Nella giornata di ieri, 20 giugno 2018, è stato correttamente rilasciato dalla Stazione spaziale internazionale (Iss) e inserito in orbita terrestre il satellite RemoveDEBRIS, la sonda più grande finora “lanciata” dalla Iss. RemoveDEBRIS, come suggerisce il nome, è uno dei primi tentativi concreti messi in atto per verificare le tecnologie più opportune per ripulire lo spazio dai detriti spaziali (space debris) che minacciano la stazione spaziale e gl’innumerevoli satelliti attivi attorno alla Terra.
Arrivato sulla Iss con un vettore SpaceX nel corso della missione di rifornimento dello scorso aprile, il piccolo satellite è stato co-finanziato dall’Unione Europea e realizzato da un consorzio di imprese spaziali private – tra cui Airbus e Ariane Group – e centri di ricerca principalmente europei, coordinati dall’Università del Surrey (GB).
La missione condurrà quattro esperimenti principali, tra cui la prima cattura mediante arpione eseguita in orbita e una rete che dovrà avvinghiarsi attorno a un mini-satellite bersaglio rilasciato dal satellite principale. Il team metterà alla prova anche un sistema di navigazione basato sul riconoscimento visivo che utilizza telecamere e tecnologia di telerilevamento laser (LiDaR) per osservare un altro CubeSat, proveniente sempre dalla sonda principale.
La prova finale di RemoveDEBRIS consisterà nel dispiegamento di una grande vela che dovrebbe avere l’effetto di deorbitare velocemente la sonda trascinandola nell’atmosfera terrestre, dove sarà distrutta dal calore sviluppato nell’attrito.
«Dopo quasi 5 anni di sviluppo, è emozionante trovarsi finalmente nella posizione di poter mettere alla prova queste tecnologie molto promettenti direttamente sul campo», commenta Guglielmo Aglietti, direttore del Surrey Space Centre all’Università del Surrey e responsabile scientifico della missione. «In caso di successo, le tecnologie testate da RemoveDEBRIS potrebbero essere impiegate in altre missioni in un futuro molto prossimo».