Era il 20 luglio 1969 quando Neil Armstrong per primo toccò la superficie rocciosa della Luna. «Un piccolo passo per l’uomo», disse l’astronauta. 1Un salto gigantesco per l’umanità», aggiunse, e il messaggio, che viaggiò dalla Luna fino al centro di controllo di Houston, è rimasto uno dei più famosi di tutti i tempi. Ma è solo la punta di un iceberg. Ora infatti la Nasa e l’Università del Texas a Dallas hanno diffuso ben 19mila ore di registrazioni, che erano state dimenticate, tra Houston e l’equipaggio della missione storica dell’Apollo 11. E se nulla può superare l’impatto emotivo della frase di Armstrong, la grande quantità di audio offre la possibilità di un incredibile viaggio nello spazio e nel tempo.
Muovendosi tra le registrazioni audio, la storia che emerge riguarda meno gli astronauti e molto di più “gli eroi alle spalle degli eroi”, cioè il lavoro di gruppo, la collaborazione e lo spirito cameratesco di tutto lo staff a terra. Con mezzi che oggi fanno sorridere. La sala controllo principale della missione, al Johnson Space Center, aveva solo 20 computer, ciascuno meno potente di uno smartphone di oggi. Non tutto andò alla perfezione. Poco prima che il mitico Lem, il modulo di atterraggio, toccasse la superficie lunare, Armstrong avvertì di un program alarm. «È un 1202», aggiunse: i computer erano stressati dai troppi compiti. Buzz Aldrin, il secondo uomo che mise piede sulla Luna, confermò. Attimi di silenzio, l’equipaggio atterrò aspettando l’ok da Houston che tutto era tornato a posto.
Non tutte le conversazioni sono così drammatiche: ci sono audio del centro di controllo che leggono agli astronauti le notizie dalla Terra. A un certo punto si parla di una competizione tra chi riesce a mangiare più porridge, i fiocchi d’avena della colazione americana. «Vedrei bene Aldrin nella gara», dice Michael Collins, il terzo astronauta della missione, quello che non scese sulla Luna. «Qui è alla 19esima ciotola!».
Per saperne di più: