Ricordate il primo oggetto interstellare proveniente dallo spazio al di fuori del Sistema solare, avvistato un anno fa? Si tratta di 1I/2017 U1 o ’Oumuamua, un bizzarro oggetto a forma di “sigaro” o di “pancake” avvistato la prima volta il 19 ottobre 2017 con il telescopio hawaiano Pan-Starrs1 e da allora osservato anche da quasi tutti i telescopi terrestri e satelliti nello spazio, tra cui Spitzer della Nasa. Ma già tra novembre e dicembre 2017, questo oggetto si è reso sfuggente e difficile da osservare. Nonostante le 33 ore di osservazione (e sono davvero molte!), Spitzer non è riuscito a rilevare la presenza orbitale di ‘Oumuamua, il che non è un dato del tutto negativo.
Accade spesso che, per confermare l’esistenza o la presenza di un oggetto, siano necessarie delle osservazioni fallimentari da parte di alcuni satelliti o telescopi. Il solo fatto di non poter vedere un oggetto in quella data posizione, ci può dire molto sull’oggetto stesso. Ciò può anche portare gli esperti a dover modificare le loro teorie o le strategie osservative così da avere più successo in futuro. Come è accaduto, appunto, a un gruppo di ricercatori guidati da David E. Trilling i quali, utilizzando il telescopio orbitante a infrarossi Spitzer, non sono riusciti a trovare 1I/2017 U1.
‘Oumuamua ha raggiunto il punto più vicino il Sole (perielio) il 9 settembre dell’anno scorso arrivando a 24 milioni di chilometri dalla Terra il 14 ottobre – circa 60 volte la distanza tra il nostro pianeta e la Luna. Perché non è più visibile? Il destino dell’oggetto non era quello di restare nel nostro di vicinato, bensì di uscire dal Sistema solare il più in fretta possibile, a oltre 158mila chilometri orari seguendo una traiettoria iperbolica. Per questo, dopo neanche 2 mesi, era talmente “debole” da risultare quasi invisibile.
Per determinarne forma e dimensioni, Spitzer era il candidato migliore perché effettua i suoi rilevamenti tramite l’infrarosso, analizzando il calore emesso dagli oggetti e aggiungendo dettagli importanti ai dati raccolti dai telescopi ottici. Nonostante le numerose ore di osservazione, a solo un mese dalla scoperta l’oggetto non dava più segnali della sua presenza. Questo risultato negativo potrebbe suggerire agli esperti il limite oltre il quale non è più possibile rilevare la radiazione termica emessa dall’oggetto.
La prima conclusione dei ricercatori è stata che l’oggetto non può quindi essere molto esteso, perché un corpo di dimensioni maggiori emetterebbe una quantità più alta di radiazione termica. L’ipotesi della forma estremamente allungata sarebbe da accantonare: secondo gli esperti, l’oggetto avrebbe invece una forma piuttosto sferica con un diametro compreso tra i 98 e i 440 metri.
La seconda teoria da verificare è quella della natura dell’oggetto: cometa o asteroide? Il nuovo studio suggerisce che ‘Oumuamua può essere fino a 10 volte più “luminoso” rispetto alle comete che risiedono nel nostro Sistema solare. La luce infrarossa è in gran parte una radiazione termica prodotta da oggetti “caldi” e può essere usata per determinare la temperatura di una cometa o di un asteroide. Questo dato può essere usato anche per determinare la riflettività della superficie dell’oggetto – ciò che gli scienziati chiamano albedo. Un oggetto con bassa riflettività trattiene più calore di un oggetto con alta riflettività. Quindi una temperatura più bassa significa un albedo più alto. ‘Oumuamua ha viaggiato nello spazio interstellare per milioni di anni, lontano da qualsiasi stella che avrebbe potuto riscaldarne la superficie. Il gas sprigionato durante il passaggio ravvicinato con il Sole potrebbe aver ricoperto la superficie della cometa con una coltre riflettente di ghiaccio rendendola molto luminosa.
Grazie alle non osservazioni di Spitzer è stato possibile chiarire il fatto che le emissioni provenienti dall’oggetto non abbondano in monossido di carbonio o anidride carbonica, poiché questi gas sono molto visibili nelle frequenze infrarosse osservate dal satellite della Nasa. Emissioni tipiche di una cometa che invece non sembrano caratterizzare ‘Oumuamua, a cui manca anche la quantità di polvere attesa dal passaggio di una cometa. 1I/2017 U1 potrebbe essere un oggetto roccioso standard, proveniente – probabilmente – dalle regioni più interne del suo sistema stellare, ma essendo il primo oggetto extrasolare visto dalle nostre parti non è semplice trarre delle conclusioni.
Per saperne di più:
Leggi l’articolo pubblicato su Astronomical Journal “Spitzer Observations of Interstellar Object 1I/’Oumuamua” di David E. Trilling et al.