Cinquanta galassie passate al setaccio dal telescopio spaziale Hubble di Nasa ed Esa, per raccogliere informazioni uniche su come si formano ed evolvono le stelle. È questo l’obiettivo del progetto Legus (Legacy ExtraGalactic UV Survey) portato avanti da un gruppo internazionale di ricercatori del quale fanno parte astronome e astronomi italiani, come Monica Tosi dell’Istituto nazionale di astrofisica. Il team ha appena reso disponibile quella che ad oggi è la più accurata e completa visione nell’ultravioletto di galassie con formazione stellare nel nostro vicinato cosmico, una raccolta di immagini di cinquanta galassie osservate in varie bande di radiazione da Hubble e integrate da un esteso catalogo delle stelle e degli ammassi stellari presenti in trenta di esse. Una grande mole di dati accurati su astri massicci e giovani.
«Prima del nostro non era mai stato realizzato un catalogo di stelle e ammassi stellari che includesse osservazioni alla luce ultravioletta», spiega Daniela Calzetti dell’Università del Massachusetts ad Amherst, che ha guidato l’indagine. «La luce ultravioletta è un importante tracciante delle popolazioni di stelle più giovani e più calde, grazie alle quali gli astronomi riescono a ricavare l’età delle stelle e ricostruire completamente la storia stellare».
Gli scienziati hanno selezionato gli obiettivi della survey Legus tra 500 galassie con distanze comprese tra 11 e 58 milioni di anni luce, già individuate con precedenti osservazioni da Terra e dallo spazio. Le osservazioni sono state condotte con la Wide Field Camera 3 e l’Advanced Camera for Surveys di Hubble che hanno raccolto per un anno immagini in luce visibile e ultravioletta delle galassie, affiancandole con riprese d’archivio, così da fornire la più completa panoramica possibile, risolvendo le loro stelle più massicce del sole e identificando i loro ammassi stellari.
«Le osservazioni nell’ultravioletto, fattibili solo con Hubble, sono particolarmente adatte a studiare oggetti molto giovani e molto caldi – sottolinea Monica Tosi – e possono dare informazioni senza precedenti sui processi di formazione stellare recenti, sull’evoluzione delle galassie stesse e anche sulle galassie dell’universo bambino. A causa dell’espansione dell’universo stesso e del conseguente spostamento verso il rosso delle lunghezze d’onda emesse da oggetti molto lontani, la fotografia che abbiamo in ultravioletto delle galassie vicine corrisponde anche a quella delle galassie primordiali viste da qui. Con 8000 ammassi stellari e 39 milioni di stelle risolte in 50 galassie, questi cataloghi potranno quindi essere utilissimi a chi studia i processi di formazione stellare e l’evoluzione delle stelle massicce, ma anche a chi studia le galassie primordiali. Un lascito prezioso che solo Hubble poteva darci».
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