PER LA RIVELAZIONE DELLA KILONOVA DI GW 170817

Il premio “Giuseppe Occhialini” a Elena Pian

La Società italiana di fisica (Sif), il cui Congresso nazionale è in corso in questi giorni all’università della Calabria, ha assegnato il premio “Giuseppe Occhialini” a Elena Pian, astronoma dell’Istituto nazionale di astrofisica a capo del team che, per primo, ha ottenuto lo spettro della coalescenza di una coppia di stelle di neutroni

     18/09/2018

Elena Pian, vincitrice del premio “Giuseppe Occhialini” 2018 della Società italiana di fisica

Un doppio riconoscimento a Elena Pian, dirigente di ricerca all’Inaf Oas di Bologna: il premio “Giuseppe Occhialini” da lei appena conquistato è infatti assegnato congiuntamente dalla Società italiana di fisica (Sif) e dall’Institute of Physics (Iop), che alterna vincitori inglesi o irlandesi negli anni dispari mentre negli anni pari la nazionalità del premiato deve essere italiana. E un doppio premio: una medaglia e tremila euro. La motivazione recita così: “Per il suo primo rilevamento, con il Very Large Telescope dell’Eso, equipaggiato con lo spettrografo X-Shooter, della nucleosintesi da Processo r nella controparte ottica e infrarossa di un segnale di radiazione gravitazionale dovuto a una fusione di un sistema binario stelle di neutroni”.

Lo scorso anno, nella notte tra il 17 e il 18 agosto, Pian era al Max Planck, e ricevuto l’alert disseminato dal consorzio Ligo-Virgo ha seguito tutte le fasi dell’analisi del merging delle due stelle di neutroni in una galassia a  130 milioni di anni luce dalla Terra, contribuendo a svelare l’identità della sorgente esplosa nella galassia Ngc 4993 e la sua controparte elettromagnetica.

L’analisi e il risultato di Pian e del suo team è finito su Nature lo scorso anno, e ieri è arrivato questo ennesimo e importante riconoscimento alla sua carriera di astrofisica. Dal 2014 principal investigator di un programma presso il Vlt dell’Eso per la caratterizzazione di controparti ottiche e infrarosse di onde gravitazionali, lo scorso anno Pian ha attivato immediatamente la spettroscopia con Vlt+X-Shooter, ottenendo appunto il primo spettro ottico-infrarosso della sorgente (1.5 giorni dopo l’esplosione) che ha condotto alla prima identificazione sicura di kilonova.

Professoressa Pian, ricevere il premio “Giuseppe Occhialini”, durante il Congresso nazionale, dalla Società italiana di fisica e dalla sua controparte inglese non capita a tutti. Emozionata?

«Sì, ero e sono molto emozionata e lusingata, perché si tratta di un premio importante e prestigioso, che onora la memoria di un grande fisico italiano, e che per la prima volta viene assegnato a uno scienziato dell’Istituto nazionale di astrofisica».

Dal lancio del telescopio spaziale Beppo-Sax, il satellite – così chiamato proprio in onore di “Beppo” Occhialini – che ha rilevato la prima immagine in X di un lampo gamma, sono passati poco più di venti anni. Un tempo che vi ha consentito di mettere a punto strumenti potenti – come X-Shooter, uno fra i migliori spettrografi al mondo, montato sulla seconda delle quattro unità del Very Large Telescope dell’Eso a Paranal, in Cile. Quali le prossime sfide?

«Mi occuperò principalmente del progetto di un satellite per astronomia X e gamma – Theseus – a cui stiamo lavorando a Bologna e guidato dal mio collega Lorenzo Amati del mio stesso istituto. Theseus ha ricevuto dall’Agenzia spaziale europea un finanziamento per lo studio iniziale (“Fase A”, si dice in gergo). Se verrà approvato per il lancio, porterà lo studio dei gamma-ray bursts e delle controparti elettromagnetiche di onde gravitazionali a un livello di accuratezza e sofisticazione senza precedenti. Se avremo successo, Theseus sarà in orbita intorno al 2030, e la mia carriera terminerebbe in bellezza».

Nell’attesa, quali altri progetti sta seguendo? 

«Sto continuando a occuparmi di gamma-ray bursts e, naturalmente, di controparti elettromagnetiche di onde gravitazionali. La sfida continua: nel febbraio 2019 gli interferometri gravitazionali Ligo e Virgo riprenderanno le operazioni, dopo l’apporto di migliorie che ne aumenteranno la sensibilità. Gli astronomi italiani ed europei – che nel frattempo hanno formato una grande collaborazione – sono pronti a intervenire nella ricerca e nella caratterizzazione di controparti ottico/infrarosse e radio con i telescopi dell’Eso. Abbiamo programmi con molti strumenti montati al Vlt e con l’array di antenne millimetriche Alma».

E il premio in denaro, come pensa di utilizzarlo?

«Il premio Occhialini per ora mi è stato solo assegnato, mi verrà consegnato in Inghilterra nei prossimi mesi, e probabilmente lo destinerò alle esigenze del nostro gruppo di ricerca presso l’Oas di Bologna».

Prima di salutarla, ci dica qualcosa su di lei… Di dove è originaria? E com’è diventata astronoma?

«Sono nata a Rimini, dove nel 1823 nacque uno dei primi astronomi italiani, anche se non uno dei meglio conosciuti, padre Alessandro Serpieri dell’ordine monastico degli Scolopi. Padre Serpieri fondò un osservatorio astronomico a Urbino, di cui rimangono purtroppo solo alcuni strumenti antichi. Lo stesso Giuseppe Occhialini era di Fossombrone, che si trova a meno di 50 km da Rimini. Quella è una terra di fisici e di astronomi… Dopo la laurea in fisica con una tesi di Relatività generale, la mia carriera è virata verso l’astrofisica. Poiché però il primo amore non si dimentica mai, mi sono occupata di astrofisica delle alte energie, che è dominata dagli effetti relativistici: galassie attive, gamma-ray bursts, onde gravitazionali. E a ogni nuova svolta è stato come tornare giovane studentessa a Bologna».