Si inaugura questa sera, giovedì 27 settembre, al Mudec, il Museo delle Culture di Milano, la mostra “Capitani coraggiosi. L’avventura umana della scoperta (1906 -1990)”. L’esposizione indaga le frontiere dell’esplorazione novecentesca fino a oggi, e lo fa toccando le vette, lo spazio, gli abissi e la terra più profonda, ovvero gli ultimi confini geografici indagati dagli esploratori professionisti in un periodo – quello dai primi decenni del ‘900 a oggi – in cui la mappatura delle terre emerse era ormai stata completata dal lavoro dei pionieri ottocenteschi.
Attraverso fotografie, filmati e cimeli di famose spedizioni, il pubblico potrà comprendere come sia cambiato il concetto di ‘esplorazione’ nell’ultimo secolo, con un particolare accento sulle conquiste maturate in Lombardia e su quello che sarà il futuro dell’esplorazione e dello studio della geografia nel mondo attuale.
Nella mostra, in una ambientazione quanto mai suggestiva, a parlarci del cielo è la poltrona osservativa che per tradizione si dice appartenuta all’astronomo Giovanni Virginio Schiaparelli, rivolta a guardare idealmente verso Marte grazie agli splendidi video prodotti dall’Esa e della Nasa. È la prima volta in cui questo cimelio, molto caro a tutti gli astronomi dell’Osservatorio astronomico di Brera, esce dalle stanze in cui viene custodita.
Quella di Marte fu un’esplorazione tutta milanese, che iniziò nel 1877 e si chiuse all’inizio del nuovo secolo dai tetti dell’Osservatorio di Brera, oggi custode di testimonianze uniche di quella vicenda. Anche alcune di queste saranno visibili in mostra: due preziosi diari manoscritti con le osservazioni originali e gli schizzi dei celebri ‘canali’ e due mappe intere, tracciate tra il 1877 e il 1882. Proprio come un esploratore che si sta addentrando in luoghi sconosciuti – un deserto, una foresta, un oceano – non solo per delinearne le tracce, i confini, i rilievi, ma anche per carpirne la bellezza e provare le emozioni della scoperta, allo stesso modo Schiaparelli si mosse nel suo “nuovo mondo” alternando rigorose osservazioni a voli immaginari della fantasia.
Egli, che pure conosceva bene le mappe precedenti di Marte di W. Beer e J. H. Maedler del 1841, di J. Norman Lockyer del 1862 e di F. Kaiser del 1872, iniziò la sua esplorazione in un modo completamente nuovo, perché applicò alla mappatura della superficie del pianeta i metodi cartografici appresi negli studi da ingegnere e trasformò così la geo-grafia in areo-grafia, dai nomi greci di Terra (Gea) e Marte (Ares). Anche se osservò con i piedi sulla Terra e gli occhi al cielo, Schiaparelli quindi ben figura accanto agli altri esploratori che, dalla Lombardia, partirono per luoghi lontani e imprese memorabili, come ad esempio Gaetano Osculati (1808–1894) che riuscì ad attraversare l’America all’altezza dell’equatore navigano il fiume Napo (Ecuador) e il Rio delle Amazzoni fino a Belem, oppure Celestino Usuelli, che nel 1906 attraversava per primo le Alpi a bordo di un pallone aerostatico, fino a Umberto Nobile che da Milano partì per la tragica spedizione alla conquista del polo Nord, seguita dalla terribile vicenda dell’equipaggio bloccato nei ghiacci nella “tenda rossa”.
La mostra, a cura del comitato scientifico composto da Franco Farinelli, Anna Maria Montaldo, Carolina Orsini e Anna Antonini, è promossa dal Comune di Milano-Cultura. Sarà visitabile fino al 10 febbraio 2019, il lunedì dalle 14.30 alle 19.30; il martedì, mercoledì, venerdì e domenica dalle 9.30 ‐ 19.30 e il giovedì e sabato dalle 9.30‐22.30. L’ingresso è libero. Il Mudec si trova a Milano in via Tortona 56, nella suggestiva cornice dell’ex fabbrica Ansaldo.
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