caratterizzazione dei pianeti extrasolari è ora pronto alla fase di integrazione. Nel 2019 il lancio dalla Guiana francese. Ne parliamo con due scienziati della missione, Isabella Pagano dell’Inaf di Catania e Roberto Ragazzoni dell’Inaf di Padova

     09/04/2018

Il telescopio Cheops nella camera pulita dell’Università di Berna. Crediti Thomas Beck / Universität Bern

Impacchettato in un contenitore hi-tech su misura, il telescopio spaziale Cheops (CHaracterising ExOPlanet Satellite) dell’Esa partirà domani, martedì 10 aprile, alla volta di Madrid, tappa fondamentale del viaggio che culminerà nel lancio a bordo di un razzo Soyuz – previsto a inizio 2019 – per essere lanciato in orbita, a 700 km di quota, a studiare i pianeti extrasolari. Scopo principale della missione sarà la misura fotometrica ad altissima precisione dei transiti, così da determinare con esattezza la dimensione di esopianeti con masse comprese fra quella della Terra e quella di Nettuno.

Satellite “low-cost” (50 milioni di euro da parte di Esa, circa 100 milioni complessivi) realizzato da un consorzio a guida svizzera formato da 11 paesi europei, Cheops ha un telescopio interamente made in Italy, progettato dagli osservatori Inaf di Padova e Catania e costruito – sotto la supervisione congiunta di Inaf e Asi – nei laboratori della Leonardo Spa con la collaborazione di Thales Alenia Space e Medialario di Bosisio Parini. Ora che lo strumento ha superato a pieni voti tutte la fasi di collaudo, compreso il delicatissimo “test di vibrazione”, ciò che lo attende a Madrid, nei laboratori spagnoli della Airbus Defense and Space, è l’integrazione nel payload, la piattaforma che sostiene il telescopio e gli consente di funzionare nello spazio. Dopodiché, superati gli ultimi collaudi, tornerà un’ultima volta in Svizzera per un test di vibrazione conclusivo e verrà infine spedito alla base di lancio dell’Esa a Kourou, nella Guiana francese.

Roberto Ragazzoni (Inaf Padova) e Isabella Pagano (Inaf Catania). Fonte: Cheops_it/Twitter

«Sebbene manchi circa un anno al lancio, la consegna del telescopio è un traguardo importante, cui siamo giunti dopo quasi cinque anni di intensissimo lavoro corale fatto di brainstorming, simulazioni, costruzione di modelli, lunghe ore in laboratorio, interminabili riunioni in videoconferenza o in giro per l’Europa. Un gruppo di lavoro affiatato, cui va il merito dei risultati ottenuti», ricorda a Media Inaf Isabella Pagano dell’Inaf di Catania, responsabile in Italia per Cheops e project manager del telescopio.

«Adesso è il momento per affinare il programma scientifico che sarà svolto nei tre anni della missione», aggiunge l’instrument scientist del telescopio, Roberto Ragazzoni, direttore dell’Inaf di Padova. «Si cercherà di ottenere misure più accurate di quelle disponibili al momento della densità di un gran numero di pianeti per capirne la struttura interna e la possibilità che essi abbiano una atmosfera. I dati raccolti da Cheops saranno unici e preziosi per individuare i pianeti dove potrebbe essersi sviluppata la vita e più in generale per comprendere i meccanismi di formazione dei mondi attorno alle stelle più disparate».

Correzione del 9 aprile 2018: rispetto alla versione iniziale, abbiamo precisato che il costo di 50 milioni di euro si riferisce al solo contributo Esa, mentre il costo complessivo è di circa 100 milioni di euro.