Il Telescopio nazionale Galileo (Tng) è entrato in una nuova fase della sua ventennale vita. Si è infatti appena concluso un processo di ideazione e selezione dei programmi scientifici che saranno il cuore dell’attività del telescopio nell’immediato futuro. E proprio in questi giorni di aprile stanno prendendo il via due progetti di grande valore scientifico che, nei prossimi anni, impegneranno una frazione importante del tempo complessivo di osservazioni disponibili al Tng. Si tratta di progetti ideati e proposti da due team guidati da altrettante ricercatrici dell’Istituto nazionale di astrofisica. Entrambi i programmi di ricerca useranno Giarps, la nuova configurazione che unisce i due spettrografi ad alta risoluzione Harps-N (che analizza la luce visibile) e Giano-B (che invece utilizza la radiazione nel vicino infrarosso).
Il primo progetto, che continua una esperienza portata avanti con successo negli ultimi cinque anni, ha l’ambizioso obiettivo di scoprire e studiare molti nuovi pianeti intorno alle stelle vicine al nostro Sole. Questo programma, che renderà il Tng uno straordinario “cacciatore di pianeti”, ha un duplice scopo. Il primo è osservare con continuità molte stelle per identificare il debole segnale dovuto alla presenza di altri mondi che orbitano intorno a loro. Il secondo è quello di studiare le atmosfere dei pianeti già noti per studiarne la composizione, capire come si sono formati e aprire la strada a futuri strumenti che permetteranno anche di scoprire tracce di vita eventualmente presenti nell’atmosfera.
«Con questo progetto, cui lavora gran parte della comunità esoplanetaria italiana, la ricerca sui pianeti extrasolari con il Tng entrerà in una fase più matura», dice Giusi Micela, astronoma dell’Inaf di Palermo e responsabile scientifica del programma di ricerca. «Useremo al meglio la modalità Giarps, che permette di usare simultaneamente gli spettrografi ottico e infrarosso Harps-N e Giano, consentendoci di distinguere facilmente i segnali dovuti alla presenza dei pianeti dai segnali dovuti alla variabilità stellare e di studiare la composizione delle atmosfere di pianeti molto diversi dal nostro. Questo approccio ci darà la possibilità di osservare pianeti attorno a stelle giovani e quindi di tracciarne i meccanismi di formazione ed evoluzione».
Il secondo programma si propone di studiare la composizione chimica delle stelle nel disco della nostra galassia e di ottenere una mappa ad alta risoluzione della distribuzione dei principali elementi chimici più pesanti dell’idrogeno e dell’elio, che gli astronomi chiamano genericamente “metalli”. Questo studio, insieme alle informazioni complementari fornite dalla missione Gaia dell’Esa, permetterà di ricostruire la storia di formazione ed evoluzione della galassia e capire in che modo si sono formati gli elementi chimici che oggi compongono il nostro e gli altri pianeti della Via Lattea. «A questo progetto contribuiscono più di 30 scienziati, molti dei quali ricercatori Inaf, con una partecipazione importante di giovani promesse», ricorda Livia Origlia, dell’Inaf di Bologna, alla guida scientifica della campagna osservativa. «Il nostro obiettivo è sfruttare al massimo le capacità degli spettrografi ad alta risoluzione del Tng per ottenere informazioni uniche e cruciali per la comprensione dell’evoluzione fisica e chimica della nostra galassia».
Per Ennio Poretti, recentemente insediatosi alla direzione del Tng, non poteva esserci una partenza migliore. «È un grande onore e piacere iniziare la mia avventura di direttore con questa nuova fase dell’uso del Tng», commenta. «L’ampio spettro coperto da Giarps pone il nostro telescopio fra le strutture all’avanguardia per questo tipo di ricerche. Assicurare lo svolgimento di due programmi scientifici così ambiziosi sarà un’esperienza stimolante per tutti».
«La selezione di questi due progetti chiude un ciclo iniziato l’anno scorso, in cui la comunità italiana ha ragionato su come usare al meglio il nostro telescopio nazionale», conclude Adriano Fontana, dirigente di ricerca dell’Istituto nazionale di astrofisica e responsabile dell’unità tematico-gestionale “ottico e infrarosso” della direzione scientifica Inaf. «Questo processo è iniziato con il congresso nazionale tenuto a Padova un anno fa, è continuato con l’opera di molti gruppi di ricerca che hanno proposto idee scientificamente molto interessanti per usare il telescopio. La selezione dei migliori tra questi progetti è stata molto difficile, e ha richiesto un doppio passaggio con due giurie di valutatori internazionali e italiani. Tutti i valutatori hanno sottolineato l’elevato valore delle proposte presentate, ed è veramente un peccato che non si potessero portare avanti tutte. Sono veramente contento però che alla fine siano risultati vincitori i due progetti guidati da nostre colleghe, e che ribadisce il grande valore delle astronome che lavorano nell’Inaf».