PRIMA IMMAGINE DI UNA SUPERSTITE

Hubble cattura il ladro nella coppia stellare

La fotografia scattata dall'osservazione spaziale di Sn 2001ig è finora la prova migliore del fatto che le supernove di tipo IIb abbiamo origine in sistemi binari. Per la prima volta è stato possibile ottenere un'immagine della stella che ha causato l’evento distruttivo

     27/04/2018

Dopo 17 anni dalla prima osservazione, Hubble è riuscito a “catturare” la stella che ha provocato l’esplosione di supernova 2001ig a 40 milioni di anni luce di distanza nella galassia Ngc 7424, nella costellazione meridionale della Gru. Crediti: Nasa, Esa, S. Ryder (Australian Astronomical Observatory), and O. Fox (STScI)

Utilizzando le potenti ottiche del telescopio spaziale Hubble di Nasa ed Esa, un gruppo di astronomi ha fotografato la stella responsabile dell’esplosione di una supernova a 40 milioni di anni luce da noi nella galassia Ngc 7424 (costellazione della Gru). Si trattava di un sistema binario (cioè di una coppia di stelle) la cui esistenza è arrivata alla fine quando una delle due – la compagna della stella progenitrice – ha cominciato a sottrarre quasi tutto l’idrogeno dall’involucro stellare della stella ormai condannata all’esplosione. La catastrofe è avvenuta al termine di un processo durato milioni di anni, durante il quale la stella principale è stata letteralmente “derubata” di tutto il materiale stellare fino all’esplosione. Finora, però, non era mai stato trovato il colpevole di tale “furto”: Hubble è stato in grado di immortalare per la prima volta la stella binaria superstite.

Sn 2001ig è stata avvistata per la prima volta nel 2001 da un astronomo australiano non professionista, e un anno dopo è stata osservata e localizzata dal Very Large Telescope cileno dell’Eso. È stata classificata successivamente come supernova di tipo IIb (si legge due-bi), una categoria relativamente rara di esplosioni che si origina dal collasso di stelle giganti. Non è ancora stato chiarito come queste supernove perdano il loro involucro esterno. Anni fa si riteneva che provenissero da stelle singole con venti molti forti che spingevano via il guscio di gas. Senza osservazioni a supporto di questa teoria, gli esperti hanno ipotizzato che si potesse trattare di sistemi binari, e normalmente le stelle massicce – o anche più grandi – si trovano molto vicino ad altre stelle. Le recenti osservazioni confermano che questo tipo di esplosioni originano in sistemi binari.

Una nuova campagna osservativa è stata portata avanti nel 2004 con il Gemini South Observatory, quando i ricercatori hanno percepito la presenza della compagna superstite. Con queste nuove coordinate, Stuart Ryder e il suo gruppo di ricercatori dell’Australian Astronomical Observatory (Aao) sono riusciti a puntare Hubble, a 12 anni dall’evento, nella direzione giusta. E grazie alla potenza di questo storico telescopio spaziale, alla sua alta risoluzione e alla sua sensibilità nell’ultravioletto è stato così possibile determinare – nel 2016 – la posizione della stella “ladra”, quando ormai il bagliore dell’esplosione del 2001 stava svanendo. 

Ma come è sopravvissuta la stella compagna dopo l’esplosione di quella principale? La superstite era avvolta da un denso guscio di gas al momento del drammatico evento in parte da essa stessa innescato, e al momento del passaggio dell’onda d’urto questo strato “gelatinoso” ha protetto il nucleo stellare dalla distruzione. L’obiettivo, anche grazie all’aiuto che in futuro verrà dal James Webb Space Telescope, è ora quello di cercare tutte le stelle superstiti da esplosioni di supernove di tipo IIb.

Per saperne di più: