Mercoledì 16 maggio si celebra la prima Giornata mondiale della luce, proclamata dall’Unesco a seguito del successo ottenuto durante l’Anno internazionale della luce nel 2015. In quest’occasione, l’Inaf di Torino e Infini.to espongono i progetti vincitori e le migliori immagini selezionate dalla giuria del concorso “2015: Anno della Luce – Cosmografie: spazio cosmico ed immaginario poetico”, un’iniziativa della sede torinese dell’Istituto nazionale di astrofisica e di Phos (Centro polifunzionale per la fotografia e le arti visive) promossa proprio nel 2015 per celebrare l’Anno internazionale della luce e 100 anni della teoria della relatività generale, confermata proprio grazie alle misure di deflessioni della luce stellare da parte del Sole.
«La mostra che proponiamo include in totale 36 foto. L’esposizione si avvale di un libro di artista contenente i progetti vincitori e le immagini selezionate dalla giuria (86 in tutto), e si presta ad essere itinerante», dice Mariateresa Crosta, ricercatrice all’Inaf di Torino e curatrice scientifica della mostra.
Foto che invitano a indagare il significato della luce, sottolineando in particolare due aspetti: quello tecnologico, inerente alla dematerializzazione progressiva degli oggetti che ci circondano, sempre più spesso “fatti di luce’ (come è possibile evincere dall’uso quotidiano degli strumenti informatici, nonché dall’uso di tecniche digitali per l’esplorazione astrofisica) e quello empirico-naturale, in relazione al quale la luce è innanzitutto fonte di calore e di vita, da sempre connessa, tramite l’osservazione degli astri, non solo al sentimento del sacro e a un’emotività ancestrale, ma anche all’esigenza di orientamento e conoscenza.
«La mia selezione si è basata sull’impatto emotivo suscitatomi e sull’associazione con l’astrofisica», spiega Crosta, «nonché sulle celebrazioni del 2015. “Chi dorme non piglia stelle” – titolo della foto di Michele Battistuzzi – sintetizza bene il mestiere dell’astronomo. Alberto Ceresa materializza con maestria forme per “fenomeni cosmici imprevisti” o voragini “attraverso l’iperspazio”. La foto di Cinzia Naticchioni Rojas colpisce in particolare per la simultanea staticità e dinamicità, entrambe proiettate in uno spazio a riposo cartesiano, ritagliato da rettangoli di luce, dove le ombre del volo degli uccelli registrano le proprie posizioni. Le immagini di Brigida Lunetta, invece, creano attraverso luce e ombre inganni e similitudini tra oggetti, predisponendo a un diverso approccio speculativo e a nuovi riflessioni».
«Non sempre è stata immediata la comprensione empatica. Ad esempio le foto di Violetta Tonolli», continua Crosta, passando in rassegna altre opere selezionate. «Sono una sequenza di immagini (da domenica a sabato, tranne venerdì) su fondo completamente scuro, contenenti solo una piccola finestra che illumina interni di vita “altra”, immagini frammentate, diverse ogni giorno. Assomigliano a una sequenza di pixel di una camera fotografica, un po’ quello che analizziamo noi astronomi quando decodifichiamo in curve di luce i fotoni registrati sui pixel dei nostri strumenti, in istanti diversi, per scoprire (o meglio “spiare”) pezzo dopo pezzo realtà “altre”, “diverse”, che prima di allora non ci appartenevano. In ultimo, “Media being” di Francesco Dabbicco si illumina dei suoi stessi contenuti e credo si commenti ironicamente da sola».
La mostra (curatela artistica di Enzo Obiso, direttore artistico di Phos) è esposta all’interno del museo di Infini.To, adiacente all’Osservatorio astrofisico dell’Inaf di Torino. È visitabile liberamente dal 16 maggio 2018.