Si chiama “European Open Science Cloud” (Eosc) l’niziativa lanciata dagli stati membri dell’Unione Europea per rendere fruibili attraverso un’unica piattaforma, liberamente accessibile online, i dati della ricerca. Ricercatori, ma anche semplici cittadini, potranno accedere e utilizzare i dati prodotti da altri scienziati. Una vera e propria rivoluzione, che l’astrofisica al suo interno sta già portando avanti dal 2001 con l’adozione del Virtual Observatory, e il cui successo sarà direttamente proporzionale al supporto che i ricercatori coinvolti nella sua costruzione sapranno dare. La Eosc aiuterà ad aumentare la visibilità delle ricerche, permetterà a tutti i ricercatori di trovare, consultare e riutilizzare i dati prodotti e allo stesso tempo di depositare, analizzare e condividere i dati per cui sono stati finanziati.
Il successo della Eosc dipenderà dal livello di partecipazione di tutti i referenti delle attività scientifiche, che dovranno supportarne la costruzione, e la comunità degli astronomi e dei fisici delle particelle è già al lavoro per contribuire alla nascita di Eosc con il progetto Escape, la comunità astronomica in particolare è già “sul pezzo” da 18 anni, proprio dalla nascita del Virtual Observatory.
Escape, acronimo di “European Science Cluster of Astronomy & Particle physics Esfri research infrastructures”, è un progetto che affronterà le sfide di open science comuni sia alle infrastrutture comprese nella lista stilata dall’European Strategy Forum on Research Infrastructures (Esfri), tra cui Cta, Elt e Ska, sia ad altre infrastrutture di ricerca a livello europeo (come Cern, Eso, Ego-Virgo), nei campi dell’astronomia e della fisica delle particelle. Il volume di dati prodotti dalle strumentazioni scientifiche di nuova generazione sta crescendo esponenzialmente, e anche il software necessario per analizzare tale mole di dati sta diventando sempre più complesso. È però indispensabile che i dati scientifici prodotti siano accessibili a comunità scientifiche sempre più vaste, facilitando le collaborazioni e quindi il loro impiego.
Il progetto Escape riunisce partner scientifici provenienti dagli ambiti dell’astronomia e della fisica delle particelle con l’intento di collaborare alla costruzione del cloud europeo. Le azioni programmate vogliono riuscire nell’intento di facilitare l’integrazione di dati, strumenti e software scientifico, favorendo l’utilizzo di un comune approccio alla cura e alla gestione di dati di libero accesso. Il progetto è guidato dall’In2P3, l’Istituto nazionale francese di fisica nucleare e di fisica delle particelle del Cnrs, in un consorzio di 31 partner che includono 27 istituzioni Europee, organizzazioni pan-Europee e 2 Pmi.
«Per la prima volta, molte infrastrutture e laboratori europei operanti negli ambiti della fisica delle particelle e dell’astronomia hanno combinato le loro forze nel rendere i dati da loro raccolti interoperabili e aperti, impegnandosi a rendere la Eosc una realtà», dice il coordinatore del progetto, Giovanni Lamanna, direttore del laboratorio Lapp dell’In2P3. «Questo è un traguardo importante per la ricerca scientifica in Europa. Il nome Escape è stato scelto perché il nostro progetto vuole liberare i dati e la ricerca da qualunque confine».
I ricercatori dell’Istituto nazionale di astrofisica sono in prima linea in questa operazione, visto che i dati “liberati” riguarderanno i risultati delle ricerche che nei prossimi anni saranno svolte con le strumentazioni di prossima generazione in cima alla lista dell’European Strategy Forum on Research Infrastructures (Esfri), tra cui Ska, Cta e Elt, nei quali l’Istituto vanta partecipazioni di rilievo.
«L’astrofisica, e in particolare l’Inaf, ha una lunga tradizione legata all’open data grazie al Virtual Observatory e alla partecipazione all’Ivoa (International Virtual Observatory Alliance) sin dalla sua fondazione, nel 2001», ricorda Riccardo Smareglia, a capo dell’ufficio di Ict e Science Data Management dell’Inaf, che ha compiti di coordinamento nazionale e internazionale relativo a reti e strutture di calcolo e software di uso comune presso la comunità scientifica Inaf. «L’esperienza che l’astrofisica sta portando a progetti europei come Asterics 2 e ora Escape è essenziale affinché i dati scientifici, open e interoperabili, possano essere la base per uno sviluppo scientifico senza frontiere».
Il progetto Escape ha come base i successi di un precedente progetto cluster finanziato dall’Unione Europea, Asterics 2, che ha realizzato parte delle soluzioni fondamentali per la gestione dei dati e per il software, oltre a definire regole per l’interoperabilità e la pianificazione congiunta. Il finanziamento è stato effettuato all’interno del Programma Quadro Horizon 2020 dell’Unione Europea, il più grande programma di ricerca e innovazione mai realizzato, con quasi 80 miliardi di euro di finanziamento complessivo in un periodo di 7 anni.