Venerdì 9 e sabato 10 novembre si ricorderà a Catania, a seguito di una proposta congiunta dell’Istituto nazionale di astrofisica e della Società astronomica italiana (Sait), la figura dell’astronomo Guido Horn d’Arturo, scienziato triestino di origine ebraica. Horn d’Arturo fu direttore dell’Osservatorio astronomico di Bologna prima e dopo la Seconda guerra mondiale, con un periodo di interruzione di sette anni a causa della discriminazione subita per le leggi razziali al tempo del fascismo. In anni giovanili, dopo il dottorato di ricerca ottenuto a Vienna, era stato ricercatore prima presso l’Osservatorio marittimo di Trieste e poi presso l’Osservatorio astrofisico di Catania. Tra le diverse attività scientifiche di Horn d’Arturo, sicuramente merita di essere ricordata la geniale invenzione del “telescopio a tasselli”. Già dagli anni ‘30, Guido Horn d’Arturo fu autore di una vera e propria rivoluzione nello sviluppo della moderna astronomia osservativa con l’idea di sostituire gli specchi monolitici con un mosaico di specchi – i tasselli, appunto – tutti uguali, sagomati e opportunamente accostati, tali da ricostruire la superficie riflettente equivalente di uno specchio monoblocco. E poter così realizzare telescopi di grandi dimensioni a costi contenuti. Horn d’Arturo realizzò negli anni immediatamente successivi alla Seconda guerra mondiale un telescopio da 1,8 metri, con specchio primario basato su 160 tasselli, con cui effettuò le prime osservazioni del cielo di Bologna ad alta sensibilità.
Venerdì 9 novembre sarà inaugurata a Catania la mostra “Gli ASTRI di Horn”, realizzata dal Museo Ebraico di Bologna in collaborazione con le università di Bologna e Catania, Inaf e Sait al Monastero dei Benedettini, negli stessi luoghi che furono sede dell’Osservatorio di Catania ai tempi in cui Horn era un giovane ricercatore. Saranno anche esposte per l’occasione le tavole di un fumetto – disegnato da Lucia Zarantonello e creato in collaborazione con Roberto Rampazzo e Valeria Zanini (Inaf Padova) – che racconta la vita di Horn.
Sempre venerdì 9 si terrà un convegno dedicato alla figura di Horn d’Arturo e alla sua legacy scientifica nei confronti dei moderni progetti astronomici basati sugli specchi a tasselli. Tra i relatori, oltre ai curatori della mostra (Stefano Sinicropi e Mauro Gargano) vi saranno Fabrizio Bonoli (Università di Bologna), Roberto Ragazzoni (Inaf di Padova) e Federico Ferrini (managing director del Cherenkov Telescope Array Observatory).
Le celebrazioni culmineranno sabato 10 novembre con la cerimonia ufficiale di intitolazione del telescopio Astri a Horn d’Arturo, alla presenza di presidenti dell’Inaf e della Sait – Nichi D’Amico e Ginevra Trinchieri – e delle autorità locali. Durante la cerimonia sarà consegnato un riconoscimento a Oberto Citterio e a Paolo Conconi dell’Inaf di Milano per il loro contributo allo sviluppo delle tecnologie ottiche e al disegno del telescopio adottati da Astri.
All’inaugurazione sarà anche esposta la camera di rivelazione per astronomia Cherenkov realizzata da Inaf usando i nuovi fotosensori al silicio SiPM e metodi di lettura elettronica mai utilizzati in precedenza per telescopi Iact.
La soluzione degli specchi a tasselli ideata da Horn d’Arturo è ora impiegata per la realizzazione di telescopi di grandi dimensioni da terra e dalla spazio, tra i quali l’Extremely Large Telescope (Elt) dell’Eso (39 metri di diametro) e il James Webb Space Telescope della Nasa (sei metri di diametro). Horn d’Arturo preconizzò inoltre, già alla fine degli anni ’60, l’uso dei telescopi a tasselli anche per i telescopi Cherenkov. Soluzione poi adottata per i telescopi degli esperimenti Whipple (di cui si è festeggiato il 50° compleanno alcuni giorni fa), Hess, Veritas e Magic, e alla base di tutti i telescopi del Cherenkov Telescope Array Observatory (Ctao), in corso di realizzazione, con i suoi 120 telescopi distribuiti in due siti nell’emisfero nord (La Palma) e sud (Paranal, Chile).
Il telescopio Astri installato a Serra La Nave – struttura alle pendici del Monte Etna gestita dall’Osservatorio astrofisico dell’Inaf di Catania – è un prototipo avanzato – realizzato nell’ambito della partecipazione Inaf a Ctao – per 70 dei 120 telescopi di Cta, i cosiddetti Small Size Telescopes (Sst). Il design ottico di Astri si basa su una innovativa configurazione a due specchi, inizialmente ideata dagli astronomi Karl Schwarzschild e André Couder già nella prima metà del ‘900 per ottenere un grande campo di vista (10 gradi in diametro). Astri ha recuperato questa configurazione, rielaborandola, perché particolarmente adatta agli scopi dell’astronomia gamma con telescopi Cherenkov. Lo specchio primario di quattro metri è composto da diciotto segmenti esagonali, mentre lo specchio secondario, di circa due metri, è monolitico. Il metodo innovativo per realizzare i tasselli dello specchio primario, inizialmente introdotto dall’Inaf insieme alle ditte Media Lario e Zaot per i telescopi Magic I e II, è basato su tecniche di replica a freddo partendo da fogli di vetro sottile (meno di 2 mm) che permettono di realizzare sandwich molto leggeri e robusti, e il principio sarà ora seguito per realizzare i circa 10mila tasselli necessari per realizzare i 120 telescopi di Ctao.
Spetta quindi al telescopio Astri, quattro anni dopo la sua inaugurazione (24 settembre 2014) e poco più di un anno dopo la prima luce della camera Cherenkov (26 maggio 2017), portare con orgoglio il nome del padre di tutti gli specchi a tasselli e guardare deciso verso il futuro dell’astronomia osservativa da terra.
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Correzione dell’11/11/2018: è stato esplicitato che la struttura di Serra la Nave è gestita dall’Inaf – Osservatorio astrofisico di Catania