Giorgio Palumbo, uno dei maggiori protagonisti dell’astrofisica delle alte energie in ambito internazionale, ci ha lasciati il 20 giugno. Palumbo era nato nel 1939 a Torino dove ha conseguito la laurea in Fisica. Dopo aver ottenuto il dottorato di ricerca all’Università di Calgary (Canada), è stato dapprima ricercatore del Consiglio Nazionale delle Ricerche, per poi diventare professore associato, poi ordinario, presso il Dipartimento di Astronomia dell’Università di Bologna, dipartimento di cui ha ricoperto il ruolo di direttore dal 2006 al 2009.
«Apprendiamo con tanta tristezza della scomparsa di Giorgio Palumbo,scienziato e uomo di cultura di grande spessore, e riferimento autorevole della nostra comunità», ha detto Nichi D’Amico, presidente dell’Inaf. «Ho avuto il privilegio e il piacere di conoscerlo durante gli anni trascorsi a Bologna e voglio ricordare a tutti una sua battuta. Con la sua aria sorniona e affabile, mi disse che a lui bastava vedere come un giovane si muove, come cammina, per percepirne e valutarne il talento. Era vero. Giorgio è stato un grande allevatore di talenti e a lui dobbiamo la crescita di interi filoni di ricerca, autorevoli e prestigiosi. Alla famiglia, agli amici e colleghi, un abbraccio affettuoso».
Alcuni dei suoi tanti colleghi ed ex studenti hanno inviato un breve scritto per ricordare Palumbo qui su Media Inaf.
Massimo Cappi: «Mi si chiede di scrivere qualcosa in ricordo di Giorgio…in italiano….cosa di cui Giorgio sarebbe stato molto spaventato (quando lesse la mia tesi di laurea, fu per lui un trauma che raccontò per anni). L’emozione del momento è molto grande quindi mi è difficile allineare due frasi compiute di fila. Vi mando dunque due parole, scritte da mia moglie a delle nostre amiche per spiegar loro l’accaduto, che rendono bene l’idea di cosa fosse Giorgio per me/noi tutti, e che vorrei condividere con voi:
“Oggi Giorgio Palumbo, astrofisico e padre scientifico (e non solo) di Massimo, se n’è andato. Dopo un incidente in macchina, di schianto. Quando 2 anni fa lo introdussi a Ravenna per la sua conferenza sul “volo, da Dante alla stazione spaziale”, dissi che che Giorgio aveva sulla coscienza generazioni di astrofisici, di cui alcuni ancora precari ed in giro per il mondo, che avevano scelto quel mestiere per colpa del suo corso, che li aveva innamorati troppo.
Il più innamorato era proprio Massimo che a Giorgio deve quasi tutto. Il giorno del nostro matrimonio Giorgio mi disse che mi consegnava Cappi, che era il più bravo ad interpretare gli spettri, ma non sapeva se questo potesse essere utile in casa, “sono dubbioso ma vedrai tu”. Giorgio lascia due figli, una nipote e una ex-moglie. La sua amata seconda moglie, la bella Franca è già là che lo aspetta, ma credo che anche dall’altra parte se lo godrà poco. L’anno scorso è morto il suo compagno di merende astrofisiche Giovanni Bignami e quest’anno pure Stephen Hawking, troppo affollato. Comunque Giorgio era ateo. Pulvis et umbra sumus. Dalle polvere di stelle veniamo a quelle torniamo. Che lo spazio ti sia lieve Giorgio”.
Ti saluto Giorgio, sono stato fortunato ad incrociarti. Con tutta la mia stima, affetto e riconoscenza».
Roberto Della Ceca: «Ci eravamo lasciati un paio di settimane fa quando, dopo un meeting sulle Alte Energie allo OAS di Bologna, mi aveva accompagnato in stazione. Ci eravamo lasciati con l’intenzione di rivederci al più presto a Roma; mai avrei immaginato che quella sarebbe stata l’ultima volta. Il giorno prima avevo passata una splendida serata in sua compagnia parlando di scienza, e di molto altro. Mi disse più volte di quanto fosse orgoglioso dei suoi studenti e di come, molti di essi, avessero recepito in pieno i suoi insegnamenti.
