CON LO STRUMENTO ITALIANO JIRAM

Juno scopre un nuovo vulcano sulla luna Io

La luna più interna fra quelle regolari del sistema di Giove ha più di 400 vulcani attivi ed è l'oggetto geologicamente più attivo del Sistema solare. L'hot spot individuato dallo strumento gestito dall'Inaf di Roma potrebbe essere una patera (simile ad una caldera). Il commento di Alessandro Mura, vice responsabile dello strumento Jiram

     16/07/2018

Ecco la posizione della nuova fonte di calore nell’emisfero meridionale della luna di Giove Io. L’immagine è stata generata da dati raccolti il 16 dicembre 2017 dallo strumento Jovian Infrared Auroral Mapper (Jiram) a bordo della missione Juno della Nasa quando la sonda spaziale era a circa 470 mila chilometri dalla luna di Giove. Come leggere questa immagine a infrarossi: più il colore è luminoso, più è alta la temperatura registrata da Jiram. Crediti: Nasa/Jpl-Caltech/Swri/Asi/Inaf/Jiram

Perfettamente in tema con questa torrida estate, la luna Io (la più interna fra quelle regolari del sistema gioviano) è davvero il corpo vulcanicamente più attivo dell’intero Sistema solare. Di recente, infatti, i dati raccolti dalla sonda Juno della Nasa hanno confermato l’esistenza di un altro hot spot (punto vulcanico caldo, in italiano) sulla luna di Giove. Nello specifico, la scoperta è stata effettuata sfruttando la potenza di Jiram (Jovian InfraRed Auroral Mapper), uno degli otto strumenti montati su Juno: finanziato dall’Agenzia spaziale italiana e realizzato da Leonardo-Finmeccanica, vede la responsabilità scientifica dell’Istituto nazionale di astrofisica.

Lo strumento italiano è stato progettato per studiare principalmente la dinamica e la chimica proprio delle aurore gioviane, ma gli esperti lo hanno puntato verso il polo Sud del satellite naturale del quinto pianeta del Sistema solare. Potrebbe trattarsi di «un vulcano (o una patera, simile ad una caldera), precedentemente sconosciuto sulla piccola luna di Giove», ha spiegato Alessandro Mura, ricercatore presso l’Inaf di Roma e vice responsabile dello strumento Jiram. I dati a infrarossi sono stati raccolti il 16 dicembre 2017, quando Juno era a circa 470 mila chilometri di distanza dalla luna Io.

Finora le missioni della Nasa che hanno visitato il sistema gioviano (Voyager 1 e 2, Galileo, Cassini e New Horizons), insieme alle osservazioni a terra, hanno localizzato oltre 150 vulcani attivi su Io, ma gli scienziati stimano che altri 250 sono in attesa di essere scoperti. «Io ha più di 400 vulcani attivi ed è l’oggetto geologicamente più attivo del Sistema solare. Il motivo di questa attività è legato alla sua vicinanza con il gigante gassoso e con le sue compagne Europa e Ganimede. Essi inducono una fortissima attività mareale che, da un lato blocca l’orbita di Io (che è infatti in risonanza con quella degli altri satelliti Europa e Ganimede), dall’altro dissipa energia sotto forma di attività geologica. Questa sfocia nella formazione di vulcani e patere, che rilasciano zolfo e biossido di zolfo nell’atmosfera e le cui emissioni si elevano fino a 500 chilometri di altezza», ha aggiunto.

Il vulcano confermato con Jiram si trova a 300 chilometri dall’hot spot più vicino mappato precedentemente. Mura ha specificato: «Non si possono escludere movimenti o modifiche di un hot spot scoperto in precedenza, anche se, data la distanza, questo non appare molto plausibile. Anche altri hot spot presenti nell’immagine di Jiram, seppure forse già identificati in precedenza, mostrano dei significativi mutamenti. I dati mostrano la complessità e dinamicità della superficie di Io. Il team di Jiram è attualmente impegnato nello studio di questi nuovi dati, che verranno sottomessi a breve per una pubblicazione su rivista scientifica».

La sonda Juno è stata lanciata ad agosto 2011 dalla base di Cape Canveral ed è in orbita attorno a Giove dal luglio del 2016. Da allora ha percorso 235 milioni di chilometri. Di recente la missione è stata estesa fino al 2022, con il termine delle operazioni scientifiche a luglio 2021.