La data esatta ancora non è decisa, ma il periodo sì: fra il 15 ottobre e il 14 novembre 2019. Una finestra di un mese, annunciata venerdì scorso dall’Agenzia spaziale europea, per il lancio della prima delle missioni di classe small del programma “Cosmic Vision 2015-2025”: Cheops, il misura-pianeti. Compito principale di questo piccolo telescopio spaziale non sarà infatti scoprire nuovi pianeti extrasolari, bensì misurare con precisione la taglia di quelli dei quali conosciamo solo la massa, così da poterne ricavare la densità – e dunque poter formulare ipotesi sulla loro struttura interna e sulla presenza di un’atmosfera.
«L’assegnazione di uno slot preciso non solo ci rende molto felici ma permetterà adesso, nei prossimi mesi, di raffinare il programma osservativo con grande dettaglio, specialmente per i primi mesi di osservazione del satellite», spiega a Media Inaf Isabella Pagano, ricercatrice all’Inaf di Catania, responsabile in Italia per Cheops e project manager del telescopio.
«Nel corso di quest’anno il telescopio che abbiamo disegnato, costruito e testato noi dell’Inaf assieme all’Asi e Leonardo», aggiunge Roberto Ragazzoni, direttore dell’Osservatorio astronomico dell’Inaf di Padova e instrument scientist del telescopio di Cheops, «è stato integrato sul satellite, che sta ultimando tutti i controlli previsti per affrontare finalmente la campagna di lancio».
Il lancio, gestito da Arianespace, avverrà con un razzo Soyuz dallo spazioporto europeo di Kourou, nella Guyana francese. Un lancio per due: a bordo del razzo, sarà presente, infatti, un secondo satellite, uno dei quattro della costellazione italiana Cosmo-SkyMed. I due “passeggeri” si separeranno poco dopo l’ascesa per “scendere” ciascuno alla propria orbita di lavoro: 620 km dalla Terra per Cosmo-SkyMed, 700 km per Cheops.
Una volta in orbita, a finire nel mirino di Cheops saranno, in particolare, stelle note per ospitare esopianeti con dimensioni comprese fra quella della Terra e quella di Nettuno. La stima precisa del diametro di ciascun pianeta avverrà sfruttando il metodo dei transiti: essendo rivolto a esopianeti già noti, Cheops saprà in anticipo quando stanno per passare davanti alla propria stella, e dunque li attenderà al varco, così da poterne calcolare le dimensioni misurando esattamente di quanto la luminosità della stella si riduce a causa del parziale oscuramento. Misure che si faranno via via più precise man mano che i transiti si ripeteranno, consentendo agli scienziati di stimare le dimensioni anche dei pianeti più piccoli – quelli, appunto, più simili alla Terra.
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