Non capita a tutti di fare una grande scoperta durante la tesi di dottorato, regalando, di fatto, il Premio Nobel al relatore della tesi. In verità, Jocelyn Bell Burnell ha fatto molto di più. Accettando con eleganza l’esclusione dal premio più ambito, ha dato un grande esempio di stile, diventando un personaggio carismatico. Sforzandosi di trovare un equilibrio tra la carriera e le esigenze familiari, è riuscita ad arrivare alla presidenza della prestigiosa Royal Astronomical Society e dello Institute of Physics. Adesso, a cinquant’anni dalla pubblicazione del articolo che annunciava la scoperta delle stelle di neutroni pulsanti (pulsar), il suo contributo all’astrofisica viene riconosciuto con il premio Breakthrough per la fisica fondamentale. Si tratta del più “ricco” premio nel mondo scientifico, equivalente al doppio del premio Nobel, che l’imperturbabile Jocelyn Bell Burnell ha interamente donato per facilitare l’accesso delle ragazze, dei membri delle minoranze e dei rifugiati alle carriere scientifiche.
La storia inizia nel 1967 a Cambridge, dove era entrato in funzione un nuovo tipo di radiotelescopio capace di rivelare variazioni molto rapide nell’intensità del flusso di una radiosorgente. Responsabile delle operazioni e dell’analisi dei dati era Jocelyn Bell, una studentessa che stava facendo il dottorato con il professor Antony Hewish. Il radiotelescopio, immobile, vedeva il cielo che gli passava sopra mentre un pennino (simile a quello di un sismografo) registrava su una striscia di carta l’intensità del flusso radio misurato, producendo 30 metri di dati ogni giorno. Jocelyn doveva analizzare questa striscia di carta, perché l’occhio umano è uno strumento potentissimo per riconoscere segnali di diversa natura.
Ben presto Jocelyn selezionava a prima vista le variazioni delle sorgenti radio dai segnali spuri. Dopo qualche settimana, però, si rese conto che ogni tanto il telescopio captava, sempre dalla stessa regione di cielo, un segnale che non riusciva a catalogare. Ne parlò ad Hewish ed insieme decisero di esaminare più da vicino l’intruso facendo scorrere più velocemente la carta, in modo da ottenere un registrazione del segnale a maggior risoluzione. Non fu facile, ma, nel novembre 1967, vide chiaramente che si trattava di una serie di impulsi che si susseguivano ogni 1,3 secondi, qualcosa di assolutamente nuovo. Chiamò Hewish, che le disse che doveva essere un’interferenza causata dal motore di un’auto. Ma, il giorno dopo, i segnali ricomparvero esattamente allo stesso tempo siderale, a riprova che erano di origine celeste e non umana. Mentre Hewish e Bell si chiedevano cosa potesse produrre questi segnali così regolari, John Pilkington sfruttò la peculiarità della propagazione del segnale radio nel mezzo interstellare per riuscire a misurare la distanza dell’emettitore periodico: 1000 anni luce.
Avevano forse scoperto una civiltà extraterrestre? Mentre pensavano come e a chi comunicare una scoperta così rivoluzionaria, Jocelyn trovò, in una diversa parte del cielo, un’altra sorgente pulsante con periodo di 1,2 secondi. Poi ne scovò altre due. Fu la fine della civiltà extraterrestre ma l’inizio di un nuovo capitolo della ricerca astronomica. Era tempo di pubblicare la scoperta. L’articolo intitolato “Observation of a Rapidly Pulsating Radio Source” apparve sulla rivista Nature il 9 febbraio 1968 a firma di Hewish, Bell, Pilkington e altri due membri del gruppo. Per questa scoperta Antony Hewish verrà insignito, nel 1974, del premio Nobel per la Fisica insieme a Sir Martin Ryle, il fondatore della radioastronomia in Inghilterra. Jocelyn, che nel frattempo aveva abbandonato lo studio delle pulsars, non venne considerata. Lei si era sposata e cercava di adattarsi alle esigenze del marito e del figlio con frequenti spostamenti da una università all’altra.
Nominata Dame dalla Regina, con saggezza ha usato la sua notorietà per battersi contro la discriminazione di genere nella scienza ed ora, con generosità, dona una somma importante per questa grande causa.
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