INDIVIDUATE NELL’AMMASSO OLTRE 1700 SORGENTI X

Tutte le stelle dell’Aquila

Pubblicato sul sito del satellite Chandra della Nasa un articolo interamente dedicato agli studi condotti all’Inaf di Palermo sulla regione di formazione stellare nota come Nebulosa dell’Aquila, o M16, contenente l’ammasso stellare Ngc 6611

     17/07/2018

La figura mostra un’immagine dei Pilastri della Creazione ottenuta da Hubble Space Telescope e le sorgenti identificate grazie alle osservazioni ai raggi X realizzate con il satellite Chandra. X-ray: Nasa/Cxc/Inaf/M. Guarcello et al.; Ottico: Nasa/Stsci

La Nebulosa dell’Aquila, con il suo ammasso Ngc 6611, è certamente una delle nebulose più note e osservate, soprattutto grazie alle meravigliose immagini dei Pilastri della Creazione realizzate con il satellite Hubble: pilastri di polveri e gas lunghi alcuni anni luce, modellati dalla radiazione ultravioletta emessa dalle stelle massive di Ngc 6611, e sede di formazione stellare recente. L’ammasso stellare ospita alcune migliaia di stelle mediamente con un milione di anni di età, tra le quali una cinquantina di stelle oltre dieci volte più massive del nostro Sole. La radiazione ultravioletta emessa da queste stelle ha effetti drammatici sulla nube da cui si sono formate e sui dischi protoplanetari (dischi di gas e polveri che orbitano attorno stelle giovani, e da cui si possono formare sistemi planetari) vicini.

In una serie di articoli, il team di ricercatori guidato dall’astronomo Mario Giuseppe Guarcello dell’Osservatorio astronomico dell’Inaf di Palermo, ha sviscerato in ogni suo aspetto la popolazione dell’ammasso. Primo, ha realizzato un’accurata classificazione delle stelle associate a Ngc 6611 e le regioni esterne della Nebulosa dell’Aquila. Secondo, ha caratterizzato la popolazione stellare dell’ammasso. Terzo, ha provato che le stelle massive di Ngc 6611 provocano una rapida erosione dei dischi protoplanetari delle stelle nel nucleo dell’ammasso, influenzando le possibilità che questi possano formare sistemi planetari. Quarto, ha verificato l’esistenza di una direzione lungo la quale è avanzata la formazione stellare nella nebulosa. Quinto, ha studiato le proprietà coronali delle stelle associate a Ngc 6611. Infine, ha identificato una popolazione di stelle con disco protoplanetario osservate grazie alla luce stellare diffusa lungo la direzione di vista dalle polveri associate ai dischi.

A questi risultati è ora stato dedicato uno speciale sul sul sito del satellite Chandra della Nasa.