Un gruppo di ricercatori appartenenti a Csiro – Commonwealth Scientific and Industrial Research Organisation – e all’Australian National University ha realizzato un nuovo studio che sfrutta tutta la potenza del radiotelescopio precursore Askap. Pubblicato sulla rivista Nature Astronomy, lo studio ha interessato la galassia nana nota come Piccola Nube di Magellano, situata ad una distanza da noi di circa 200mila anni luce, una delle compagne della Via Lattea più vicine.
La formazione delle stelle massicce gioca un ruolo critico nell’evoluzione dell’universo, poiché questo fenomeno “succhia” gas in uscita dalle galassie circostanti, gas che vanno ad arricchire il mezzo intergalattico, generando allo stesso tempo delle correnti di materiale in uscita dalla nuova stella, che incidono anch’esse sull’ambiente circostante e quindi sulla formazione stellare. Tra le fonti principali da cui vengono attinti i flussi di gas “in fuga” potrebbero esserci le galassie nane, che rappresentano la tipologia di galassie più numerose dell’universo. In presenza di quello che viene definito un intenso feedback stellare, infatti, queste galassie perdono facilmente il loro materiale, e con esso la capacità di formare nuove stelle.
La qualità delle immagini ottenute con Askap, che è composto da 36 antenne situate nella remota regione di Murchison, nell’Australia Occidentale, ha permesso al team di ricercatori di osservare con un dettaglio mai raggiunto prima le interazioni tra la Piccola Nube di Magellano e il suo ambiente, potendo così indagarne a fondo l’evoluzione.
«Siamo stati in grado di osservare un potente deflusso di gas idrogeno dalla Piccola Nube di Magellano», spiega Naomi McClure-Griffiths, della Research School of Astronomy and Astrophysics dell’Australian National University e prima autrice dello studio. «L’implicazione è che, perdendo tutto il gas, la galassia potrebbe perdere la sua capacità di formazione stellare. Le galassie che smettono di formare stelle gradualmente “scompaiono”, in una sorta di lenta agonia dovuta proprio alla perdita del proprio gas».
Secondo la stessa McClure-Griffiths la scoperta, che fa parte di un progetto che indaga l’evoluzione galattica, ha fornito la prima chiara misura della quantità di massa persa da una galassia nana. «Il risultato è importante», ha aggiunto, «anche perché potrebbe rappresentare una possibile fonte di gas per la cosiddetta Corrente Magellanica, un flusso di idrogeno neutro formato dall’interazione gravitazionale tra la Via Lattea e le Nubi di Magellano, la Piccola e la Grande. Con il tempo la Piccola Nube di Magellano rischia di essere inghiottita dalla Via Lattea».
David McConnell, co-ricercatore del Csiro, sottolinea come Askap non abbia rivali per questo tipo di indagini, grazie all’unicità dei suoi ricevitori radio, che offrono una vista panoramica della volta celeste. «Il telescopio ha osservato l’intera Piccola Nube di Magellano in un solo colpo, fotografando il suo gas idrogeno con dettagli senza precedenti. Askap continuerà a realizzare immagini all’avanguardia dell’idrogeno gassoso presente nella Via Lattea e nelle Nubi di Magellano, per permetterci di comprendere appieno come questo sistema di galassie nane si stia fondendo con la nostra galassia e tutto ciò che questo può insegnarci sull’evoluzione di altre galassie».
Per saperne di più:
- Leggi su Nature Astronomy l’articolo “Cold gas outflows from the Small Magellanic Cloud traced with ASKAP”, di N. M. McClure-Griffiths, H. Dénes, J. M. Dickey, S. Stanimirović, et alt.