Nel 2009 ebbi il privilegio di dare un talk per il suo settantesimo compleanno ad un meeting internazionale a Bologna. Il titolo del mio intervento era “Giorgio and his students” e quindi, da buon studente studiai il caso “Palumbo”. I numeri che vennero fuori erano impressionanti: più di 150 tra tesi di laurea o dottorato, con argomenti tra i più disparati tra di loro (raggi cosmici, Agn, ammassi di galassie, interstellar medium, tecnologia) ed osservazioni che coprivano l’intero intervallo elettromagnetico. Venne anche fuori che circa il 30% dei suoi studenti avevano ottenuto una posizione permanente nel campo!!! Giunto oramai a più di metà della mia carriera scientifica posso solo essere ammirato ed impressionato da questi numeri. La sua passione per la scienza era palpabile e Giorgio è stato un “untore” molto contagioso.
Mi (ci) mancheranno i suoi insegnamenti scientifici ma soprattutto mi (ci) mancherà la sua umanità, i suoi consigli, la sua allegria e la sua ironia scanzonata, mai banale, come solo i più grandi sanno fare. Mi piace ricordarlo con una frase che amava particolarmente “Doing science is a lot of fun. Much better than working!!” Ciao, Giorgio, maestro di vita».
Nico Cappelluti: «Grazie al Prof. Giorgio Palumbo che ha dato Il LA alla mia vita professionale. Se ne va un grosso capitolo della storia dell’astronomia Bolognese. Uno dei pochi professori della sua generazione che non si è mai prestato a baronaggi, una delle poche autentiche brave persone che abbia conosciuto. Mancherà all’astrofisica…»
Sandro Mereghetti: «L’ultima cosa che mi ha detto quando l’ho visto di recente è stata che era contento di vedere che così tanti dei suoi ex-allievi erano riusciti a diventare ”astronomi pagati”. Sicuramente ha lasciato un insegnamento importante e un ricordo di grande umanità anche in tutti quelli che non lo sono diventati. Continuerà a vivere nel ricordo di tutti quelli che hanno avuto il piacere di conoscerlo e averlo come amico».
Paola Grandi: «Il Professor Giorgio Palumbo è stato uno scienziato generoso che offriva a chiunque avesse entusiamo e passione per la fisica un’opportunità. E così fece con me, quando appena laureata, disorientata, bussai alla porta del suo studio chiedendogli ingenuamente come poter andare a specializzarmi all’estero. Sapevo che era uno stimato scienziato con molti agganci all’estero. E lui, che nemmeno mi aveva avuta come studentessa, mi indicò la strada. Da allora è iniziata una collaborazione scientifica e un’amicizia che è durata tutta la vita. Ha avuto moltissimi studenti. Molti lo hanno riempito di orgoglio, alcuni lo hanno deluso, qualcuno lo ha ferito profondamente. Era uno scienziato onesto e di sani principi. È stato il primo, che io ricordi, a dare la possibilità ai colleghi precari di ottenere finanziamenti come PI dall’Agenzia Spaziale Italiana. Quando l’agenzia cambiò linea politica, lui che dissentiva, rinunciò all’incarico che allora ricopriva e lasciò a malincuore Roma. E a Roma, dove con sua moglie Franca amava girare con una fiammante decapottabile rossa, era stato sicuramente felice.
Aveva una grandissima passione per la fisica. Anche negli ultimi anni quando ormai aveva perso dimestichezza con le più recenti tecniche di analisi dati, capiva subito quando un risultato era davvero nuovo. Si annoiava, come lui mi diceva, a leggere articoli scientifici troppo pieni di tecnicaglie e privi di sostanza. Non era quel tipo di scienziato che approfondisce tutta la vita lo stesso argomento. No. Ha costruito strumenti, studiato i raggi cosmici, le supernovae, i nuclei galattici attivi, i gamma ray bursts e le molecole. E’ stato sicuramente uno dei fondatori dell’astronomia X a Bologna. Noi, il gruppo dell’Iasf di Bologna delle alte energie, se esistiamo è sicuramente grazie a lui. Amava viaggiare per lavoro. Amava leggere. Amava le vignette di Altan. Amava la buona cucina (ha anche scritto un libro di ricette). E sicuramente amava noi, i suoi studenti. Rideva quando gli dicevo, “Giorgio quando sarò morta, tu dovrai dire due parole sulla mia tomba”. E credevo veramente che sarei morta prima di lui. Non mi pareva plausibile che un uomo così robusto ed energico che da giovane era andato in Vespa al polo nord e nella mezza età in nave al polo sud per 6 mesi, non potesse arrivare ai cento anni. E invece è andata diversamente. Inaspettatamente, tocca a me vederlo partire. Impossibile da accettare. Addio caro Professore».
