La sede dell’Agenzia spaziale italiana, a Roma, ha ospitato oggi il Gaia Science Day, evento dedicato al contributo italiano alla missione Esa che punta a realizzare una mappa tridimensionale della nostra galassia, rivelandone la composizione, la formazione e l’evoluzione.
Grazie all’analisi dei dati della recente seconda release del satellite Gaia, la quale ha fornito informazioni accurate sulla posizione e sul movimento di centinaia di milioni di stelle, gli astronomi dell’università di Groningen (Paesi Bassi) hanno scoperto i resti di eventi di fusione nell’alone della Via Lattea – la nube sferica di stelle che circonda il disco principale e il rigonfiamento della nostra galassia. Cinque piccoli gruppi di stelle sembrano essere traccia di fusioni con galassie più piccole, mentre un grande blob comprendente centinaia di stelle sembra essere il residuo di un grande evento di fusione.
«Il nostro obiettivo è studiare come si è evoluta la Via Lattea», afferma Helmer Koppelman, dottorando nel gruppo di ricerca della professoressa Amina Helmi, coinvolta nella missione Gaia sin dal suo inizio. Koppelman ha iniziato ad analizzare i dati appena avvenuta la release e ha pubblicato una versione preliminare dell’articolo solo otto giorni dopo. Lo studio è stato poi pubblicato ieri, 12 giugno, su The Astrophysical Journal Letters.
L’idea è che le galassie più grandi si formino per fusione di galassie più piccole. «Una delle domande è se a fondersi siano molte galassie piccole o poche di grandi dimensioni», continua Koppelman. Poiché si pensa che molte stelle nell’alone della Galassia siano resti delle fusioni, Koppelman e colleghi si sono concentrati su di esse.
«Abbiamo raccolto informazioni dalle stelle entro 3.000 anni luce dal Sole, poiché l’accuratezza della posizione e del movimento è più alta per le stelle che sono vicino a noi», spiega Koppelman. Il primo passo è stato quello di filtrare le stelle dal disco della Via Lattea. «Queste stelle si muovono attorno al centro del disco, quindi sono facilmente identificabili». Rimangono così circa 6.000 stelle.
Calcolandone la traiettoria, i ricercatori hanno identificato le stelle con un’origine condivisa. «Abbiamo scoperto cinque piccoli cluster che crediamo siano resti di cinque eventi di fusione.». Tuttavia, molte delle stelle rimanenti sembrano avere una storia condivisa. «Queste stelle formano un enorme blob con un movimento retrogrado rispetto al disco. Ciò suggerisce che siano il risultato di una fusione con una grande galassia. In effetti, crediamo che questo evento di fusione debba aver rimodellato il disco nella nostra Via Lattea», dice Koppelman. È ora in corso uno studio più dettagliato sulla natura di tale fusione. «In questo momento, possiamo dire che la nostra Via Lattea è stata plasmata da un massiccio evento di fusione e da alcune fusioni più piccole».
Koppelman ha anche cercato stelle appartenenti alla corrente stellare di Helmi, che prende il nome dal suo supervisore di dottorato – Helmi, appunto – che la ha identificata nel 1999 come il residuo di un evento di fusione. «Finora erano state identificate meno di venti stelle appartenenti alla corrente stellare di Helmi. I dati di Gaia hanno aggiunto oltre un centinaio di nuove stelle». Un’ulteriore analisi dovrebbe chiarire la natura della galassia che la ha prodotta. «Vedremo anche le stelle oltre i 3.000 anni luce per scoprire più membri delle diverse correnti che abbiamo identificato. Insieme alle simulazioni di evoluzione della galassia, questo dovrebbe darci nuove e interessanti conoscenze sull’evoluzione della Via Lattea», conclude Koppelman.
Per saperne di più:
- Leggi su The Astrophysical Journal Letters l’articolo “ One large blob and many streams frosting the nearby stellar halo in Gaia DR2” di Helmer H. Koppelman, Amina Helmi, Jovan Veljanoski.
Guarda anche il servizio video di MediaInaf TV sul contributo italiano alla misisone Gaia: