L’anno scorso, un team prevalentemente italiano aveva individuato per la prima volta in modo inequivocabile tracce di materiale organico sulla superficie di Cerere, il corpo celeste più grande tra quelli che popolano la fascia principale di asteroidi del Sistema solare.
Ora, una nuova analisi degli stessi dati – condotta dalla Brown University di Providence, Usa, e recentemente pubblicata su Geophysical Research Letters – indica che la concentrazione di materiale organico potrebbe essere molto superiore.
La scoperta originale di sostanze organiche su Cerere è stata realizzata utilizzando lo spettrometro italiano Vir a bordo della sonda Dawn. Analizzando il modo in cui la luce solare interagisce con la superficie, ovvero distinguendo accuratamente quali lunghezze d’onda vengono riflesse e quali invece assorbite da un determinato punto del terreno, gli scienziati possono avere un’idea di quali composti sono presenti su Cerere.
Lo strumento Vir ha captato un segnale coerente con molecole organiche, in particolare composti alifatici, in un’ampia regione in prossimità del cratere Ernutet, nell’emisfero settentrionale di Cerere. Confrontando i dati di Vir con spettri di riflettanza ottenuti in laboratorio su materiale organico terrestre, i ricercatori della scoperta originale hanno potuto stimare nel sito di Cerere la presenza di una percentuale di molecole organiche compresa tra il 6 e il 10 per cento.
Nel nuovo studio, i ricercatori della Brown University hanno riesaminato gli stessi spettri utilizzando uno standard di riferimento diverso. Invece di basarsi su rocce terrestri per interpretare i dati, il team ha optato per rocce di origine extraterrestre, ovvero meteoriti. I risultati della nuova ricerca dimostrano che la riflettanza spettrale dei prodotti organici extraterrestri è distinta da quella delle controparti terrestri.
«Quello che abbiamo scoperto è che se prendiamo come modello per analizzare Cerere un composto organico extraterrestre, che può rappresentare un analogo più appropriato rispetto a quelli che si trovano sulla terra, dobbiamo aspettarci molto più materiale organico su Ceres per spiegare la forza di assorbimento spettrale che ci vediamo nei dati», spiega Hannah Kaplan, prima autrice del nuovo studio. «Abbiamo stimato che tra il 40 e il 50 per cento del segnale spettrale che vediamo provenire da Cerere sia riconducibile a materiale organico. È un’enorme differenza rispetto alla percentuale tra il 6 e il 10 per cento precedentemente calcolata basandosi sui composti organici terrestri».
Secondo gli autori, il nuovo metodo di analisi potrebbe essere utile non solo per determinare l’origine, esogena o endogena, del materiale organico su Cerere, ma anche per fornire un più corretto standard di riferimento per le missioni di campionamento di asteroidi. In particolare, la sonda Hayabusa 2, dell’agenzia spaziale giapponese Jaxa, che sta raggiungendo l’asteroide Ryugu verso cui è diretta; e la missione Nasa Osiris-Rex, che dovrebbe approdare a Bennu il prossimo agosto.
Per saperne di più:
- Leggi su Geophysical Research Letters l’articolo “New constraints on the abundance and composition of organic matter on Ceres“, di Hannah H. Kaplan, Ralph E. Milliken, Conel M. O’D. Alexander
- Leggi su Science l’articolo “Localized aliphatic organic material on the surface of Ceres“, di M. C. De Sanctis, E. Ammannito, H. Y. McSween, A. Raponi, S. Marchi, F. Capaccioni, M. T. Capria, F. G. Carrozzo, M. Ciarniello, S. Fonte, M. Formisano, A. Frigeri, M. Giardino, A. Longobardo, G. Magni, L. A. McFadden, E. Palomba, C. M. Pieters, F. Tosi, F. Zambon, C. A. Raymond e C. T. Russell