L’Esa e la Nasa stanno programmando il prossimo ambizioso passo da fare verso Marte. La presenza dei rover sulla superficie marziana ci ha dato una nuova prospettiva sulla possibilità che Marte sia abitabile. Si è visto che ci sono, infatti, tutte le condizioni perché esistano nicchie in cui la vita possa essersi adattata: sono proprio queste regioni che bisogna studiare. Marte era simile alla Terra, ha avuto una storia comune, almeno all’inizio della formazione del Sistema solare. Ma qualcosa sembra essere andato storto. Oggi Marte è un pianeta arido e sterile, almeno in superficie.
Il sottosuolo marziano sembra però riservarci alcune sorprese. L’acqua è ancora oggi abbondante, ma si trova nel sottosuolo sotto forma di permafrost. Può la vita aver colonizzato queste regioni? Qual è la relazione tra la vita e l’ambiente marziano? Per rispondere a queste domande, dopo la missione europea ExoMars dobbiamo compiere un altro ambizioso passo: riportare sulla Terra frammenti di Marte raccolti nel sottosuolo. Per questo motivo si sta tenendo in questi giorni, a Berlino, il secondo congresso su Mars Sample Return: un incontro dedicato al confronto su tutti gli aspetti scientifici ai quali bisognerà dare una risposta e i problemi tecnologici che sarà necessario superare per riportare a terra campioni marziani.
Per compiere questo salto tecnologico, è presente qui al congresso – oltre alle grandi agenzie spaziali di tutto il mondo, Asi inclusa – la compagnia privata SpaceX, che conta di giocare un ruolo primario nell’esplorazione e colonizzazione di Marte. Qui a Berlino SpaceX vuole dire la sua, dando un’accelerata al processo di realizzazione della missione e puntando a una notevole riduzione dei costi. Giusto quello di cui abbiamo bisogno. E con la prospettiva di mandare la prima colonia umana su Marte.
Un’altra problematica tutta nuova per l’Europa è capire dove riporre i campioni una volta rientrati a terra, ovvero progettare e realizzare la Sample Curation Facility: un’infrastruttura europea dove poter mantenere i campioni nelle loro condizioni originarie senza causare alcuna alterazione. Un’infrastruttura che dovrà anche rappresentare – aspetto cruciale – il luogo più sicuro dove condurre tutte le possibili analisi per verificare la presenza di vita nei campioni marziani, e della quale si sta analizzando la fattibilità attraverso progetti come Euro-Cares.
Finanziato dalla Comunità europea nell’ambito del programma H2020 per lo studio di fattibilità della Sample Curation Facility europea, Euro-Cares è durato tre anni, con la partecipazione di scienziati e ingegneri provenienti da centri di ricerca e industrie aerospaziali europee. Quindi non solo tecnologia per lo spazio ma anche per un’infrastruttura posta sulla Terra dove condurre tutte le più accurate analisi sui campioni marziani. Due aspetti complementari ma entrambi necessari, che serviranno per realizzare questo nuovo ambizioso traguardo nell’esplorazione del Sistema solare.
John Robert Brucato, astrofisico all’Inaf di Firenze, partecipa al congresso presentando lo studio Euro-Cares.
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