Mai provata la carbonara vegetariana? È in tutto e per tutto identica a quella classica. Tranne che per un ingrediente: al posto del guanciale (o della pancetta) ci sono le zucchine. Inorriditi? Be’, dipende dallo scopo. Se prevedete a cena commensali che non toccano carne, magari può essere una soluzione da considerare. O se vi accorgete all’ultimo, con la pasta già buttata, che la pancetta in frigo non c’è… Ecco, un team di biologi della Harvard University guidato da Jack Szostak (premio Nobel per la medicina nel 2009), impegnato da tempo nel tentativo di riprodurre l’Rna primordiale in laboratorio, si è ritrovato in una situazione simile: alcuni ingredienti della “ricetta classica” – per vari motivi – non andavano bene. Così hanno provato a sostituirne uno con un surrogato: l’inosina. E il risultato sembra assai interessante. Soprattutto per chi – come gli astrobiologi – è in cerca di condizioni primordiali promettenti in mondi diversi dal nostro.
La molecola oggi più gettonata per rivestire il ruolo di “madre della vita” è l’Rna, l’acido ribonucleico. Di conseguenza, fra le tracce spettroscopiche che si vanno a cercare per trovare segni di vita al di là della Terra ci sono anche quelle lasciate dai nucleotidi che lo formano: adenina (A), citosina (C), guanina (G) e uracile (U). O meglio: dei loro precursori. Come per esempio il cianoacetilene, precursore della citosina del quale sono state rilevate tracce nella nube di Orione (in uno studio del 2017 guidato da un ricercatore dell’Inaf di Arcetri, Francesco Fontani).
E come sta andando questa caccia a precursori “extraterrestri” dei nucleotidi dell’Rna? Così così. Ma non solo tra le stelle. Persino in laboratorio ci sono notevoli difficoltà a ricreare l’intera catena che porta alla sintesi dei quattro nucleotidi. Se per due di essi – le due pirimidine: uracile e citosina – si sono fatti importanti passi avanti, mentre i due restanti – le due purine: adenina e guanina – sono più sfuggenti.
Ora però uno studio pubblicato su Pnas suggerisce che, per “cucinare” la versione primordiale dell’Rna, almeno della guanina forse possiamo farne a meno. Come? Sostituendola con un surrogato: l’inosina, appunto. Una molecola presente in tutte le nostre cellule, specialmente nel tRna. Impiegata in laboratorio al posto della guanina (o meglio, della guanosina), l’inosina ha dato origine a una versione di Rna diversa da quella “classica” ma comunque in grado di replicarsi a velocità elevata e con pochi errori. Insomma, potenzialmente adatta allo sviluppo della vita.
«I nostri risultati suggeriscono che le prime forme di vita – con basi nucleiche A, U, C e I – potrebbero essere nate da un insieme diverso rispetto a quello che troviamo nella vita moderna – quella con A, U, C e G», spiega il primo autore dello studio, Seohyun Kim, dottorando a Harvard. «Ciò che proponiamo è dunque che l’inosina possa essere servita come surrogato della guanosina all’emergere della vita primordiale».
Se così è, gli astrobiologi hanno ora una molecola in più da aggiungere alla loro lista di ricercati speciali.
Per saperne di più:
- Leggi sui Proceedings of the National Academy of Sciences l’articolo “Inosine, but none of the 8-oxo-purines, is a plausible component of a primordial version of RNA“, di Seohyun Chris Kim, Derek K. O’Flaherty, Lijun Zhou, Victor S. Lelyveld e Jack W. Szostak