Signore e signori, ho un grave annuncio da fare. Per quanto possa sembrare incredibile, sia le osservazioni della scienza che l’evidenza dei nostri occhi portano all’assunzione ineluttabile che quegli strani esseri che sono sbarcati nei terreni agricoli del New Jersey stasera sono l’avanguardia di un esercito invasore proveniente dal pianeta Marte.
Così si rivolgeva al pubblico l’annunciatore della radio Cbs il 30 ottobre 1938, quasi ottanta anni fa, dopo una ventina di minuti del radiodramma La guerra dei mondi di Orson Welles, scatenando, secondo una fake news d’epoca, panico di massa negli Stati Uniti. In seguito, anche il cinema ha mostrato alieni invasori, così come extraterrestri buoni. Ma nella realtà, quali sarebbero le conseguenze per la specie umana se incontrassimo intelligenze aliene? Vedendo una storia sugli alieni in tv od online, come dovremmo comportarci?
Un nuovo studio pubblicato sull’International Journal of Astrobiology, firmato da un team di ricercatori guidato da scienziati dell’Università di St Andrews e del Seti Institute di Mountain View (California), aggiorna uno strumento per la classificazione dei potenziali segnali provenienti da intelligenza extraterrestre, adeguandolo all’odierno mondo delle notizie e dei social media.
Questo strumento è la Scala di Rio, inizialmente sviluppata nel 2001 da un’idea di Iván Almár e Jill Tarter, cofondatrice del Seti Insitute, durante un congresso a Rio de Janeiro, da cui il nome. Essa quantifica l’impatto di ogni annuncio pubblico riguardo all’evidenza di intelligenza extraterrestre con una scala da zero a dieci, valutandone l’impatto sociale in relazione alla certezza che il segnale rilevato sia effettivamente di origine aliena e non naturale o antropica.
«Il mondo intero conosce la scala Richter, per quantificare la gravità di un terremoto. Quel numero viene riportato immediatamente dopo una scossa e successivamente raffinato man mano che ulteriori dati vengono consolidati. La comunità Seti sta cercando di creare una scala che possa accompagnare i resoconti di eventuali affermazioni sulla rilevazione di intelligenza extraterrestre e che possa essere perfezionata nel tempo man mano che maggiori dati divengono disponibili. Questa scala dovrebbe trasmettere sia il significato che la credibilità del rilevamento dichiarato. Rio 2.0 è un tentativo di aggiornare la scala per renderla più utile e compatibile con le attuali modalità di diffusione delle informazioni, così come di fornire un mezzo affinché il pubblico familiarizzi con essa», spiega Jill Tarter.
Il nuovo studio, condotto da Duncan Forgan del Centre for Exoplanet Science dell’Università di St. Andrews, mette in evidenza la natura mutevole dei media, la crescita dei canali di news 24 ore su 24 e il nuovo panorama dei social media, che possono vanificare, con notizie sensazionalistiche e poco verificate, lo sforzo dei numerosi team che si occupano seriamente di ricerca di segnali alieni. Un aggiornamento e la diffusione della scala di Rio risultano perciò necessari: la sua revisione, da parte di un gruppo internazionale di ricercatori, alla versione 2.0 mira a ottenere il consenso tra le differenti discipline accademiche coinvolte nella classificazione dei segnali potenzialmente indice di vita extraterrestre avanzata, nonché a una maggiore chiarezza per il pubblico sui metodi utilizzati e la valutazione dell’importanza di un nuovo segnale come indice di vita aliena.
La nuova scala di Rio, ora sottoposta al Seti Permanent Committee dell’International Academy of Astronautics (Iaa), che analizzerà la proposta nella prima settimana del prossimo ottobre a Brema, si propone di sviluppare una terminologia coerente, chiara e unica per discutere dei segnali, sia tra i ricercatori che tra i media. In questa direzione va già il calcolatore di scala di Rio, pubblicato online dalla Iaa con lo scopo di aiutare scienziati e comunicatori scientifici a valutare i segnali attraverso uno strumento interattivo, utile alla condivisione delle novità con i media. «È assolutamente cruciale che, quando parliamo di qualcosa di così enormemente significativo, come la scoperta di vita intelligente oltre la Terra, lo facciamo con chiarezza e attenzione. Avere Rio 2.0 ci consente di classificare rapidamente un segnale in un modo che il pubblico possa facilmente capire e ci aiuta a mantenere la loro fiducia in un mondo pieno di notizie false», dice Forgan.
«Riferendoci a un evento di grande impatto sia emotivo che reale, come può essere, ad esempio, un terremoto, viene fornito un numero che ne descrive in maniera concisa l’entità su una certa scala. Ci troveremmo nella stessa situazione, di fronte ad un evento come la ricezione di un segnale, radio od ottico, alieno. La Rio Scale ci fornisce una valutazione, da 1 a 10, di quello che sarebbe l’importanza e l’impatto della notizia di una tale ricezione. Secondo me», osserva Stelio Montebugnoli, ricercatore di riferimento per il Seti Italia, nonché membro della Seti Permanent Committee, al quale ci siamo rivolti per un commento sull’interesse scientifico della scala di Rio, «questa Scala potrebbe essere utile per descrivere con un solo numero l’entità di questo evento che potrebbe incidere così pesantemente sul pensiero dell’uomo».
Ma a chi può servire, questo strumento? «La nuova scala di Rio è utile non solo per gli scienziati ma anche per il pubblico», dice a Media Inaf Paolo Attivissimo, giornalista e debunker celebre per il suo blog anti-bufale Il Disinformatico, «perché rende chiaro che ci sono tante sfumature di attendibilità di un possibile segnale extraterrestre. Non dobbiamo aspettarci solo il silenzio oppure un ‘Ehi, come va?’: possono esserci tante vie di mezzo e tanti casi ambigui».
Insomma, non ci resta che attendere l’aggiornamento della scala di Rio e qualche alieno curioso che abbia voglia di comunicare con noi.
Per saperne di più:
- Leggi sull’International Journal of Astrobiology l’articolo “Rio 2.0: revising the Rio scale for SETI detections“, di Duncan Forgan, Jason Wright, Jill Tarter, Eric Korpela, Andrew Siemion, Iván Almár e Elisabeth Piotelat