A pochi giorni dalla notizia del voto degli astronomi per intitolare la legge di Hubble anche a Lemaître, ecco che questo finale d’estate ci offre un’altra riparazione a un torto storico da tempo attesa nel mondo della scienza: è di poche ore fa l‘annuncio dell’assegnazione a Jocelyn Bell Burnell dello Special Breakthrough Prize in Fundamental Physics. Un premio che vale tre Nobel, se non altro in termini economici: all’astronoma che nel 1967 scoprì la prima pulsar vanno infatti tre milioni di dollari. E se li merita fino all’ultimo cent: la storica scoperta la fece insieme al suo supervisor di dottorato, Antony Hewish, ma fu solo a quest’ultimo che, nel 1974, venne conferito il Nobel per la Fisica. Un mancato riconoscimento condiviso da Bell Burnell con molte altre scienziate, in particolare nel campo della fisica: a tutt’oggi, su 200 premiati solo 2 sono donne: l’1 per cento. Non a caso, la scienziata ha dichiarato di voler devolvere l’importo del premio all’Institute of Physics per finanziare borse di dottorato di ricerca destinate a chi, nella fisica, è under-represented.
Tornando alle pulsar, è proprio per i suoi contributi fondamentali alla loro scoperta, nonché per un’intera carriera dedicata a essere fonte d’ispirazione per la comunità scientifica, che il Comitato di selezione del premio – che può essere conferito in qualsiasi momento per risultati scientifici straordinari – ha deciso di destinarle questo importante riconoscimento, andato nel 2013 a Stephen Hawking e a sette scienziati del Cern (fra i quali Fabiola Gianotti e Guido Tonelli) coinvolti nella scoperta del bosone di Higgs, e nel 2016 agli scienziati e agli ingegneri artefici della prima rivelazione di onde gravitazionali.
«Fino a quel momento», ricorda riferendosi alla scoperta il chair del Comitato di selezione, il matematico e fisico statunitense Edward Witten, «nessuno aveva idea di come si potessero osservare le stelle di neutroni, se davvero esistevano. All’improvviso saltò fuori che la natura ha fornito un modo incredibilmente preciso per osservare questi oggetti, qualcosa che ha condotto in seguito a molti progressi».
«Sicuramente un premio meritatissimo, che finalmente dà un riconoscimento anche formale, benché con 50 anni di ritardo, al ruolo fondamentale che Jocelyn Bell ha avuto nella scoperta delle pulsar», dice a Media Inaf Marta Burgay, ricercatrice all’Inaf di Cagliari e pluripremiata protagonista della scoperta – anche lei durante il dottorato, nel 2003 – della prima e ancora oggi unica conosciuta coppia di pulsar.
«Ho avuto il piacere di incontrare Dame Jocelyn Bell Burnell in diverse occasioni, nel corso degli anni», ricorda Burgay. «Oltre ad essere una scienziata di grande calibro e con una immensa capacità di comunicare col pubblico, Jocelyn Bell è una persona estremamente piacevole e ammirevole che, anche in occasione di questo premio, porta avanti con determinazione la causa di una maggiore equità e inclusività nel mondo della scienza».
E presto potrebbero avere occasione d’incontrarsi di nuovo, le due “lady pulsar”: sabato 6 ottobre Jocelyn Bell dovrebbe infatti essere a Cagliari – città che già conosce bene per esserci stata negli anni passati – per un importante evento scientifico dedicato proprio alle pulsar.