Melania Del Santo: «Caro Giorgio, hai allevato generazioni di astrofisici delle alte energie, e come ha ricordato Sandro, la tua più grande soddisfazione era il fatto che fossimo in gran numero “astronomi pagati”. È stato un onore averti come Professore e Supervisor delle due tesi di Laurea e Dottorato. Ma al di là di questo, è stato un immenso piacere conoscerti e apprendere da te insegnamenti di vita attraverso gli innumerevoli aneddoti che amavi raccontare. Non dimenticherò mai le grasse risate che mi hai fatto fare. Mi rimproveravi sempre perchè ogni tanti mi scappava ancora di chiamarti Prof. e non Giorgio come tu volevi. Sei stato un Professore con la P maiuscola, permettimi per quest’ultima volta di salutarti così. Ciao Prof. Con immenso affetto e gratitudine».
Giovanni Pareschi: «Caro Giorgio, la cosa più bella è averti visto appena qualche giorno fa, tutti insieme e in allegria alla riunione a Bologna di Macroarea 4. Ho avuto il privilegio di sedere a cena accanto a te e godere fino all’ultimo della tua tua compagnia e amicizia. Sei stato molto più di un maestro, un amico e un fratello maggiore, sempre vicino a noi. Ci hai insegnato a divertirci con la scienza. Sei sempre con noi, con i nostri amici, con i nostri collaboratori e studenti e con le nostre famiglie, perché eri frequentemente nelle nostre quotidiane conversazioni prima e continuerai ad esserci ora e sempre».
Mauro Ghigo: «Caro Giorgio, sei stato relatore della mia Tesi di Laurea nel lontano 1985. Sono andato a riprenderla, sfogliandola e pensando ad allora, ai tuoi consigli, e al fatto che in sede di Laurea avevi combattuto con determinazione per farmi avere il massimo. Ti devo tanto, se sono Astronomo oggi è anche perchè hai creduto in me e di questo ti sarò sempre debitore. Grazie».
Massimo Persic: «Carissimo Giorgio, la tua intelligenza, la tua conoscenza multi-band e multi-messanger, la tua umanità e generosità, la tua acutezza di visione sono sempre stati un riferimento per me. Entrambi nel gruppo di Elihu Boldt al Goddard a metà anni ’80, da allora siamo poi rimasti amici. Tu mi hai introdotto nell’ambiente bolognese, facendomelo apprezzare in tutta la sua ricchezza, e via via mi presentavi i tuoi moltissimi studenti, di cui eri fierissimo. E mi hai fatto da guida remota del tuo amato Piemonte! La notizia che te ne sei andato mi colpisce come fulmine a ciel sereno. Mi mancherai molto, ma il privilegio di averti conosciuto e di esserti stato amico mi rallegrerà sempre».
Guido Di Cocco: «Caro Giorgio siamo stati colleghi e amici sin dal mio ingresso nell’istituto TeSRE. Sei sempre stato un punto di riferimento per noi un po’ più giovani e non solo per la scienza, ma anche per la vita dell’istituto per la tua visione stimolante e il respiro internazionale che sei riuscito a promuovere. Ci mancherai moltissimo, a noi “anziani” e sicuramente ai tanti tuoi ex-allievi che hanno apprezzato la tua competenza e umanità. Ciao Giorgio».
Christian Vignali: «Ricordo con particolare affetto Giorgio dai tempi in cui fui prima suo studente e poi suo dottorando. Oltre agli innumerevoli aneddoti e le tante storie che solo lui sapeva raccontare in quel modo appassionato e divertente che lo contraddistingueva, mi sono tornati in mente un paio di ricordi. Il primo riguarda la prima volta in cui gli diedi del ‘tu’ dopo un paio di anni di ‘lei’. Me lo rammentò, sorridendo, a distanza di tempo. L’altro fu il giorno della sua ultima lezione in cui tanti suoi ex studenti entrarono in aula ad ascoltarlo, come se il tempo non fosse passato».
Mauro Dadina: «Giorgio ha avuto la strana fortuna di vivere in un casa bombardata. Erano le notti che portavano la sua Torino dal 1944 al 1945. Era un piccolo bambino e lo squarcio del tetto prodotto dalle bombe, gli permetteva di assaggiare l’Infinito ogni notte. Giorgio ha utilizzato quello sguardo per cercare di comprendere la fisica del Cosmo. Lo ha conservato con cura per divenire un Maestro e per donarne un pezzettino ad ognuno dei suoi studenti. E questo è stato per noi un enorme dono».
Media Inaf ricorda Giorgio Palumbo proponendo per la prima volta la versione integrale di un’intervista realizzata nel 2005 a Bologna nell’ambito delle iniziative per l’anno internazionale della fisica: