Come di consueto, alla fine sono rimaste in tre. Ed è in questa rosa che, nell’arco di tre o quattro anni, verrà scelta quella destinata a diventare la quinta missione scientifica di taglia M del programma Cosmic Vision dell’Agenzia spaziale europea (Esa), con lancio previsto nel 2032. L’annuncio è stato reso ufficiale oggi, e le tre sopravvissute alla dura selezione – le proposte erano in tutto 25 – si chiamano EnVision, Spica e Theseus.
Tutt’e tre le finaliste, ha sottolineato il direttore del programma scientifico Esa Günther Hasinger, hanno un alto valore scientifico e tutte le carte in regola per garantire all’Europa di mantenere la propria expertise nei campi, rispettivamente, delle scienze planetarie, dell’astrofisica e della cosmologia. Andiamo dunque a conoscerle un po’ più da vicino con l’aiuto di alcuni dei loro protagonisti.
Raccogliendo l’eredità di Venus Express, EnVision – che prevede anche la partecipazione della Nasa – si propone di realizzare una mappatura della superficie di Venere e di ottenere immagini radar dettagliate del pianeta. «EnVision contribuirà a rispondere a una domanda fondamentale legata alla comprensione delle motivazioni per cui Venere, che per le sue dimensioni e la sua posizione nel Sistema solare può essere considerato un pianeta gemello al nostro, abbia avuto un’evoluzione così diversa dalla Terra», spiega a Media Inaf Lorenzo Bruzzone dell’Università di Trento, membro del core team di EnVision e responsabile di uno dei quattro strumenti della missione, il subsurface radar sounder (un radar capace di penetrare la superficie per studiare il sottosuolo di Venere). «Sappiamo molto su Marte, ma abbiamo ancora una conoscenza limitata su Venere che questa missione arricchirà in maniera sostanziale. Tra gli altri obiettivi scientifici specifici, EnVision permetterà di determinare la natura e lo stato attuale dell’attività geologica su Venere – inclusa l’attività vulcanica – e di comprendere la sua relazione con l’atmosfera venusiana».
La formazione di stelle e galassie è invece l’obiettivo di Spica, un progetto congiunto europeo e giapponese che mira a proseguire, migliorandolo in modo significativo, il lavoro intrapreso dalle missioni Spitzer della Nasa e Herschel dell’Esa. «Con i suoi due metri e mezzo di diametro, Spica sarà il primo grande telescopio infrarosso raffreddato a temperature di 8 kelvin, e potrà acquisire spettroscopia tra 12-240 micron di tutte le sorgenti misurate con Herschel e Spitzer in fotometria, con sensibilità spettroscopica cento volte migliore. Gli obiettivi primari sono tre: l’evoluzione delle galassie attraverso misure spettroscopiche nell’infrarosso», elenca Luigi Spinoglio dell’Inaf Iaps di Roma, responsabile italiano di Spica e coordinatore del Galaxy Evolution Working Group della missione, «capaci di “vedere” ambienti otticamente oscurati da polvere dove avviene la formazione stellare e l’accrescimento su buchi neri supermassivi; i campi magnetici nelle regioni di formazione stellare con imaging polarimetrico a 100-300 micron; l’evoluzione dei dischi protoplanetari in sistemi planetari, con spettroscopia infrarossa».
Infine c’è Theseus, l’unica a guida italiana fra le tre missioni. Il suo obiettivo è rispondere a domande enormi, quali: come ha avuto inizio l’universo? E di che cosa è fatto? Per riuscirci, si concentrerà in particolare sui Grb, i lampi di raggi gamma (gamma ray bursts), che si propone di intercettare già a partire da quando l’universo aveva appena un miliardo di anni. «Theseus sarà una macchina potentissima e senza precedenti per la rivelazione, la localizzazione accurata (dal minuto al secondo d’arco), la misura del redshift e la caratterizzazione di tutte le classi di gamma ray bursts – lunghi, corti, ad alto redshift, sub-energetici – e transienti X», promette Lorenzo Amati dell’Inaf Oas di Bologna, principal investigator della missione. «Questo permetterà di sfruttare finalmente le grandi potenzialità dei gamma ray bursts per la cosmologia, in particolare lo studio dell’universo primordiale, e di fornire un contributo fondamentale all’astrofisica time-domain e multi-messenger, in eccellente sinergia con le grandi facilities previste per il prossimo decennio, fa le quali Lsst, Elt, Ska, Cta, aLigo aVirgo, Kagra, Et e Km3NeT».
«Tre missioni scientifiche, queste rimaste oggi in corsa dopo la selezione dell’Agenzia spaziale europea, che vedono direttamente coinvolto il nostro Paese. E in particolare l’Inaf, della cui comunità fanno parte il responsabile per l’Italia di Spica e addirittura il principal investigator di Theseus», osserva Nichi D’Amico, presidente dell’Istituto nazionale di astrofisica. «Un risultato che va ad aggiungersi al poker formato da Solar Orbiter, Euclid, Plato e Ariel – le tre missioni di classe media Esa già selezionate per il lancio nel prossimo decennio – confermando per l’astrofisica italiana un ruolo da protagonista a livello mondiale».
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