Era il 20 novembre 1998 quando venne lanciato nello spazio il modulo russo Zarya, il primo tassello della Stazione spaziale internazionale (Iss). Oggi presso l’Agenzia spaziale italiana (Asi) si celebrano proprio i 20 anni di questa storica impresa umana e tecnologica, in preparazione della prossima missione di Luca Parmitano, il quale si è augurato che la Stazione «possa portarci ancora più lontano», aggiungendo che «è il più grande esempio di come sia possibile raggiungere un obiettivo importante al di là di qualsiasi ideologia».
«L’augurio è che possa portarci ancora più lontano», ha aggiunto AstroLuca dalla base di Baikonur, nel Kazakhstan, dove si sta addestrando come membro dell’equipaggio di riserva dei tre colleghi che partiranno il 3 dicembre. La Stazione spaziale, ha proseguito, «rappresenta un percorso che dal sogno mi ha portato al primo volo e che ora mi porta vicino al raggiungimento di un altro obiettivo importante, che è il comando della stazione orbitale».
Con le sue 400 tonnellate di peso, un volume abitabile di 1.200 m3 e un’area paragonabile a quella di un campo di caldo, la “casa degli astronauti nello spazio” è l’oggetto più complesso progettato a oggi. Perfetto esempio di collaborazione internazionale e frutto del lavoro di Stati Uniti (Nasa), Russia (Roscosmos), Giappone (Jaxa), Canada (Csa) ed Europa (Esa), la Iss non dà segni di cedimento e le operazioni dovrebbero continuare nominalmente almeno fino al 2028.
Sono stati necessari più di 50 voli con diversi vettori (Shuttle, Soyuz, etc.) per assemblare le numerose parti (più di 100) che compongono la Iss. Ricordiamo che nel 2011 l’Italia ha lanciato il suo modulo abitativo permanente Leonardo: la Iss è, infatti, per oltre il 50 per cento italiana, da alcuni dei moduli pressurizzati alla Cupola da cui gli astronauti si “affacciano” per fotografare la Terra. Si tratta di un grande laboratorio a 400 chilometri dalla superficie terrestre dove gli astronauti, per un massimo di sei per volta, hanno il compito di effettuare svariati esperimenti scientifici, dalla fisica alla chimica, passando per medicina, biologia e molti altri ambiti scientifici. Questi esperimenti hanno quasi sempre una ricaduta utile nella nostra vita quotidiana.
In questi anni la Stazione spaziale è stata visitata da 230 persone di 18 Paesi diversi – i primi furono i cosmonauti russi Jurij Pavlovič Gidzenko e Sergej Konstantinovič Krikalëv il 30 ottobre 2000 – e non è mai rimasta disabitata neanche un giorno. Gli italiani nella lista sono molti: Umberto Guidoni (il primo astronauta europeo sulla Iss), Roberto Vittori (il primo europeo a visitare due volte la Iss), Paolo Nespoli (salito tre volte sulla Iss), Samantha Cristoforetti (la prima donna italiana nello spazio e la seconda al mondo per tempo di permanenza in orbita).
E poi Parmitano, appunto, che con la missione Beyond, tornerà in orbita nel luglio 2019 per la seconda volta (dopo la missione Volare del 2013) diventando il primo italiano e il secondo europeo a salire sulla Stazione spaziale con il ruolo di comandante. L’astronauta dell’Esa e tenente colonnello pilota sperimentatore dell’Aeronautica militare sarà responsabile di 7 esperimenti italiani.
Durante la celebrazione dell’anniversario della Iss è intervenuto anche Piero Benvenuti, nominato dal Miur da qualche giorno commissario dell’Asi: «Mi propongo di garantire la continuità», ha detto.